Il
Democrates secundus è un dialogo scritto da Juan Ginés de Sepúlveda per avvalorare le sue posizioni espresse in occasione della cosiddetta disputa di Valladolid (1550-1551), serie di incontri durante i quali, per volontà di Carlo V, si discussero le ragioni filosofiche, teologiche e giuridiche che legittimavano la conquista spagnola delle Americhe. L'edizione con la traduzione tedesca a fianco del
Democrates secundus è preceduta da uno studio dedicato a Juan Ginés de Sepúlveda e alla sua opera. Nella prima parte si ripercorre la biografia dell'autore soffermandosi specialmente sulla sua formazione (si ricordano le personalità che più incisero sul suo pensiero durante il suo soggiorno di studio a Bologna presso il Real Colegio de España e i suoi studi aristotelici) e sulla sua partecipazione alla disputa di Valladolid. Nella seconda parte invece l'attenzione è rivolta al
Democrates secundus. In primo luogo si analizza la scelta di impiegare la forma del dialogo che Sepúlveda aveva discusso nel prologo del
Theophilus (1538) per poi soffermarsi sul
Democrates primus (Roma 1535), dialogo i cui protagonisti sono gli stessi del
Democrates secundus: si tratta di un tedesco di nome Leopoldo a cui Sepúlveda attribuisce il compito di sostenere le posizioni pacifiste di Erasmo da Rotterdam e del greco Democrate che invece funge da
alter ego dell'autore. Mentre nel
Democrates primus, ambientato dopo un trionfo contro i Turchi e dopo il sacco di Roma, Sepúlveda perora principalmente l'accordo delle virtù cristiane con l'esercizio della guerra, il
Democrates secundus si pone l'obiettivo di rispondere a un quesito preciso, esposto nella prefazione, che suona così:
Iusto bello reges Hispaniae nostrique homines, an iniuria, barbaras illas gentes, quas occiduam australemque plagam incolentes, Indos hispana consuetudo vocat, in ditionem redegerint, redigendasque curent; et quae sit iusta ratio his mortalibus imperandi, magna quaestio est. Sepúlveda procede proponendo quattro argomenti a favore della conquista spagnola del Nuovo Mondo: gli indigeni sono barbari, dunque schiavi per natura, sulla base della
Politica di Aristotele; gli indigeni vivono contro la legge naturale e praticano l'idolatria, l'incesto, l'antropofagia e il sacrificio umano; la pratica dei sacrifici umani legittima un intervento umanitario e dunque un attacco militare da parte della Spagna; la guerra è necessaria per garantire futuri scambi culturali e religiosi col Nuovo Mondo. Il dialogo provocò dure reazioni in Spagna e non ottenne il privilegio regio per la pubblicazione. Oltre al ms. Salamanca, Universidad Bibl. General Histórica, Ms. 2634 (S), posseduto dallo stesso Sepúlveda, sono stati identificati altri mss. del testo e cioè Santander, Bibl. de Marcelino Menéndez Pelayo, 288 (P); Madrid, BNE, 1708 (M); Toledo, Archivo y Bibl. Capitular, 96-25 cart. (T) e Roma, Vallicelliana, C 20 (V). Il testo latino offerto nel volume, che l'A. definisce
editio simplex, è quello proposto da A. Coroleu Lletget in
Obras completas (Pozoblanco 1997), fondato a sua volta sull'edizione di Á. Losada (Madrid 1951 e 1984) e sui mss. S e V. La traduzione tedesca è invece originale. Un ampio apparato critico al testo latino fornisce indicazione delle ulteriori
variae lectiones.
(Maddalena Betti)
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