Descrizione |
Saggio apparso per la prima volta in La letteratura francescana I Francesco e Chiara d'Assisi Milano 2004 pp. CXXXVII-CLXXVII (cfr. MEL XXX 6210). Sull'esempio di Gesù Cristo, il Verbo che nell'assumere la carne ha subito una volontaria diminuzione, Chiara e Francesco, nella minorità, ovvero nella rinuncia a ogni bene terreno, aderiscono a una prospettiva etica, ma soprattutto mistica: relativa cioè all'assimilazione umano-divina. La povertà dunque non ha valenza in sé, quasi disprezzo della materialità, del corpo e di tutte le vicende storiche, secondo una visione gnostica, tornata in auge nel XIII sec. con il catarismo; contro un'interpretazione del genere, che costituisce una falsa sicurezza (comparabile, in quanto tale, alla ricchezza come valore) avanza invece una concezione strumentale, consistente nella privazione di ogni certezza, tranne la fede in Dio e nella costruzione del suo regno, tanto nei cuori, quanto nel mondo: inizio, prova e figura della realtà escatologica. In questa cornice minoritica strenua (ma anche recepita con passività, secondo alcuni studiosi) si colloca l'esperienza della santa, fin dall'inizio, assimilabile al beghinaggio nord-europeo, per alcuni caratteri comuni: la verginità, la laicità, il lavoro. Presto, poco dopo il 1212, a un periodo che comunque non supera il 1253, risale l'elaborazione di una regola, per iniziativa francescana, con il più tardo concorso, talvolta conflittuale, anche di papa Gregorio IX. Altro argomento rilevante è la tematica amorosa: mai carnale o sessuale, né intesa come una sua sublimazione, ma piuttosto, in senso teandrico, come esperienza di Dio nel rapporto con un altro essere umano. Da questa relazione, dal silenzio che l'avvolgeva, dipendono i rispettivi tratti caratteriali maschili e femminili delle due figure, soprattutto della donna, interpretata spesso, con qualche forzatura, per la sua attività e i suoi scritti, per lo più epistolari, come proto-femminista ed estremista del pauperismo. Dalla dimensione della mistica deriva la limitata attività letteraria della suora, che scrisse: un Testamento ancora discusso per autenticità; una Regola a difesa della vita in povertà; ma soprattutto epistolae, quattro ad Agnese da Praga, una sorta di doppio speculare dell'autrice, che proietta sulla ricevente concetti ed espressioni del rapporto con Dio, secondo il linguaggio sponsale ed erotico tipico della tradizione certosina e cisterciense. |