Edizione del dialogo latino
Pasquillus extaticus e della sua redazione volgare, il
Pasquino in estasi, di Celio Secondo Curione. La storia redazionale delle opere, la cui prima fase (A) qui si illustra, è complessa ed è rimasta incerta fino a tempi molto recenti. Il testo latino, del quale non si conservano esemplari manoscritti, va ricercato nelle varie edizioni a stampa apparse non sempre, come spesso accade per testi di tradizione non ortodossa, con il nome dell'editore e dell'autore. Gli A. intendono quindi individuare quale può essere la
princeps a cui far riferimento per la costituzione del testo latino. Il lavoro preparatorio di quest'edizione il cui scopo è, non solo fare chiarezza sugli aspetti redazionali, ma anche inserire il
Pasquino in un quadro più coerente all'interno del pensiero del Curione, ha condotto quindi ad assegnare la precedenza cronologica all'edizione
Pasquilli extatici, seu nuper e coelo reversi (PEX1); a essa segue il primo
Pasquino in estasi volgare (PES1) e altre due edizioni a stampa latine: quella di Ginevra del 1544 e i
Pasquillorum tomi duo (PTD). PEX1 è quindi una forma embrionale del progetto editoriale che si svilupperà poi nei PTD. Il riesame dei rapporti tra la prima redazione del dialogo in latino e quella in volgare conduce gli A. a ipotizzare che la
versio latina sia precedente a quella volgare e ai
Pasquillorum tomi duo del 1544. La
princeps del testo latino dovrebbe quindi essere la
Pasquilli extatici, un'edizione priva di dati tipografici e scarsamente considerata dalla critica. Essa andrebbe perciò retrodatata al 1541, nel periodo cioè del soggiorno del Curione a Ferrara e Lucca (precedente alla fuga in Svizzera del 1542) e attribuita al tipografo Johannes Oporinus responsabile anche dell'edizione dei PTD, che costituiscono, come si è già accennato, una sorta di riedizione ampliata di PEX1. Di conseguenza questa stampa testimonierebbe l'attività del tipografo in un momento nel quale fino a ora non si hanno attestazioni certe; probabilmente egli deve avere optato, come misura precauzionale, per l'omissione dei dati tipografici per non farsi identificare. Il progetto editoriale, contrariamente a quello che può forse essere affermato per i PTD, non è ascrivibile al Curione che nel 1541 non è ancora giunto a Basilea, città nella quale si può supporre sia stata stampata questa
princeps (VD16 C 6430; indicata come a3). Gli A. presentano anche una prova testuale che consente la datazione della
versio latina prima della morte del nunzio pontificio Girolamo Aleandro avvenuta il 1° febbraio del 1542: del personaggio se ne parla al presente sia nel testo latino di a3 sia nei PTD, mentre se ne parla al passato in PES1. Si sono quindi datati i due testi latini, pubblicati rispettivamente nelle edizioni del 1541 e del 1544, come i più antichi appartenenti al primo stadio redazionale (A) del dialogo. Nonostante questa vicinanza, le due edizioni presentano alcune differenze: la prima pone infatti il
Pasquillus come testo d'esordio (mentre nella raccolta più tarda esso è in chiusura), seguito da una sezione di
rhythmi e da una di
epigrammata di autori diversi (più numerosi di quelli in PTD) e infine da un anonimo
Dialogus Pasquilli et Germani (presente solo in PEX1). La prima silloge rivela quindi una destinazione verso un colto pubblico europeo, ha una natura antiromana e ospita solo testi latini; i PTD si aprono invece con testi pasquineschi romani a cui segue una seconda parte di ambito europeo più radicale nella contestazione della chiesa di Roma e nella scelta degli autori degli
epigrammata inseriti. I testi anticuriali presenti nella prima silloge sono tutti anteriori al 1541 e questo è un indizio a favore della datazione proposta per PEX1. Dei 151 epigrammi editi in PEX1 solo 83 vengono riproposti in quella del 1544: la prima edizione va quindi considerata il punto di partenza per il successivo progetto editoriale di Oporinus. Un ulteriore stadio redazionale è rappresentato dalla versione tedesca
Der verzucket Pasquinus (VP) stampata ad Augusta nel 1543. Nell'introduzione si offrono inoltre alcune considerazioni sul genere della pasquinata, sulla biografia e sulle opere del Curione nonché sui rapporti, di natura contraddittoria, tra questi ed Erasmo (citando in particolare l'
Aranei encomion). Per quel che riguarda la biografia del Curione lo spartiacque è proprio il 1542, data della fuga in Svizzera. Tra le opere latine, testimoni della sua eterodossia, si ricordano il
De amplitudine beati regni Dei, la collaborazione alla stesura del
De haereticis, an sit persequendi di Sebastiano Castellione, l'
Antichristus sive prognostica finis mundi, un testo normalmente considerato anonimo e risalente al 1565, il
Pro vera et antiqua ecclesiae Christi auctoritate e infine la lettera
De liberis pie christianeque educandis del 10 giugno del 1542. La prima opera del Curione di cui si ha notizia è invece il
Probus, un dialogo latino che è pervenuto solo nell'edizione di Basilea del 1545 del
Pasquillus exstaticus. Precedono l'edizione dei due testi un'appendice documentaria, una nota ai testi (che elenca i testimoni a stampa di PEX1, PTD e PES1, i manoscritti apografi del
Pasquino volgare [Bologna, BU, 1816; Gotha, Forschungs- und Landesbibl., Chart. B. 935; Kraków, Bibl. Jagiellonska, Berol. ital. 2° 148; London, BL, Add. 18658; Lüneburg, Ratsbücherei, Miscell. D 4° 34; Wien, ÖNB, 6625; Wolfenbüttel, HAB, Extrav. 205], una tabella sinottica di confronto tra PEX1 e PTD e i criteri di edizione), le abbreviazioni e la bibliografia (alle pp. 103-5 è fornito un elenco delle opere citate del Curione). Chiudono il volume l'apparato critico, l'indice dei nomi e quello generale.
(Francesca Bongiovanni)
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