Descrizione |
Negli anni Sessanta gli studi biblioteconomici tedeschi hanno posto sullo stesso piano manoscritti di età medievale e moderna (come il numero speciale della «Zeitschrift für Bibliothekswesen und Bibliographie» del 1963 e una miscellanea del 1968 sulla valorizzazione delle raccolte di codici autografi, e quindi anche di quelli recenziori, curata dalla Deutsche Staatsbibliothek di Berlino), e la riflessione su tipologie manoscritte dei secoli a noi più prossimi come autografi, carteggi, manoscritti di lavoro, carte personali, ha portato all'adozione del concetto di «Nachlass», basato sullo storico principio di provenienza, che negli ultimi anni si è arricchito fino ad approdare alla definizione fissata nel codice catalografico di «Somma di tutti i materiali (manoscritti, carte di lavoro, corrispondenza, documenti, miscellanee) prodotti dal loro autore». In Italia l'attenzione per il manoscritto moderno comincia solo dagli anni '80 del secolo XX, in seguito al problema del trattamento dei cosiddetti «fondi speciali» (come il fondo manoscritti di autori contemporanei istituito presso l'Università di Pavia per iniziativa di Maria Corti nel 1969, l'Archivio contemporaneo «Alessandro Bonsanti» del Gabinetto Viesseux del 1975). L'A. si sofferma, dunque, sul problema dei «Nachlässe», ponendo la questione della loro natura instrinseca, se biblioteca o archivio, sulla creazione di adeguate metodologie descrittive che tengano conto anche dei problemi di informatizzazione, che presuppongono una cooperazione tra le agenzie nazionali titolari dell'elaborazione dei codici descrittivi e l'integrabilità degli archivi di dati prodotti da biblioteche, archivi e musei. In appendice la struttura dell'archivio Roberto Ardigò conservato alla Biblioteca Universitaria di Padova e quella parziale relativa all'archivio Alberto Cavalletto conservato presso la Biblioteca Civica di Padova. |