Descrizione |
Lo studio è apparso per la prima volta in S. Chiara da Montefalco e il suo tempo. Atti del IV Convegno di studi storico-ecclesiastici organizzato dall'Archidiocesi di Spoleto (Spoleto, 28-30 dicembre 1981) Perugia-Firenze 1985 pp. 369-86 (cfr. MEL X 2346). Nell'agosto 1308, dopo la morte di Chiara da Montefalco, al suo convento agostiniano giunse Béranger de Saint-Affrique, vicario del vescovo di Spoleto, per compiere un'inchiesta sulle notizie circa la donna e la sua eccezionale santità, che convinse presto l'ecclesiastico, tanto da indurlo, nonostante la scarsa cultura, soprattutto agiografica, a scrivere una Vita: un testo prezioso, proprio per l'assenza di un preciso schema ideologico da parte dell'autore, che invece, con la sua documentazione minuziosa, riflette una ben determinata immagine, quale all'epoca si era diffusa in relazione con le preminenti istanze curiali emerse in particolare all'avvio del processo per la canonizzazione nel 1318-1319. In questo modello di perfezione il primo aspetto saliente è la laicità: una condizione assunta e mantenuta, come in altre esperienze coeve o quasi (Francesco d'Assisi e, più avanti, le beghine nord europee), non in polemica anticlericale, ma come forma di maturazione interiore, dal primo reclusorio femminile al più tardo cenobio, guidati entrambi dalla sorella Giovanna, fino alla sua direzione e, verso il 1290, l'acquisizione della regola agostiniana, sebbene la più generale impostazione religiosa sia rimasta in sostanza minorita. Ne è un significativo riflesso la tradizione manoscritta della biografia, data la frequente oscillazione variantistica, che fa capo nei vari testimoni, rispettivamente, ai nomi di Franciscus e Augustinus soprattutto nei riferimenti onomastici all'Ordine di appartenenza. Il secondo tratto costitutivo è il superamento della contemplatio con l'imitatio Dei in particolare per la persona di Gesù che alla santa appare in visione a più riprese: prima nell'infanzia come compagno di giochi, poi in forma di eucaristia vivente, infine come lo sposo del Cantico, secondo un linguaggio dell'eros, anche sensibile, impiegato in ambito monastico cisterciense e vittorino. Si tratta, più che di una cristologia, di una gesuologia: terzo elemento fondamentale, di ascendenza francescana, proprio per l'adesione a Dio nell'umanità, anche nelle più umili occupazioni materiali, riportate con ossessività alla sofferenza della croce. Infatti il suo portato redentivo, dunque missionario e apostolico, non era assente ma minoritario nella spiritualità monastica che aveva interpretato la Passione solo come invito a mortificare la carne e la materialità. Al contrario la staurologia, che rappresenta la debolezza e la morte di Dio, più che dell'uomo, è per la religiosa da inscrivere sotto il segno dell'Assisiate: alle sue stimmate è assimilabile la singolare configurazione, risultante dalla cardioscopia fatta dalle consorelle, del cuore della badessa umbra nei sette simboli della crocifissione. Se non ha molto senso il dibattito sull'effettiva validità storica del miracolo, il suo significato è chiaro: un'eredità più forte nella suora di Montefalco, che nella sua omonima di Assisi, partner quest'ultima in una complessa relazione maschile-femminile. La valenza mistica, insieme ai due carismi dottorale e profetico, costituiscono l'Agostiniana, alle soglie della cattività avignonese (periodo di grande smarrimento spirituale) come un «trait d'union» universale verso le grandi mistiche e profetesse trecentesche, prima di tutto Brigida di Svezia e Caterina da Siena. |
Argomenti |
Birgitta Suecica n. 1303 ca., m. 23-7-1373 Canticum canticorum, Biblia sacra Clara Assisiensis n. 1193/1194, m. 11-8-1253 Clara de Cruce apud Montem Falconem abbatissa n. 1268, m. 17-8-1308 Clara de Cruce, apud Montem Falconem abbatissa n. 1268, m. 17-8-1308, Vitae, miracula, passiones, translationes et alia hagiographica Franciscus Assisiensis n. 1182, m. 4-10-1226 Vita Clarae de Monte Falcone [1315-1317] |