Descrizione |
Per comprendere la complessa figura di Bernardo di Chiaravalle, monaco, abate e uomo dai molteplici aspetti, non sempre luminosi, come la tristitia, l'iracundia, la praecipitatio e più che altro l'impatientia, poco consona alla sua condizione di religioso, è necessario fare riferimento alla situazione della storia all'indomani della celebre riforma gregoriana: il movimento che, dopo aver guadagnato la libertà alla chiesa, divenuta un corpo non più soltanto spirituale, ma anche storico al pari dello stato, limitato alla dimensione della laicità, aveva ormai esaurito la sua spinta propulsiva per ridursi a un mero conflitto tra autorità secolare e potere ecclesiastico. In questo ambito entra in una profonda crisi anche il monachesimo, sfruttato in certi casi da papa Gregorio VII per le sue istanze innovatrici, con la conseguenza di accentuare l'esigenza di un rinnovamento interno, con il recupero di pauperismo ed eremitismo. La proposta bernardina consiste invece nel ribadire la vita del chiostro come radice di un'autentica esperienza cristiana, per quanto fosse chiara la necessità di un attivo impegno politico. In questa direzione è spiegabile l'atteggiamento ostile nei confronti dell'avanguardia intellettuale, rappresentata all'epoca da Abelardo e Gilberto Porretano, capaci di attingere alla tradizione filosofica e logica pagana per allestire una riflessione su Dio, visto sempre più nella sua unicità trascendente, anziché nell'essere trino. Alla critica, espressa con piena cognizione dai principali teologi monastici, come Guglielmo di St.-Thierry, aderì anche il santo cisterciense, per quanto l'affinità, per origine sociale e formazione culturale, agli avversari, su questo piano, fosse maggiore di quanto di regola si creda e affermi. La grandezza del Clarevallense consiste piuttosto nella mistica: la sua esperienza divina interiore, espressa con il linguaggio dell'eros, il più immediato e consono a questo genere di contatto con Dio. Si tratta dunque di un passo fondamentale nel cammino della spiritualità in Occidente, non solo per il XII secolo o, per le mistiche fiamminghe o renane di due secoli più tardi, ma anche per l'attualità post-cristiana, confusa da una razionalità incapace di controllare i disastri dell'ingegneria nuclare di fine XX secolo, quando il saggio è uscito per la prima volta in Bernard de Clairvaux. Histoire, mentalité, spiritualité. Colloque de Lyon-Cîteaux-Dijon Paris 1992 pp. 703-10 (cfr. MEL X 527). |