Descrizione |
Alla fine del V sec. Costanzo da Lione, nella Vita di Germano di Auxerre, introduce un'importante novità agiografica con il rovesciamento dello schema che, secondo il paradigma biografico di Martino di Tours, abbina al primitivo (e preminente) aspetto monastico il ruolo di vescovo con tutte le incombenze e le sollecitudini annesse, ma volentieri accettate dal santo autissiodorense, impegnato per il resto nell'apostolato antipelagiano e nel contrasto non violento delle invasioni barbariche. Da questi eventi storici dipende in larga parte la differenza rispetto alla cristianità d'Oriente, che l'impero di eredità costantiniana comprendeva in un totalitarismo anche religioso, tale da non escludere neanche il monachesimo: esperienza basata, al contrario, sulla separazione. Dove invece, col tempo, venne a mancare la principale istituzione politica universalistica, si impose agli uomini di chiesa la responsabilità, ma più spesso l'ineludibilità, se non addirittura la necessità di partecipare alla vita activa. Si tratta insomma di affiancare al tradizionale tema monastico dell'ascesi per la contemplatio, un intervento che abbia come scopo la conversio attraverso lo strumento della parola, anzitutto in forma di profezia, ma anche con la pratica di miracoli ed esorcismi. Una doppia istanza escatologica, intrinseca fin dalle origini al monachesimo, percorre le agiografie all'inizio del VI secolo: innanzitutto la mistica, in quanto trasformazione che, per opera dello Spirito Santo, trova riscontro anche nei più concreti aspetti ascetici relativi al corpo (la verginità, il digiuno, il silenzio, la preghiera assidua, la solitudine: tratti del regno già presente e ancora in fieri); in secondo luogo la pienezza che la storia prepara e manifesta a seguito di una guida, un potere sacro che, al venire meno dell'impero, i vescovi supplirono, spesso in contrasto con i nuovi sovrani romano-barbarici, prima della rifondazione imperiale con Carlo Magno. I caratteri della prima istanza emergono nelle Vitae patrum Iurensium, del 520, in particolare nella figura di Eugendo, che al contrario dei due predecessori, Romano e Lupicino, ancora compresi nel modello orientale, appare come un mistico visionario. Il secondo ambito è invece evidente in due biografie coeve o quasi: il racconto su Severino del Norico, che interviene contro i Germani con le sole armi della predicazione, della preghiera e dell'annuncio profetico di un Dio dall'aspetto minaccioso, vendicativo, ancora veterotestamentario; la narrazione inoltre di Ferrando sulla vita di Fulgenzio da Ruspe che vive in una doppia polarità, fra persecuzione vandalica e impegno per la conversione di re Trasamundo e del suo popolo ariano. Ed è in particolare alla seconda istanza escatologica che fa capo la peculiarità di molte agiografie risalenti al VI secolo: le vite di Bibiano di Saintes, Nicezio di Lione e soprattutto Cesario di Arles, vescovo ed esorcista, impongono la profezia al centro delle rispettive vicende, spesso culminanti con l'identificazione fra il santo e la località da lui presidiata e guidata. La specifica valenza profetica degli interventi non si riferisce solo alle premonizioni o all'intus legere cuori o eventi altrimenti sconosciuti; piuttosto è la perentoria proclamazione, rivolta al presente, del Cristo venuto in funzione della futura parousia. Questo è il particolare più rilevante nella biografia di Genoveffa di Parigi, pur contestata dai suoi concittadini per l'invito a rimanere in città nonostante l'imminenza del pericolo unno. Arricchiscono inoltre la sua personalità la pietà e la sollecitudine dimostrate nei numerosi miracoli compiuti. Del resto ciascun santo ha le proprie connotazioni personali: fra i 70 personaggi descritti da Gregorio Magno nei Dialogi spicca Benedetto da Norcia, anch'egli, nonostante la presentazione di archimandrita sul modello di Antonio abate, trova il suo aspetto culminante nella profezia: tema esplorato, sotto il profilo teorico, anche dalle Homiliae in Iezechielem, che sostengono la continuazione del ruolo esercitato dai profeti biblici nei predicatori coevi. Questi ultimi poi sarebbero ravvisabili, secondo un altro (problematico) testo gregoriano, il commento al libro dei Re, nei vescovi dell'alto medioevo. In quest'epoca infatti il santo è un uomo eterodiretto: manifestazione di un Dio come potenza da esercitare, in terra, con la taumaturgia a favore degli onesti, mai dei reprobi. A questi in particolare non spettano benefici, pietà e perfino intercessione, per effetto della specularità ai preminenti valori ideologici e religiosi (l'ethnos e il credo ariano) dei Germani da convertire anche con l'opposizione di argomenti funzionali a trovare con loro una sintonia. Rientra in un quadro del genere anche l'angelo-demonologia: analisi di realtà antecedenti la creazione, invisa ad ambedue le intelligenze celesti, per la contrarietà diretta rispettivamente al propagarsi di Dio nel nulla e dell'umanità nell'assoluto. Si tratta comunque di esseri, soprattutto i demòni, capaci di impossessarsi dei corpi [a questo proposito giova ricordare che la prima sede per la pubblicazione dello studio è stata il volume Santi e demoni nell'Alto Medioevo occidentale (secoli V-XI). 7-13 aprile 1988 Spoleto (Perugia) 1989 pp. 261-83; cfr. MEL XII 3514]; mai tuttavia, a seguito del triplice rifiuto opposto da Cristo alle tentazioni diaboliche nel deserto, si riscontrano nelle agiografie casi di patti che implichino la vendizione dell'anima. In ogni modo per queste entità è d'obbligo l'obbedienza a Dio, in cielo, e all'espressione della sua potenza sulla terra: il santo appunto, che tale resta, con questi caratteri specifici, nei racconti fino a tutto il secolo VIII. |
Argomenti |
Agiografia Antonius in Thebaide abbas n. 250 ca., m. 17-1-356, Vitae, miracula, passiones, translationes et alia hagiographica Benedictus Casinensis abbas m. 543, Vitae, miracula, passiones, translationes et alia hagiographica Bibianus seu Vivianus Santonensis episcopus saec. V, Vitae, miracula, passiones, translationes et alia hagiographica Caesarius Arelatensis episcopus n. 470 ca., m. 27-8-542, Vitae, miracula, passiones, translationes et alia hagiographica Dialogorum libri IV Eugendus Iurensis abb., Vitae, miracula, passiones, translationes et alia hagiographica Expositio in primum librum Regum (?) Fulgentius Ruspensis episcopus n. 467 ca., m. 1-1-532, Vitae, miracula, passiones, translationes et alia hagiographica Genovefa Parisiensis virgo, Vitae, miracula, passiones, translationes et alia hagiographica Germanus Autisiodorensis episcopus n. 378 ca., m. 31-7-448, Vitae, miracula, passiones, translationes et alia hagiographica Homiliae in Hiezechihelem In librum primum Regum expositionum libri VI (?) Iurenses Patres, Vitae, miracula, passiones, translationes et alia hagiographica Lupicinus Iurensis abb., Vitae, miracula, passiones, translationes et alia hagiographica Martinus Turonensis episcopus, Vitae, miracula, passiones, translationes et alia hagiographica Nicetius Lugdunensis ep., Vitae, miracula, passiones, translationes et alia hagiographica Romanus Iurensis abbas n. 390, m. 463, Vitae, miracula, passiones, translationes et alia hagiographica Severinus in Norico Ripensi presb., Vitae, miracula, passiones, translationes et alia hagiographica Vita Germani episcopi Autissiodorensis Vita beati Fulgentii pontificis (Omnis novi testamenti fidelissimus dispensator... B. igitur et vere Fulgentius nobili secundum carnem genere... ) |