Descrizione |
Studio già apparso in Santa Rita da Cascia ( 1447-1457). Storia devozione sociologia. Atti del Congresso internazionale in occasione del I centenario della canonizzazione celebrato a Roma, 24-26 settembre 1998 Roma 2000 pp. 13-9 (cfr. MEL XXII 4518). Di Rita da Cascia (circa 1380-1457) è noto lo stato di suora agostiniana, che, dopo aver trascorso venticinque anni in convento, per l'ultimo quindicennio della sua vita terrena, ricevette nella fronte una ferita, come ricordo e partecipazione al dolore di Cristo, durante la passione, in particolare per la corona di spine: ne danno infatti notizia le più antiche fonti agiografiche che annoverano, oltre alle poche righe del notaio Domenico d'Angelo (e una tarda biografia, del 1610, di A. Cavalucci), alcuni riferimenti iconici, talvolta assai sempici, come il monogramma cristico, anche nella forma usata da Bernardino da Siena. Solo in seguito, al Cinque- e Seicento, nell'imminenza della beatificazione (proclamata nel 1628; al 1900 risale la canonizzazione), fanno capo le biografie che arricchiscono di particolari la sua vicenda terrena (nonostante un'infanzia contraddistinta dalla vocazione alla santità, il matrimonio e la maternità; la perdita del marito, assassinato, e, dopo poco, anche dei figli; la monacazione e la vita di penitenza). Sono comunque due i tratti salienti che emergono da questi racconti. Innanzitutto la valenza di «santa dell'impossibile», in riferimento alla cospicua attività taumaturgica, che ha indotto, fino a poco tampo fa, gli storici a una valutazione di tipo «bollandista», volta cioè a vagliare su basi scientifiche ogni evento singolo, per rifiutare, se del caso, gli episodi che non avessero una solida base documentaria; in realtà per questo tipo di preoccupazioni, valide all'indomani della riforma luterana, da quando l'agiografia ha assunto una piena dignità accademica, risulta ormai superata l'esigenza di trovare un fondamento effettivo per tutti i fatti, che talvolta sussistono soltanto sul piano della letteratura, in forma di topoi. Il secondo aspetto consiste invece nel silenzio: un carattere dalle molteplici valenze, anche se il dato di spicco consiste nell'assenza di scritti o parole da riportare senza mediazione alla donna. Di lei comunque rimangono più che eloquenti gesti e segni esibiti nel corpo, da mettere in relazione con le sue conoscenze ed esperienze. La religiosa infatti portò nel suo Ordine un richiamo a Francesco d'Assisi, alla medesima chiamata del Padre alla condizione divino-umana, alla incorporazione cioè con il Figlio crocifisso e risorto nella gloria, con una perentorietà assai superiore ai coevi predicatori minoriti come lo stesso Albizzeschi, Giovanni da Capestrano, Alberto da Sarteano, ma soprattutto Giacomo della Marca, che pure, con un suo sermone, suscitò la stimmata ritana; a questo proposito la provvisoria scomparsa della piaga risalirebbe al 1450, in occasione del pellegrinaggio a Roma per il giubileo, secondo un desiderio che ha, anch'esso, una significazione francescana. Sotto questo profilo la santa è dunque una delle più autentiche eredi e continuatrici dell'Assisiate, fuori dalla sua famiglia spirituale, nel proficuo ambito mistico femminile. |
Argomenti |
Albertus Sarthianensis n. 1385, m. 1450 Bernardinus Senensis n. 8-9-1380, m. 20-5-1444 Franciscus Assisiensis n. 1182, m. 4-10-1226 Iacobus de Marchia n. 1393, m. 28-11-1476 Iohannes de Capistrano n. 24-6-1386, m. 23-10-1456 Rita de Cassia vidua, Vitae, miracula, passiones, translationes et alia hagiographica |