Descrizione |
Studio apparso per la prima volta in Poetry and Philosophy in the Middle Ages. A Festschrift for Peter Dronke Leiden-Boston, MA-Köln 2001 pp. 343-8 (cfr. MEL XXIII 1901). Ildegarde nell'epistolario, soprattutto nella prima classe di lettere, inviate a quattro pontefici e ad altri vescovi o cardinali, impiega un linguaggio molto libero, esplicito, poco adorno di riferimenti alla Scrittura. L'autorità infatti per le esternazioni della monaca tedesca è, senza altre mediazioni, lo stesso Dio: da lui provengono le parole che la donna sostiene di proferire per il bene della chiesa dopo il concordato di Worms. È questo dunque un esempio di profezia, esercitata per la prima volta nella cristianità, con una simile, straordinaria forza, da una figura femminile. A lei, per un diretto mandato superiore, spetta il compito di accusare, criticare, perfino minacciare con il castigo divino, i più alti prelati, per invitarli all'osservanza della iustitia, termine e concetto chiave negli scritti della religiosa di Bingen contro la corruzione della chiesa che dopo Gregorio VII aveva ormai assunto un ruolo determinante anche in ambito temporale. |