Descrizione |
La vicenda di Becket e il suo re con il suo tragico finale (argomento infatti del celebre dramma di T.S. Eliot, Murder in the Cathedral) costituisce per più motivi un crocevia nel cammino dell'Occidente. Si tratta innanzitutto di una tappa nell'ininterrotta storia del martirio che fa capo a Cristo e oltrepassa i primi secoli (almeno fino al IV) della chiesa, per costituire una vocazione onnipresente, una disposizione anche solo spirituale, non per forza concreta, ma soprattutto un segno profetico, portatore cioè di un messaggio rivolto a una ben determinata contingenza storica. La morte dell'arcivescovo cantuariense, primo martire ucciso intra christianos, costituisce inoltre il culmine della riforma gregoriana: il movimento iniziato oltre un secolo prima per affermare la libertà della chiesa come corpo dotato di esteriore visibilità, distinta da ogni altra istituzione terrena, data la sua natura escatologica, dunque irriducibile al potere secolare che invece, dall'età di Costantino e in seguito alla restaurazione imperiale carolingia aveva assunto prerogative e forme sacre. La realtà inglese, soprattutto dopo la conquista normanna e con la dinastia angioina plantageneta, aveva conosciuto numerosi esempi di una simile condotta politica, fino a Enrico II, che aveva deciso l'ascesa di Tommaso, ex imprenditore commerciale, quindi arcidiacono di Canterbury, a cancelliere nel 1154, e poi, dal 1162, primate: dunque, dopo il sovrano, l'uomo più potente di Inghilterra. Fu nel corso degli anni Sessanta che si consumò la frattura tra i due personaggi, un tempo amici, intorno all'autonomia del clero rispetto al potere politico, finché nel 1164, dopo la condanna per disobbedienza feudale e vilipendio regio, il prelato fu costretto alla fuga. I sei anni di esilio in Francia gli servirono a riflettere sulla sua posizione per assumerne quella ben determinata consapevolezza che è sempre presente davanti al sacrificio estremo (anche non cristiano). La decisione di tornare in patria, sulla propria cattedra, consiste nella scelta di affrontare con fermezza il proprio destino, che si compì con l'uccisione avvenuta il 29 dicembre 1170. La sua figura, pur senza presentare spiccate novità giuridiche, teologiche, ideologiche, attinge piuttosto al ruolo, proclamato da una lunga tradizione facente capo a Gregorio Magno, del vescovo come corrispettivo dell'antico profeta biblico, soprattutto di fronte al re che diviene tiranno, quale sarebbe apparso, dopo l'assassinio di Canterbury, ogni potere temporale di ispirazione costantiniana. Nel percorso per la conquista della libertas ecclesiae è questo il punto più alto, connotato dalla scelta estrema. Perché questo messaggio non si disperdesse, con la conseguenza di ridurre il poderoso fenomeno storico a un mero conflitto tra poteri, occorreva piuttosto il compimento di un'autentica vita cristiana, non separata, ma calata del tutto nella realtà del tempo: è dunque per questo che il suo erede più vero è Francesco d'Assisi, che pose a fondamento della sua esperienza un orizzonte escatologico: l'assunzione nella storia (il «già») del «non ancora», secondo una soluzione più mistica, che profetica, con una divaricazione che attraversa i secoli, per esaurirsi solo nel Novecento. La frattura si ricompose infatti con i nuovi martiri contemporanei, che per proporzioni di quantità ricordano le stragi dell'età antica. Appare, in simili circostanze, una nuova dimensione, rovesciata, del rapporto tra storia ed attesa degli ultimi tempi, per la priorità della prima che addita la seconda nelle lotte per la giustizia e la libertà dei contadini nelle regioni centroamericane di San Salvador. Il saggio infatti si chiude con il ricordo, e l'interpretazione in questo senso, dell'assassinio, avvenuto anch'esso in una chiesa, di monsignor Oscar Romero. Lo studio è già apparso in Martiri. Giudizio e dono per la Chiesa Torino 1981, pp. 29-50, e, con il titolo Tommaso Becket: il martirio fra cristiani, nella raccolta di lavori personali dell'A. Medioevo latino. La cultura dell'Europa cristiana Firenze 2004 pp. 547-63 (cfr. MEL XXVI 4508). |