Descrizione |
Studio apparso per la prima volta in L'esperienza mistica della beata Angela da Foligno. Il «Liber»: una lettura interreligiosa. Atti del Convegno tenuto in Assisi e Foligno nei giorni 1 e 2 dicembre 2000 Santa Maria degli Angeli 2001 = «Convivium Assisiense» 3 (2001) 99-115 (cfr. MEL XXV 298; poi, con il titolo Il Liber Lele in C. Leonardi Medioevo latino. La cultura dell'Europa cristiana Firenze 2004 pp. 625-40; cfr. MEL XXVI 338). Angela da Foligno, semplice e analfabeta, dettò in dialetto le sue esperienze mistiche al conterraneo Arnaldo, suo confessore, che le tradusse nel latino del Liber memorialis. La narrazione, con alcune dimenticanze, incongruenze e incomprensioni da parte del traduttore, fa comunque capo al vissuto della donna. Si tratta anzitutto di beatitudine, fino al più esplicito erotismo, conforme al linguaggio della più recente spiritualità monastica: da Guglielmo di St.-Thierry a Bernardo di Chiaravalle, ai canonici di San Vittore, Riccardo in particolare. Alla gioia però si alternano momenti dalla chiara valenza negativa: l'assenza, il silenzio, l'inattingibilità dello Sposo, nonché delle sue sofferenze, patite sulla croce, fanno parte a pieno titolo della più complessa vicenda interiore, non solo perché, nei termini di Dionigi pseudo Areopagita, perfino la più assoluta negatività, rappresentata dalla tenebra, è capace di dare, seppure per ossimoro, manifestazione di Dio. Il suo amore infatti coinvolge la donna in una gradazione che attraverso varie tappe la conduce al sommo: uno stato di completa fusione, tale da superare il pur necessario annichilimento connesso con la morte, per toccare, senza mediazioni, la trinità: allo Spirito, che trova sempre ampie risonanze psichiche e sensibili, fa riscontro l'immedesimazione nel Figlio che vede il Padre faccia a faccia. Questo è il momento sommo da interpretare, in senso cristiano. Nel complesso la beata (1248-1309), insieme ad altre figure coeve, vissute come lei in Umbria, detiene un grande rilievo nel periodo di crisi tardo-duecentesca, caratterizzata non solo dalle difficoltà delle due istituzioni universali, chiesa e impero, ma anche dall'aporia di comporre, come avevano fatto Tommaso d'Aquino e Bonaventura da Bagnoregio (morti entrambi nel 1274), filosofia, teologia e mistica in un unico sistema coeso. |