Descrizione |
Il saggio è stato pubblicato per la prima volta in Santità e società civile nel medioevo. Esperienze storiche della santità agostiniana Tolentino 2005 pp. 13-7 (cfr. MEL XXVIII 11154). Contemplatio, esperienza di ascesi e abnegazione, è la parola chiave per comprendere i modelli di santità dopo le grandi persecuzioni tardo-antiche contro i cristiani, quando l'Impero divenuto cristiano ridusse la chiesa a mera e organica funzione sacra, con la conseguenza di suscitare la nascita del monachesimo, forma di esistenza basata sulla rinuncia a patria, beni e sesso, per dedicarsi solo a Dio. Si tratta della maniera ideale, ma anche storica e visibile della perfezione, secondo varie regole (almeno fino all'VIII sec.: con Carlo Magno in base solo alla Regula Benedicti e ai suoi adattamenti tra secoli XI e XII). Da un orizzonte del genere rimane fuori la devozione ai sacramenti, in particolare l'eucaristia, ma soprattutto l'impegno per l'evangelizzazione; che invece risultò presto essenziale in Occidente, date le frequenti conversioni solo superficiali e l'incalzare di pagani o popoli germanici eretici (oltre alla minaccia araba, dal VII secolo). Nella debolezza delle città, abbandonate a se stesse durante le invasioni barbariche, nel disgregarsi di ogni struttura politico-sociale, prima che si costituisse un nuovo ordine storico, sorse il paradigma del vescovo, che infatti Gregorio Magno ravvisò nel ruolo del praedicator. Fu poi la riforma gregoriana che strappò al potere politico le prerogative ecclesiastiche (formulare nomine; stabilire l'ortodossia della dottrina) per creare un'istituzione autonoma e indipendente da ogni ingerenza esterna: in questo contesto nacque un nuovo tipo di santo: il pontefice, circondato dai cardinali, a capo di una rigida gerarchia. In quest'epoca il monachesimo giunse all'apice della crisi, per quanto la sua vicenda storica tocchi il culmine della spiritualità con l'interpretazione del rapporto Dio-uomo come una relazione d'amore sponsale (nelle opere di Bernardo di Chiaravalle e Guglielmo di Saint-Thierry, che parla del Dio segreto attingibile da chiunque nei penetrali del proprio cuore): concetti comunque inarrivabili da parte del popolo, che comprende meglio la promessa, nel sacrificio eucaristico, di vita eterna, in accordo con la spiccata valenza escatologica presente nella teologia di età gregoriana, attenta a valorizzare l'incarnazione del Verbo e, per converso, l'entrata dell'uomo in Dio. Restarono però, nei secoli XI e XII, i problemi relativi alla corruzione dei chierici: simonia, clerogamia e concubinato dei preti sollevarono movimenti pauperistici estremi, presto degenerati nell'eresia da parte di predicatori itineranti, che spesso andarono oltre la semplice critica anticlericale; spiccano, in un simile panorama eterodosso, i catari che considerano un male tutta la realtà fisica, come tale da evitare, nel sesso come in tutta la vita quotidiana (ad esempio cibarsi di carne) quanto nella dottrina (rifiuto di incarnazione ed eucarestia) e della stessa struttura ecclesiastica. Dopo la crociata, promossa tra 1209-1213, in Provenza, soprattutto dai Cisterciensi. In questo contesto duecentesco hanno origine tre ordini mendicanti: i Predicatori che, sull'esempio di Domenico di Guzmán, e altri canonici spagnoli di Sant'Agostino, fanno capo all'approvazione, ricevuta nel 1216 da Innocenzo III, a svolgere l'attività fino ad allora prerogativa di abati e vescovi, per la conversione del prossimo, con un impegno che, oltre all'assiduo studio scritturale, richiede itineranza, quindi povertà e necessità di sostenersi con la generosità delle genti incontrate, ovvero le stesse modalità proprie della predicazione eretica, nel rispetto però di cariche e ortodossia (soprattutto incarnazione ed eucaristia); i Minori, seguaci di Francesco d'Assisi e le sue regole (la prima, non scritta, nel 1206; la seconda del 1221 non bollata, l'ultima del 1223) che prevedono anche una consistente presenza laicale, la povertà, l'apostolato e perfino la vocazione martiriale, ma soprattutto l'adesione a un nuovo tipo di santità: non più la contemplazione, ma l'imitazione di Cristo (un avvicinamento, per mezzo dello Spirito Santo, a Dio nella dimensione umana, pertanto debole e sofferente, rivelata da Gesù Cristo, come indica il culto francescano per la natività e, in particolare, la crocifissione, sublimata nella mistica delle stimmate); gli Agostiniani, nati con due iniziative, del 1244 e del 1256, da parte della Curia romana, per coinvolgere la tradizione, se non monastica, almeno eremitica alla sollecitudine verso il prossimo, in modo da ricondurre, con l'impegno intellettuale, la preghiera e i sermoni, l'intero gregge dei fedeli all'unico modello fondato sull'imitatio Christi, contro ogni tentazione gnostica millenaristica (diffusa in verità anche in altre famiglie monastiche). Si tratta di tre declinazioni diverse, rispettivamente canonicale, laica ed eremitica dello stesso modello di santità. La forza del nuovo paradigma risiede nella sua valenza mistica, precipua eredità spirituale di alcune donne come Angela da Foligno, capace di comprendere che la perfezione non è nella povertà, nell'eremo o nello studio, ma in un completo abbandono a Dio. |