Descrizione |
In riferimento alla situazione dell'epoca in cui il saggio è apparso per la prima volta, in Storia della Sicilia e tradizione agiografica nella tarda antichità. Atti del convegno di Studi (Catania, 20-22 maggio 1986) Soveria Mannelli 1988 pp. 13-23 (cfr. MEL XII 3512), l'A. esprime alcune considerazioni sulla precarietà come condizione esistenziale, sull'incombere di catastrofi nucleari sfuggite al controllo umano e dunque sull'impossibilità di costruire un progetto storico per il presente e per il futuro. Ancor maggiori risultano le difficoltà di relazionarsi alla storiografia dell'agiografia, soprattutto per la peculiarità di costituire intorno a un nucleo di fatti accertabili, un apparato, in parte topico, di leggende, per costituire una narrazione in larga parte mitica; è del resto quanto accade anche in epoca moderna e contemporanea, sia dentro il genere letterario, ad esempio per Teresa di Lisieux, sia fuori, in canonizzazioni laiche, come nel caso di Enrico Berlinguer. La validità narrativa, anche per i lettori nel medioevo, non risiedeva tanto nella veridicità, ma nella validità sotto il profilo della pedagogia o della propaganda: insomma un paradigma di perfezione, da esprimere con un mezzo dalle specifiche caratteristiche comunicative. Anche l'Umanesimo, che aveva portato nello studio dei testi una più acuta razionalità e documentabilità, a partire dallo studio dei segmenti verbali, nelle loro forme e significati, suscitò alcuni cambiamenti, ma non cancellò la scrittura di cose sante. Un tentativo del genere risale piuttosto alla Riforma protestante, alla quale la chiesa tridentina rispose con l'ecclesiologia, una teologia, cioè, fondata su se stessa, con un doppio corollario di conseguenze: l'impresa dei Bollandisti rimase un fatto elitario e intellettuale; le vite dei santi assunsero caratteri sempre più devozionali, sentimentali, oleografici. Un costante ruolo di spicco hanno sempre avuto, in questi racconti, i miracoli, per l'importanza dell'immaginario, insieme ai dati reali, che hanno spesso indotto gli studiosi a vagliarli, nella ricerca di fonti attendibili. In realtà si tratta di componimenti nati per capire la dialettica fra il potere, la società e la mentalità corrente del loro tempo. Delle immagini impiegate, che trovano personificazione nel vir Dei, è possibile fare oggetto di studio scientifico, anche quando sulle loro creazioni siano stati forti i condizionamenti politici: esiste infatti, tra emittente e fruitore, una zona di consenso che permette di dare voce al modello da trasmettere. L'obiezione al fare una storia della santità, dimensione troppo intima o, all'opposto, gravata da stereotipi, incontra una smentita soprattutto di metodo, dal momento che l'indagine non riguarda la veridicità dei racconti, ma il loro linguaggio. Nella conclusione, circa la produzione agiografica in Sicilia, il saggio ricorda che al venir meno delle persecuzioni tardo antiche contro i cristiani, mentre tra IV e VI secolo dominavano i modelli di santi vescovi o monaci, sull'isola, per influsso del vicino ambiente africano e agostiniano, incalzato dai Vandali, i vecchi schemi martiriali ebbero ampia prosecuzione. |