Descrizione |
Studio, pubblicato per la prima volta in Scrittrici mistiche italiane Genova 1988 pp. 43-57, sulla santità femminile, vissuta sovente in dialettica storica o metastorica con personaggi maschili. I modelli, cioè le immagini che esprimono la mutua trasformazione di Dio nell'essere umano, e viceversa per immedesimazione a Gesù Cristo, sono attingibili, per l'età più antica, alle narrazioni agiografiche scritte talvolta da autrici come Baudonivia, nel sec. VII, per la regina Radegonda. Non sempre si tratta di badesse che, come in questo caso, possono avere avuto una spiccata incidenza sociale. Emergono invece, nella storia di simili paradigmi, soprattutto dopo il Mille (quando si moltiplicano i racconti di scrittrici su sante) figure affatto eterogenee come Matilde di Tuscia, potente contessa che, con Gregorio VII, esprime le istanze del rinnovamento per la libertà e visibilità della chiesa come istituzione autonoma e contrapposta, se non superiore all'impero, non senza una spiccata attenzione alla spiritualità e, non a caso, alla devozione eucaristica per il Cristo colto sotto la specie corporea del pane consacrato durante la messa. Se in quest'epoca esiste una costante, è il carisma della profezia che, secondo Gregorio Magno, era prerogativa specifica, insieme alla predicazione, del vescovo. A una simile vocazione è riconducibile Ildegarde di Bingen, che rientra comunque nel gruppo delle autrici nord-europee capaci di una scrittura non raffinatissima, ma autentica nel riportare le proprie esperienze interiori, nel chiostro o, con il procedere dei secoli dall'XI al XIV, nella dimensione laica o quasi delle beghine. Ma in questo ambito cronologico la figura di maggiore rilievo è Francesco d'Assisi; più che i membri dell'ordine minorita, furono le contemplative italiane due- trecentesche a interpretarne il messaggio: la laicità, intesa non come renitenza alle gerarchie clericali, ma come rinuncia a ogni tipo di mediazione in una mistica per lo più tricotomica, distinta cioè nei tre aspetti della pienezza erotica, del suo contrario, ovvero l'annichilimento della morte e della croce, seguita però dalla resurrezione, momento finale che trascende entrambi gli altri. A questa specifica matrice mendicante, che del veteromonachesimo conserva comunque l'idea di ascesi, sebbene sottesa non più alla contemplatio, ma all'imitatio Dei, fanno capo Chiara d'Assisi, la sua omonima da Montefalco, Angela da Foligno e Caterina da Siena; la quale nell'ultimo periodo della sua vita insiste sulla misericordia divina capace di travalicare, per amore, ogni giustizia che sarebbe doveroso applicare al peccato dell'uomo. L'altro versante cateriniano è la parola profetica, in un momento gravissimo per la tradizione cristiana: la deriva teocratica, la cattività avignonese (con il corollario, più tardi, del Grande Scisma). La profetessa senese ribadisce invece il ritorno dei papi a Roma, oltre a proclamare la necessità della pace e della conversione. Le sue richieste rimasero però in larga parte inascoltate, anche per le difficoltà opposte dai pontefici che ridimensionarono il rapporto diretto uomo-Dio come fonte di ispirazione e pratica profetizzante. Dopo Lutero, la sua riforma volta, per la fruizione non mediata della Scrittura, a un'implicita carica profetica, ma anche al riconoscimento della persona come superiore a istituzioni e precetti, il cattolicesimo si arrocca, con il concilio di Trento, come in una cittadella. Al rigido controllo romano sui processi di canonizzazione, riconosciuta di rado fuori dall'inquadramento nel clero secolare o regolare, corrisponde la svalutazione di ogni proclamazione pubblica per la salvezza universale, in modo tale che l'esperienza di Dio diviene un fatto intimista, vissuto nel chiuso di una cella: una dolorosa offerta penitenziale, che non è solo patimento o languore, ma un essere passivi a oltranza. Si tratta quasi sempre di ripercorrere la Passione del crocifisso coronato di spine, senza mai procedere oltre il momento risolutivo resurrezionale. Se per gli uomini la via della perfezione passa attraverso il recupero della valenza ecumenica (soprattutto con le missioni, e dunque anche il martirio, nel Nuovo Mondo) oppure con l'attività assistenziale, alle donne, non più accompagnate da un cenacolo reale o figurato di discepoli da ammaestrare, quanto piuttosto da confessori, quasi severi sorveglianti tridentini, resta per lo più la mistica del nulla, come nel caso di Teresa di Lisieux: vertice, per l'epoca, di una santità che al sommo dell'amore sponsale divino trova solo l'annullamento totale. Con lei comunque il paradigma trentino culmina e si conclude. Solo con il XX sec., e una figura come Lucia Mangano, riaffiora il tema della possibile, piena visione beatifica anche in questo mondo, senza l'interposizione clericale. Per questo nel nuovo (e futuro) tempo riemerge la profezia in stretta connessione con il laicato, come nel caso di Simone Weil, che segna la fine del ruolo esercitato dalla donna come autentica guida, per quanto sommessa, a lungo, dal tardo medioevo alla prima età moderna. Si apre invece un'epoca nuova, di chiamata alla pienezza di relazione con l'assoluto, di ogni cristiano, senza distinzione di sesso o classe sociale. |
Argomenti |
Agiografia Ascetica e mistica Catharina Senensis OP n. 25-3-1347, m. 29-4-1380, Vitae, miracula, passiones, translationes et alia hagiographica Clara Assisiensis n. 1193/1194, m. 11-8-1253 Clara de Cruce apud Montem Falconem abbatissa n. 1268, m. 17-8-1308 Franciscus Assisiensis n. 1182, m. 4-10-1226 Gregorius VII papa n. 1025/1030, m. 25-5-1085 Hildegardis Bingensis abbatissa n. 1098, m. 17-9-1179 Liber [Memoriale - Instructiones] Mathildis Comitissa n. 1046 ca., m. 24-5-1115 Radegundis Francorum regina n. 518, m. 587, Vitae, miracula, passiones, translationes et alia hagiographica Vita sanctae Radegundis |