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Saggio inedito al tempo della prima edizione del volume (1997). Per inquadrare l'idea di stato nel medioevo fra IX e XIII secolo e aggiornare le acquisizioni della critica, l'A. guarda alla struttura statale del tempo, in cui il sovrano non interagisce né governa su istituzioni, bensì su persone incaricate di precise funzioni, che l'A. chiama «Staatsdiener». Tenta quindi di inquadrarne compiti e posizioni, al fine di rispondere alla domanda se questi «dipendenti statali» siano completamente identificabili con i membri di grado più alto della corte e più vicini al sovrano. A tale scopo ripercorre la storiografia più autorevole e fonti quali le costituzioni imperiali fra X e XIII secolo (edite nei MGH Const. I e II, Hannover 1893 e 1896), i Chronica di Frutolfo ed Eccheardo, i capitolari carolingi, le Historiae di Nitardo, l'Antapodosis di Liutprando, i Gesta di Adamo di Brema e gli Annales di Lamberto di Hersfeld. Dall'esame emerge l'importanza preminente del consiglio di corte nel IX secolo, sostituita progressivamente già nel corso di quei decenni dalla figura del mediatore, poco trattata dalla critica, e da un sistema di consuetudini fissatesi nel tempo. Ancora una volta, dunque, i conflitti aprono una significativa visuale sull'organizzazione statale medievale, caratterizzata secondo l'A. dal dualismo e dalla competizione fra il sovrano e i membri più autorevoli della sua corte. (Marianna Cerno)
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Riprendere un tema molto caro alla storiografia critica come quello dei rapporti fra i sovrani ungheresi e Barbarossa nella seconda metà del XII secolo non può esimersi dal presentare uno stato della questione sulle letture di impronta nazionalistica del XX secolo, che l'A. propone infatti in apertura del saggio. Tale premessa è necessaria per apprezzare a pieno la voce diretta delle fonti del tempo: la Chronici Hungarici compositio saeculi XIV (Chronicon Pictum), la continuazione del Chronicon di Cosma realizzata dal canonico di Visegrád, il Chronicon Hungarorum di Enrico di Mügeln, i Gesta Hungarorum dell'anonimo Maestro, i Gesta Friderici di Ottone e Rahewin, il Chronicon universale di Frutolfo ed Ekkeardo di Aura, le due leggende del re Stefano d'Ungheria, gli Annales di Vincenzo di Praga, i diplomi di Barbarossa. Inquadrando in particolare le tematiche della lotta interna per la successione al trono e la politica dei sovrani durante una delle fasi della lotta per le investiture, che mette in luce anche i rapporti critici dell'Ungheria con le regioni limitrofe dell'Austria, della Stiria e della Boemia, l'A. intende tratteggiare un quadro che, pur lontano dalla completezza manualistica, sia in ogni caso scevro dall'adesione a una delle visioni storiografiche tradizionali. (Marianna Cerno)
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L'A. si interroga sui diversi livelli di percezione della gravità delle carestie che interessarono il continente europeo dal 1090 al 1260 e sulla reale consistenza del fenomeno attraverso uno spoglio sistematico di numerose fonti. Nello specifico si elencano le principali carestie o crisi frumentarie che risultano documentate con dovizia di particolari (ben venti in questo arco cronologico), tra le quali emergono quella del 1124-1126, che riguardò soprattutto le Fiandre e fu descritta da Gualberto di Bruges (De multro, traditione et occisione gloriosi Karoli comitis Flandriarum); quella del 1195-1198, lunga, diffusa e con effetti duraturi sul tessuto economico e demografico; quella del 1257-1260, della cui intensità per l'area inglese trattò con attenzione Matteo Paris (Chronica maiora). Tra le fonti di riferimento per tracciare questa storia delle carestie europee - trattate in larga parte da un numero consistente di annali, cronache e gesta segnalati dall'A. nelle note - si ricordano almeno il Chronicon di Baldovino di Ninove, l'Historia ecclesiastica di Orderico Vitale, la Chronica di Goffredo di Vigeois, la Chronica di Roberto di Torigny, il Chronicon di Ekkeardo d'Aura, gli scritti di Guglielmo di Malmesbury (Gesta pontificum Anglorum e Gesta regum Anglorum), gli Annales Pisani di Bernardo Maragone, il Chronicon di Walter di Hemingburg, i Gesta Philippi II Augusti regis Francorum di Rigordo e l'Historia regum di Simeone di Durham. (Luca Mantelli)
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Der Beitrag wird hier zum ersten Mal veröffentlicht. Der Vf. gibt auf der Basis der heute einzig bekannten Handschrift (St. Gallen, Stiftsbibl., 387: 1. Hälfte 11. Jh.) eine kritische Edition der von Gebhard zwischen 996 und 1000 verfassten Vita s. Uodalrici [BHL 8361] sowie eine Übersetzung. Für die Textkonstitution werden auch die Edition von M. Welser aus dem Jahr 1595, der über zwei weitere - heute unbekannte - Textzeugen verfügte, sowie eine 2. Auflage seiner Edition aus dem Jahr 1682 herangezogen. Abschließend vergleicht der Hrsg. inhaltlich die erste zwischen 982 und 993 angelegte Vita s. Uodalrici des Gerhards von Augsburg mit der hier edierten zweiten Vita. Darüber hinaus wird darauf verwiesen, dass die beiden Ulrich-Viten Bern v. Reichenau (Vita Udalrici), Hermann d. Lahme v. Reichenau (Martyrologium), Ekkehart IV. v. St. Gallen (Casuum Sancti Galli continuatio) sowie Ekkehard v. Aura (? nach 1125) (Chronicon universale) bekannt gewesen ist. (Michael Bachmann)
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Über die gesamte hochmittelalterliche Kreuzzugsgeschichte hin analysiert der Verf. das Türkenbild christlicher Autoren. Turci und Saraceni zeichneten sich aus deren Sicht als Nichtchristen einerseits durch ihre religiöse Alterität aus, andererseits unterschied sich ihre Kampfweise und Bewaffnung. Relativ selten verstanden sich die abendländischen Autoren darauf, unter den Gegnern «edle Heiden» wie z.B. Saladin zu entdecken. Allerdings waren viele christliche Autoren bereit, die Kampfkraft und Ritterlichkeit ihre moslemischen Gegner zu würdigen. Die Studie ist im wesentlichen chronologisch angelegt. Ausgehend von der Kreuzzugspredigt Papst Urbans II. und den Schlachtenschilderungen des Ersten Kreuzzuges werden folgende Themen behandelt: Der Blickwinkel auf die moslemischen Kämpfer in den Gesta Francorum und bei Ekkehard von Aura; das Verhalten im unmittelbaren Umfeld von Schlachten; die Spannung zwischen Heiligem Krieg und alltäglicher Nachbarschaft im Heiligen Land bis 1187; die Wahrnehmung der Ägypter als vermeintlich schwächere Gegner; der Dritte Kreuzzug und Sultan Saladin; die Sicht auf Ayyubiden, Mamluken und Choresmier im 13. Jahrhundert. Unter den benutzten Quellen sind außer den genannten Gilo von Paris, Orderic Vitalis, Radulph von Caen, Wilhelm von Malmesbury und Wilhelm von Tyrus hervorzuheben. Ein Quellen- und Literaturverzeichnis sowie ein Orts- und Personenregister erschließen den Band. (Christian Heitzmann)
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Il testo latino della Chronica Slavorum, offerto ... Leggi tutto

Il testo latino della Chronica Slavorum, offerto dal volume con traduzione italiana a fronte, è tratto dall'edizione curata da B. Schmeidler («MGH SRG in usum scholarum separatim editi» Hannover 1937), riveduta, ma con pochi interventi, da H. Stoob nelle successive ristampe. I testimoni principali del testo sono: København, KB, Addit. 50 2°; Det Arnamagnaeanske Institut, AM 2° 30 e Wiener Neustadt, Zistersienserstift Neukloster, D.21. Alle pp. 1-63, nell'introduzione, l'A. chiarisce da subito lo scopo della Chronica Slavorum di Elmondo di Bosau, quella cioè di «narrare l'avanzamento dell'evangelizzazione tra i pagani, le varie fasi della loro conversione, la diffusione del verbo divino sempre più a Oriente, nonché la gloria dei missionari e della chiesa di Oldenburg-Lubecca» (p. 4), per poi soffermarsi più da vicino sulla vita e sull'opera di Elmoldo. Nato intorno al 1120, Elmondo studiò presso la scuola conventuale dei canonici agostiniani di Segeberg; a lui poi, il vescovo della diocesi di Oldenburg, Gheroldo, affidò la parrocchia di Bosau, che rappresentava il centro più strategico per la missione in territorio slavo nel contesto specialmente dei conflitti giurisdizionali tra le diocesi di Oldenburg-Lubecca e quella rivale di Amburgo-Brema. Arnoldo completò il primo libro della Chronica Slavorum, che va dalla conversione dei Sassoni da parte di Carlomagno alla morte del vescovo Gheroldo (1163), dal 1163 al 1167-1168; intorno al 1172, scrisse poi il II libro che riguardava le imprese a Est promosse dal vescovo di Lubecca Corrado, dal duca di Sassonia, Enrico il Leone e dal conte Adolfo II tra il 1164 e il 1171. Oltre al ricorso a memorie orali, l'A. segnala che Elmondo impiegò numerose fonti storiografiche tra cui si ricordano i Gesta Hammaburgensis ecclesiae pontificum di Adamo di Brema, gli Annales Sancti Disibodi, la Vita Willehadi, la Vita Anskari, il Chronicon universale di Eccheardo di Aura, gli Annales Rosenveldenses. Inoltre, l'A. specifica puntualmente gli autori che ebbero a disposizione e impiegarono la Chronica Slavorum di Elmondo tra cui si annoverano naturalmente Arnoldo di Lubecca (che ne fu il continuatore), l'autore del Chronicon Sancti Michaelis Luneburgensis e Alberto di Stade per gli Annales. La cronaca di Elmondo fu poi il testo di riferimento per quasi tutti gli storici della Bassa Germania durante il periodo anseatico; su di essa Ernesto di Kirchberg (m. post 1379) rielaborò la sua Mecklenburgische Reimchronik in medio alto tedesco. Chiudono il volume la bibliografia e un indice dei nomi alle pp. 483-92. (Maddalena Betti)
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Il vol. illustra i risultati di un'indagine sul processo ... Leggi tutto

Il vol. illustra i risultati di un'indagine sul processo di secolarizzazione a cui va incontro la rappresentazione del sovrano nell'arte figurativa e nella storiografia durante il medioevo centrale. Dopo un capitolo iniziale nel quale si definisce il valore dell'immagine, della raffigurazione storica e della storiografia dall'origine del cristianesimo fino ai Libri Carolini, l'A. analizza i ritratti di sovrani in sette manoscritti liturgici: Ottone III nell'evangeliario di Liutario (Aachen, Domschatz, «Evangeliar Liuthars»), Enrico II nel sacramentario di Ratisbona (München, BSB, lat. 4456), Ottone III o Enrico II nell'Apocalisse di Bamberga (Bamberg, SB, Bibl. 140), Enrico II e Cunegonda nel lezionario di Bamberga (München, BSB, lat. 4452), Enrico II nell'evangeliario di Montecassino (Vat. Ottob. lat. 74), Corrado II o Enrico III nel pontificale di Sciaffusa (Schaffhausen, Ministerialbibl., 94), Enrico III e Gisela nel lezionario di Echternach (Bremen, Staats- und Universitätsbibl., b. 21). Un intero capitolo è quindi dedicato alla descrizione e all'interpretazione dell'arazzo di Bayeux. Nell'ultima parte del vol. l'A. prende in esame alcune immagini contenute in manoscritti di opere storiografiche: il ms. Vat. lat. 4922 con la Vita Mathildis di Donizone di Canossa; il ms. Berlin, SB, lat. fol. 295 con il Chronicon universale di Eccheardo di Aura; il ms. Cambridge, CCC, 373, con un'anonima cronaca imperiale; il ms. Jena, Thüringer Universitäts- und Landesbibl., Bose q. 6 con la Chronica di Ottone d Frisinga; il codice Bern, Bürgerbibliothek, 120 II con il Liber ad honorem Augusti di Pietro da Eboli. Chiudono il vol. i riferimenti alle illustrazioni pubblicate, la bibliografia e l'indice di nomi e luoghi. (Roberto Gamberini)
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Oggetto del saggio è la decorazione del monastero ... Leggi tutto

Oggetto del saggio è la decorazione del monastero di Nonantola, il cui programma iconografico si poggia sulla Vita Anselmi abbatis Nonantulani. L'A. ripercorre le letture degli studiosi circa l'interpretazione dei vari riquadri del portale. Uno di questi, il secondo, è stato accostato alla Donazione di Costantino - grazie al confronto con una miniatura del Chronicon di Eccherado di Aura conservata nel codice Cambridge, CCC, 373 - ricordata anche dal Liber de honore ecclesiae di Placido da Nonantola. Secondo parte della critica precedente, inoltre, le scelte iconografiche adottate nel monastero si riferirebbero, a partire dal settimo riquadro, alla Vita Hadriani, un'agiografia dedicata a papa Adriano I o III redatta a Nonantola: per l'A. tale prospettiva è falsata dai tituli che accompagnano le immagini e che sono stati aggiunti in un'epoca successiva alla decorazione originale, modificandone la lettura primitiva, ancora riferita a sant'Anselmo. L'A. si sofferma sulla questione della produzione agiografica dei santi nonantolani, che consente di ricostruire la successione dei culti ivi affermatisi e di comprendere per quali figure siano state realizzate le decorazioni della chiesa. Si analizza quindi la raccolta di Acta sanctorum conservata nel codice Nonantola, Museo Diocesano di Arte sacra (Acta sanctorum, secc. XI-XIII); composto di quattro parti: gli Actus et vita s. Sylvestri papae; il testo della Donazione di Costantino; agiografie sui santi Senesio e Teopompo; la Vita Anselmi e la Vita Hadriani, i Catalogi abbatum Nonantulanorum, due lettere di Gregorio Magno e la bolla di Sergio III. L'A. propone di leggere gli Actus vel transitus beati Anselmi come una guida per la realizzazione del programma iconografico del monastero e ipotizza che il primo progetto decorativo sia stato interrotto dalla redazione della bolla di Callisto II del 1121, che segnava la fine della tregua con Modena; tale atto avrebbe indotto i monaci all'aggiunta dei titula ai riquadri per modificare la lettura delle immagini in chiave politica, sfruttando la figura di quel papa Adriano che, in una bolla prodotta nello stesso monastero, garantiva l'autonomia di Nonantola da Modena. (Chiara Santarossa)
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Beide Bände begleiten die gleichnamige Ausstellung, ... Leggi tutto

Beide Bände begleiten die gleichnamige Ausstellung, die aus Anlass des 900. Todestages Kaiser Heinrichs IV. in Paderborn vom 21. Juli bis zum 5. November 2006 organisiert wurde. Der erste Band versammelt Aufsätze, welche die Ausstellung begleiten sowie das historische Ereignis des Ganges nach Canossa historisch, kunstgeschichtlich und kulturell einordnen helfen sollen. Die einzelnen Beiträge (unterteilt in die Abschnitte «Canossa 1077 - Vorgeschichte und Höhepunkt eines Konflikts», «Sakrales Herrschertum - Universales Papsttum», «Die Bischöfe zwischen Reichsdienst und römischem Zentralismus», «Klöster, Adel, Städte - Aufbruch und Erneuerung», «Neue Entwicklungen in Theologie und Liturgie», «Architektur und Kunst im Zeitalter des Investiturstreits», «Stiftungsintention und Jenseitsvorsorge», «Kunsttechnik und Bildungskanon», «Canossa gestern und heute - Das Nachleben») von G. Althoff, L.M. Ayres, M. Becher, G. Constable, F. Crivello, Ph. Depreux, O. Ellger, F.-R. Erkens, A. von Euw, M.C. Ferrari (2), H.-W. Goetz, E. Goez, P. Golinelli, A. Haug, H. Hoffmann, H. Keller, E. Klemm, C. Kosch - S. Gai - C. Dobrinski - S. Spiong - M. Kroker, C. Kosch - E. Handle, J. Krüger, J. Laudage, H. Maier, S. Müller - J. Wolf, D. Oltrogge, E. Palazzo, S. Patzold, H.-W. Peine, P. Piva, B. Reudenbach, R. Schieffer, B. Schimmelpfennig, R. Schmitt - H.-W. Heine - M. Hensch - A.O. Weber, B. Schneidmüller, T. Vogtherr, S. Weinfurter, H. Wolter-von dem Knesebeck, C. Zey und H. Zielinski werden gesondert angezeigt. Der Katalogband, der die ausgestellten Stücke vorstellt und beschreibt, ist in folgende Abschnitte untergliedert, wobei hier auch auf die (Handschriften-) Katalogisate besonders hingewiesen sei: «Canossa - Erschütterung der Welt» (Vat. lat. 4922: um 1115, Vita Mathildis des Donizo; München, BSB, lat. 18541a: XI. Jh., Schreiben Heinrichs IV. an Gregor VII. mit der Aufforderung abzudanken; lat. 618: XII. Jh., Liber ad amicum des Bonizo v. Sutri; lat. 4594: XII. Jh., Schreiben Heinrichs IV. mit Darlegung der Zwei-Schwerter-Lehre; lat. 15819: Ende XI./Anfang XII. Jh., Brief Bf. Gebhards v. Salzburg an Hermann v. Metz; lat. 14096: XII. Jh., Briefsammlung Heinrichs IV.; Troyes, Médiathèque de l'Agglomération Troyenne, 952 (Clairvaux G 60): XII. Jh., Dictatus papae), «Macht und Anspruch - Der sakrale Herrscher» (Aachen, Domschatz, Inv. Nr. G 25: vor 1000, Liuthar-Evangeliar; Cambridge, Corpus Christi College, 373: a. 1112/1114, anonyme Kaiserchronik für Heinrich V.; Bamberg, SB, Msc. Lit. 50: 2. Hälfte XI. Jh., Pontificale Romano-Germanicum; Berlin, SB, lat. fol. 295: um 1130, Chronik (Rez. III) des Ekkehard v. Aura; München, BSB, lat. 7383: Anfang XII. Jh., Homiliar des Paulus Diaconus), «Macht und Anspruch - Der universale Papst» (Gent, Bibl. der Rijksuniversiteit., 92: vor 1121, Liber floridus des Lambert v. Saint-Omer; Bern, Burgerbibl., 292: 2. Hälfte XI. Jh., Sammelhs. aus St. Arnulf in Metz; Eichstätt, Diözesanarchiv, B 4: um 1072, Pontificale Gundekarianum; Torino, BN, D IV 33: frühes XII. Jh., Dictatus papae innerhalb einer Kirchenrechtssammlung; Berlin, SB, Phill. 1870: um 1100, Chronicon des Hugo v. Flavigny; lat. quart. 324: nach 1192, verfälschte Fassung des Papstwahldekrets Nikolaus' II. innerhalb des Liber privilegiorum ecclesiae regalis B.M.V. Aquisgranensis), «Vermittler im Streit - Mathilde von Canossa» (Lucca, Bibl. Statale, 2508: a. 1234, Vita Mathildis des Donizo; Nonantola, Museo Benedettino Nonantolano e Diocesano d'Arte Sacra: Evangelistar aus der Zeit zwischen dem letzten Viertel und dem Ende des XI. Jh.; Mantova, Bibl. Comunale, 340 (C.III.20): ca. 1090-1100, Psalter; 455 (D.IV.9): a. 1089-1115, Vita beati Geraldi des Odo v. Cluny; New York, Pierpont Morgan Libr., M. 492: vor 1099, Evangeliar der Mathilde v. Tuszien), «Vermittler im Streit - Hugo von Cluny» (Paris, BNF, lat. 11826: a. 1106, Brief Heinrichs IV. an Abt Hugo u. den Konvent v. Cluny; lat. 17716: Anfang XIII. Jh., liturgisch-historiographische Sammelhs.; lat. 1087: Ende XI. Jh., Graduale aus Cluny; Parma, Bibl. Palatina, Parm. 1650: a. 1090-1100, De virginitate sanctae Mariae des Ildefons v. Toledo), «Der Bischof im Konflikt - Das Zeitalter des Investiturstreits» (Köln, Erzbfl. Diözesan- und Dombibl., 139: Mitte XII. Jh., Pontifikale, Bd. 1; Freiburg i.Br., UB, 7: um 1040, Decretum Burchards v. Worms; Kassel, UB. Landesbibl. und Murhardsche Bibl., hist. 4° 12: um 1160, XI. Jh., Vita Meinwerci, Vita Meinulfi; Valenciennes, BM, 502: 2. Hälfte XI. Jh., erste Vita des hl. Amandus; Vat. lat. 630: um 860: Ps.-isidorische Dekretalen; Bamberg, SB, Msc. Patr. 48: 1. Viertel XII. Jh., De investitura episcoporum; Msc. Bibl. 87: 2. Hälfte X. Jh, XII. Jh., Privilegium Paschalis' II. von 1111; Vat. lat. 1984: frühes XII. Jh., Wormser Konkordat: Privilegium Calixtinum, Privilegium Heinricianum; Göttweig, Bibl. der Benediktinerabtei, 49 (rot), 43 (schwarz): um 1160/1170, Explanatio in Cantica canticorum des Rupert v. Deutz; Paris, BNF, lat. 2903: 2. Viertel XII. Jh., Epistolae des Meinhart; Trier, Stadtbibl., 1081/29: XI. Jh., Briefe Erzbf. Annos v. Köln an Papst Alexander II.; Darmstadt, Universitäts- u. Landesbibl., 945: um 1180-1181, Vita Annonis minor; Halle, Frankesche Stiftungen, AFSt/H P 15: um 1105-1110, Vita Annonis maior), «Vom Einzelkloster zum Reformverband» (Bamberg, SB, Msc. Lit. 152: kurz vor 1112, Consuetudines (Constitutiones Hirsaugienses) für das Kloster Michelsberg in Bamberg; Münster, Staatsarchiv, Studienfonds 74: a. 1071-1088, Evangeliar aus dem Stift Liebfrauen Überwasser in Münster), «Die Fürsten - Haupt des Reiches», «Die Städte - Neue Kraft im Reich», «Der harte Tod der Helden» (Jena, Thüringer Universitäts- u. Landesbibl., Bos. q. 6: drittes Viertel XII. Jh., Chronik des Otto v. Freising; München, BSB, lat. 14095: Anfang XII. Jh., Vita Heinrici IV. imperatoris), «Der Streit um die rechte Weltordnung» (Firenze, Laurenziana, Pl. 19.34: 3. Viertel XI. Jh., Libri tres adversus simoniacos des Humbert v. Silva Candida; Uppsala, UB, C 88: um 1085-1089: Sieben Bücher an Kaiser Heinrich IV. des Benzo v. Alba; Bruxelles, BR, 5576-5604: Anfang XII. Jh., Brief des Wenrich v. Trier an Gregor VII.; Karlsruhe, BLB, Rastatt 27: XII. Jh., Liber ad Gebehardum des Manegold v. Lautenbach), «Heinrich III. und die Anfänge der Kirchenreform» (Uppsala, UB, C 93: um 1050, Evangeliar aus Goslar; Bremen, Staats- u. Universitätsbibl., b. 21: a. 1039-1043, Perikopenbuch Heinrichs III.), «Reformzentren in Mittelitalien» (Vat. Pal. lat. 3: drittes Viertel XI. Jh., Palatina-Bibel; Admont, Bibl. des Benediktinerstifts, C: vor 1088, Bibel Gebhards v. Salzburg; München, BSB, lat. 13001: vor 1084, Riesenbibel Heinrichs IV.; Vat. lat. 12958: Ende XI. Jh. (?), Pantheon-Bibel; Firenze, Laurenziana, Pl. 17.27: drittes bis letztes Viertel XI. Jh., Evangeliar aus Santa Cecilia in Trastevere (Rom); Bamberg, SB, Msc. Bibl. 41: zweites Drittel XI. Jh., Moralia in Iob Gregors d. Gr.; Montecassino, Archivio dell'Abbazia, 99: a. 1072, Homiliar; Paris, Mazarine, 364: a. 1099-1105, Breviar des Oderisius v. Montecassino), «Reformzentren im Norden» (Stuttgart, WLB, hist. 4° 147: um 1150, Reichenbacher Schenkungsbuch; Paderborn, Erzbischöfl. Akademische Bibl. (Depositum Dechaneibibl. Höxter), Hux. 25: um 1090, Constitutiones Hirsaugienses; Darmstadt, Universitäts- u. Landesbibl., 929: um 1170, Hirsauer Rituale; London, BL, Egerton 809: um 1090-1100, Festlektionar; Stuttgart, WLB, poet. et phil. 2° 33: um 1130 bis vor 1140, Etymologiae des Isidor v. Sevilla; brev. 123: um 1140-1150, Missale; brev. 128: um 1140-1150, Kollektar; Schaffhausen, Stadtbibl., Min. 18: 1070-1080, Augustinus, Homilien zum Johannesevangelium; Min. 39: 1080-1096, Augustinus, Kommentar zum Buch Genesis; Einsiedeln, Stiftsbibl., 1 (8): 2. Viertel XI. Jh., Bibel; Sankt Gallen, Stiftsbibl., 340: 3. Viertel XI. Jh., XII.-XV. Jh., Missale; Stiftsarchiv, Fab. 2: um 1070-1080, Liber aureus Fabariensis; Montecassino, Archivio dell'Abbazia, 437: a. 1052-1065, Evangeliar der Judith v. Flandern; Fulda, Hochschul- u. Landesbibl., Aa 35: um 1120-1130, Kollektar; Aa 6: um 1120-1130, Sequentiar, Graduale, Sakramentar; Wien, ÖNB, 9, I-IV: a. 1102-1126, Totenbuch des Klosters St. Blasien; St. Paul im Lavanttal, Bibl. des Benediktinerstifts, 60/1: um 1108-1125, liturgische Sammelhs. (sog. Bernauer Missale); Paris, BNF, lat. 1231: zwischen 1060 und 1084, Pontifikale Bf. Ottos v. Regensburg; München, BSB, lat. 23343: gegen 1100, Evangeliar aus Benediktbeuern; lat. 13032: 2. Viertel XII. Jh., In Mathaeum des Hrabanus Maurus; New York, Pierpont Morgan Libr., M. 780: um 1075-1080, Perikopenbuch des Custos Berthold), «Bischof Imad von Paderborn - Architektur, Liturgie und Kunst in seiner Zeit» (Vat. Pal. lat. 482: XI./XII. Jh., Sammelhs.; Trier, Domschatz, 63: vor 1000, Evangeliar mit Reliquienverzeichnissen des Klosters Abdinghof in Paderborn; Vat. Reg. lat. 497: XI./XII. Jh., Sammelhs. mit Heiligenviten; Den Haag, Museum Meermanno-Westreenianum, 10 A 3: ca. 1050, Hieronymus, Briefe; Oxford, Bodl. Libr., Auct. F.1.16: sec. X. u. XI., Vergil und Servius; Mainz, Stadtbibl., II 6: 2. Drittel XI. Jh., Evangeliar aus Hilwartshausen; Berlin, Staatl. Museen zu Berlin, Kupferstichkabinett, 78 A 1: Mitte XI. Jh., Evangeliar; Göttingen, Niedersächs. Staats- u. Universitätsbibl., theol. 37: Ende XI./Anfang XII. Jh., Evangeliar aus Rhoden), «Wege der Romanik - Alte und neue Zentren der Kunst» (Tournai, Bibl. du Séminaire, 1: a. 1084, Bibel von Lobbes; Bruxelles, BR, II 179: ca. 1100, Flavius Iosephus, Antiquitates, Bellum Iudaicum; London, Privatbesitz: 4. Viertel 11. Jh., Bibel aus St. Maximin in Trier; Koblenz, Landeshauptarchiv, Best. 701 Nr. 110: um 1080, Bibel aus Koblenz; London, BL, Harley 2821: um 1060-1070, Evangeliar; Trier, Stadtbibl., 1378/103: Anfang XII. Jh., Vita s. Willibrordi und Flores epytaphii sanctorum des Thiofrid v. Echternach; Berlin, Staatl. Museen zu Berlin, Kupferstichkabinett, 78 A 3: um 1070, Evangeliar aus Abdinghof in Paderborn; Freiburg i.Br., UB, 360a: um 1070, Sakramentar aus Gladbach; München, BSB, lat. 14055: um 1124-1126, De victoria verbi Dei des Rupert v. Deutz; lat. 14355: um 1126, De divinis officiis des Rupert v. Deutz; Köln, Museum für Angewandte Kunst, inv. Nr. 09/68: um 1130, Hugo von St. Viktor De tribus diebus [fragment]; London, BL, Harley 2889: um 1130-1140, Siegburger Lektionar; Köln, Hist. Archiv, Best. 7010 Nr. 312A: um 1130-1140, Evangeliar von St. Pantaleon in Köln; Paris, BNF, lat. 17325: um 1120/1130, Pariser Perikopenbuch), «Der Kunstkreis Helmarshausen» (Trier, Bistumsarchiv, Abt. 95 Nr. 62: XII. u. XIII. Jh., Sammelhs. mit Heiligenviten aus Kloster Abdinghof; Domschatz, 137/133/65: letztes Viertel XI. Jh., Evangeliar; 139/110/68: 4. Viertel XI. Jh., Evangeliar aus Helmarshausen; 138/64: um 1100, Evangeliar; Los Angeles, Paul Getty Museum, Ludw. II 3 (83.MB.67): um 1120-1130, Evangeliar; Uppsala, UB, C 83: um 1140, Evangeliar des Lunder Doms; København, KB, Thott 21 4°: gegen Mitte XII. Jh., Evangeliar aus Lund; Münster, Staatsarchiv, Mscr. I 133: vor/um 1158, Liber vitae von Corvey; Vat. lat. 8557: 2. Viertel XII. Jh., Bibel aus Malmédy), «Kunsttechnik und Bildungskanon um 1100» (Wien, ÖNB, 2527: 1. Hälfte XII. Jh., De diversis artibus des Theophilus; Wolfenbüttel, HAB, Gud. lat. 69: 1. Hälfte XII. u. XV. Jh., De diversis artibus des Theophilus; Sélestat, Bibl. Humaniste, 17: frühes X. Jh., kunsttechnische Sammelhs.; Bern, Burgerbibl., A 91 Nr. 17: Ende XI. Jh., De clarea; Montecassino, Archivio dell'Abbazia, Compactiones XXII: 1. Hälfte XI. Jh., Fragmente eines Graduales aus Montecassino; Köln, Diözesan- und Dombibliothek, Dom 192: 1. Hälfte 11. Jh., Calcidius, Übersetzung und Kommentar zu Platons Dialog Timaios; München, BSB, lat. 14689: 1. Hälfte XII. Jh., mathematisch-astronomische Sammelhs.; Wolfenbüttel, HAB, Gud. lat. 334: XI./XII. Jh., Micrologus de musica des Guido v. Arezzo; Cologny, Fondation Martin Bodmer, C 74: a. 1071, Graduale von Santa Cecilia in Trastevere (Rom); Einsiedeln, Stiftsbibl., 366: XI./XII. Jh., Ostersequenz Victimae paschali laudes des Wipo; Stuttgart, WLB, fragm. 53: 1. Hälfte XII. Jh., Antiphonarfragment; bibl. 4° 36: um 1125-1135, Cantatorium aus Zwiefalten; Vat. Pal. lat. 39: Ende XI. Jh., Psalter vom Heiligenberg bei Heidelberg; Leiden, Bibl. der Rijksuniversiteit, BPL 130: um 1100, Expositio in Cantica canticorum des Williram v. Ebersberg; New York, Pierpont Morgan Library, M. 863: 1. Hälfte 12. Jh., Abdinghofer Blutsegen), «Stiftungsintention und Jenseitsvorsorge» und «Canossa - Das Nachleben» (Paderborn, Erzbischöfl. Akademische Bibl., Inc. 66: Augsburg 1496, Liber chronicarum des Hartmann Schedel). Dem Anhang sind ein Abkürzungsverzeichnis, eine Bibliographie, eine Liste der Leihgaben nach Aufbewahrungsorten sowie ein Abbildungsnachweis beigegeben. (Michael Bachmann)
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Al riguardo della scoperta della reliquia del sanguis Domini a Mantova si registrano due episodi menzionati in testi coevi: la prima inventio è riportata negli Annales regni Francorum in una rubrica relativa all'anno 804; la seconda, del 1048, ha come testimone fondamentale il Chronicon di Ermanno Contratto. L'A. propone un excursus relativo alle fonti, raccolte nell'appendice I (pp. 175-80) e confrontate per quanto riguarda alcuni passi nelle appendici II e III (pp. 181-9). Per il caso più antico le fonti coeve o di poco successive consistono negli Annales regni Francorum, Annales Tiliani, Annales Maximiani, Annales Mettenses priores, nel Chronicon di Reginone di Prüm, negli Annales Fuldenses e nel Chronicon Viennensis del vescovo di Vienne, Adone, che però propone una versione molto più libera rispetto agli schemi dei testi precedenti; il Chronicon di Bernoldo, il Chronicon di Ugo di Verdun, il Chronicon universale di Eccardo e il Chronicon dell'Annalista Saxo. Per quanto concerne la seconda inventio del 1048, l'A. segnala come principali referenti il Chronicon di Ermanno Contratto, gli Annales Augustani e gli Annales Zwifaltenses, oltre alle già citate opere di Eccardo e Bernoldo. Insieme alla fonte primaria costituita dal testo di Ermanno, risulta fondamentale per la comprensione degli eventi, anche se redatto posteriormente, il De inventione sanguinis Domini, noto grazie all'unico codice superstite, Cambridge, Fitzwilliam Museum, McClean 101 (ff. 1v-2v). Ripercorrendo la vicenda l'A. ricorda come Carlo Magno, venuto a conoscenza del ritrovamento della preziosa reliquia a Mantova, chiese a Leone III di svolgere un sopralluogo; il pontefice riconobbe la reliquia come autentica e autorizzò Carlo, secondo la tradizione, a conservare una porzione del pegno divino. Dal punto di vista storiografico si è dimostrata la volontà dell'imperatore di qualificare un borgo come Mantova in funzione anti-bizantina, anche se l'A. esclude che questa prospettiva politica possa aver influito sulla scelta di insignire di una reliquia così importante un centro minore; Carlo «reagisce» ad un evento già accaduto, assumendo un ruolo investigativo e non assertivo. In secondo luogo l'ipotesi di una regia imperiale viene depotenziata dalla natura stessa della reliquia cristica, che si normalizzerà soltanto mezzo secolo più tardi in rapporto al sacramento eucaristico. L'A. studia le motivazioni che sottendono all'inventio carolina di Mantova, verificandone la connessione con il modello cristologico, coscientemente utilizzato nel processo di definizione del potere imperiale. In questo contesto si ripercorrono gli scritti di E.H. Kantorowicz e di M. Maccarrone che hanno studiato «in chiave ecclesiologica e socio-politica, il rapporto tra maestà imperiale e Cristo» (p. 48). Alcuni modelli vengono proposti per impostare un'analisi iconografica di questi temi, come nel caso del frontespizio dei Vangeli di Aquisgrana, opera eseguita intorno al 973 presso l'abbazia benedettina di Reichenau (Aachen, Domschatz., G. 25 «Evangeliar Liuthars»), che riporta l'immagine dell'imperatore in trono con il corpo sezionato da un velo che separa la parte ancora terrena da quella già inclusa nella sfera celeste; lo stesso E.H. Kantorowicz ha assimilato questa soluzione ad alcuni modelli iconografici dell'Ascensione, evidenziando poi i precisi rimandi al Cristo pantocrator di influenza bizantina. L'A. sottolinea l'importanza della reliquia del sangue, che rispetto alle reliquie della Passione, estrinseche rispetto alla persona divina, riusciva a mettere i fedeli in diretto contatto con la corporeità di Cristo. La seconda inventio costituisce in concreto la codificazione della riscoperta della reliquia mantovana, avvenuta nel 1048. Nel quadro di questa ridefinizione del culto viene studiata la «rotonda» della chiesa di San Lorenzo, costruita appunto nei pressi dell'area dove la reliquia era stata conservata e poi «ritrovata», dove sorgeva il monastero benedettino di Sant'Andrea. La chiesa, eretta tra l'XI e il XII secolo e forse utilizzata come cappella del palatium marchionale di Matilde di Canossa, presenta cicli pittorici incentrati sulla figura del Cristo. La seconda inventio avviene nel pieno della riforma gregoriana: «la storia del sanguis Domini Mantue si mostra, in questa chiave di lettura, la storia di un simbolo che si riattiva nei momenti di più acuto passaggio di identità» (pp. 170-1). Il volume si conclude con le già ricordate appendici I «Le fonti letterarie per l'804 e per il 1048», II «Le fonti della prima inventio» e III «Le fonti della seconda inventio», mentre nelle appendici IV «De inventione sanguinis Domini» e V «De translatione sanguinis Christi», vengono editi i testi, ricordando che Enrico III richiese di portare da Mantova in Germania la particella del prezioso sangue, poi donata in segno di pacificazione al Conte Baldovino V di Fiandra. (Silvia Agnoletti)
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