Saggio dedicato alla versione latina della
Doctrina ad Antiochum ducem, tradizionalmente attribuita ad Atanasio e testimone indiretta del Pastore di Erma. La sua tradizione si fonda sui mss Madrid, BN, 10007, 494 e 822; Madrid, Bibl. de la Real Academia de la Historia, Códices 13; Paris, BNF, lat. 1715 A; Vat. Barb. lat. 399; Roma, BNC, Vitt. Eman. 1501; Lisboa, BN, Códices Alcobacences CCLXXXIII/454; New Haven, CT, Yale University, Beinecke Libr., 625; Toulouse, BM 182; Salamanca, BU, Ms. 2537; New York, Pierpont Morgan Libr., M. 626 e su un perduto ms. segnalato da B. de Montfaucon (Carcassonne, Chiesa Capitolare della Cattedrale di Saint Nazaire); circolò in forma breve e lunga (la versione lunga dimostra diverse fasi redazionali) e giunse tramite Fruttuoso di Braga a Valerio del Bierzo (nella sua compilazione agiografica e nell'
Ordo quaerimoniae). L'A. confuta la datazione di M. Bandini (
Un'inedita traduzione latina della «Doctrina ad Antiochum ducem» pseudo-atanasiana in «Studi classici e orientali» 46, 1997, pp. 439-84, cfr. MEL XXI 4709) al sec. VII e la localizzazione in Cipro (già contestata da F. Dolbeau in «Bullettin du Cange» 57, 2000, pp. 358-9), in Italia o presso l'abbazia di St. Pierre de Moissac. La veste linguistica, l'accezione peculiare del termine
necessarius, la predilezione per
variatio, endiadi e pleonasmo, l'aderenza al testo greco originario che caratterizzano la traduzione latina rimanderebbero invece (dopo una prima elaborazione a cura di Martino di Braga) all'attività di Pascasio di Dumio alla metà del sec. VI nell'abbazia-vescovado di Dumio (dove confluiscono molte opere orientali, come dimostrano gli
Apophtegmata e il
Liber geronticon). La datazione proposta dall'A. per la traduzione latina induce a una revisione della datazione dell'originale greco, da confrontarsi con le
Novellae giustinianee.
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