Descrizione |
Lavoro già edito in due occasioni distinte: nella miscellanea «In vice Iohannis primi abbatis». Saggi e contributi per il Millenario gualbertiano in onore del Rev.mo don Lorenzo Russo in occasione del XXV anniversario di ministero abbaziale Vallombrosa (Firenze) 2002 pp. 9-16 (cfr. MEL XXVII 2576); nella raccolta Dalle abbazie, l'Europa. I nuovi germogli del seme benedettino nel passaggio tra primo e secondo millennio (secc. X-XII). Atti del Convegno di studi. Badia a Settimo, 22-24 aprile 1999 Firenze 2006 pp. 103-8 (cfr. MEL XXX 2790). La figura di Giovanni Gualberto rientra nella crisi che colse, al termine dell'altomedioevo, la chiesa d'Occidente, per la difficoltà di riproporre un modello, appartenente al passato, di riferimento al monachesimo, non tanto per la costruzione gerarchica, quanto soprattutto per la teologia della santità. Anche la fondazione di Vallombrosa, tra 1036-1037, ha origine dal doppio rifiuto del monachesimo benedettino corrotto e dell'eremitismo camaldolese, nel nome del ritorno all'originaria purezza cenobitica prescritta dalla Regula Benedicti. L'originalità, nella proposta del santo, consiste soprattutto nella predicazione, rivolta non tanto al popolo, quanto al clero criticato e invitato alla conversione dai vizi connessi al sesso e al denaro. Questa denuncia ha una tale perentorietà da implicare il rischio della vita: è infatti al martirio che fanno capo i due episodi delle agiografie. Il primo è lo «sciopero liturgico», cioè il rifiuto, da parte dei laici fiorentini, appoggiati dai Vallombrosani, di ricevere sacramenti da preti indegni, con la conseguenza dell'aggressione militare al cenobio cittadino di San Salvi, allora appartenente all'Ordine. Il secondo momento è la famosa prova del fuoco che nel 1068, presso l'abbazia di San Salvatore a Settimo, il monaco e discepolo gualbertiano Pietro, detto poi Igneo, superò per dimostrare la simonia di Pietro Mezzabarba, vescovo di Firenze. Sono entrambi casi di sacrificio estremo, compiuto (o evitato per miracolo) tra i cristiani. La novità del messaggio agiografico risalta dal confronto con alcune figure celebri presenti nelle stesse biografie: Pier Damiani, affatto contrario, per adesione alle vecchie strutture politico-ecclesiastiche, alle iniziative di Giovanni Gualberto e dei suoi seguaci; Ildebrando di Soana, futuro Gregorio VII, fautore e difensore della congregazione. A seguito di un diverso concetto di Dio, visto dopo il Mille non più nella trascendenza, ma nell'aspetto umano del Cristo, verbo incarnato, generato da una donna e morto in croce, anche la chiesa perde i suoi connotati metastorici, per divenire un concreto istituto terreno (pur con un orizzonte escatologico). La guida per i cristiani nel mondo e nel secolo, prerogative da sempre del potere politico, costituisce il principale argomento di rivendicazione per la libertas ecclesiae. Anche se al fondatore di Vallombrosa questo progetto non era almeno del tutto chiaro, la sua figura rappresenta, in ambito monastico, il momento più alto della consapevolezza circa l'urgenza e l'importanza che all'epoca avevano simili istanze riformiste. |
Argomenti |
Badia a Settimo (Firenze), Vallombrosani Firenze, Vallombrosani Gregorius VII papa n. 1025/1030, m. 25-5-1085 Iohannes Gualberti, congr. Vallisumbrosae fundator n. ca. 995, m. 12-7-1073, Vitae, miracula, passiones, translationes et alia hagiographica Petrus Albanensis cardinalis episcopus v. 1068, m. post 1089 Petrus Damiani n. 1007, m. 22/23-2-1072 Regula Vallombrosa (Firenze), Vallombrosani |