Il libro è la versione rivista della tesi sostenuta dall'A. presso l'Università della Sorbona nel 2000. Il lavoro si articola in due parti: la prima è di taglio storico e si intitola: «Grégoire de Rimini, théologien philosophe». In essa l'A. sintetizza i risultati conseguiti dalla critica degli ultimi decenni raccogliendo i dati biografici dell'autore e le informazioni sull'ordine degli agostiniani nel XIV secolo. Precisa il contesto intellettuale dell'università di Parigi negli anni in cui Gregorio vi studiò, descrive lo
Studium generale di Bologna frequentato dal pensatore e, infine, fa il punto sulle condanne dell'occamismo degli anni 1345-1346. L'A. prende in esame anche la fortuna di Gregorio nel XVI secolo, e la sua presunta influenza su Lutero, nonché nel XVII secolo presso Mersenne, Bayle e Leibniz. La seconda parte, più filosofica, è intitolata «L'assentiment et son objet» ed esamina approfonditamente l'opera principale di Gregorio, la
Lectura sulle
Sententiae cercando di proporre una nuova indagine dell'etichetta di «nominalista» attribuita a Gregorio soprattutto nel XVII secolo e che la critica contemporanea ha messo spesso in dubbio. L'A. discute l'opinione diffusa secondo cui per Gregorio, al seguito di Adamo di Wodeham, l'oggetto della conoscenza è il significato della proposizione, un
complexe significabile che si distingue dalla proposizione e al quale egli attribuisce una realtà, in opposizione quindi al pensiero di Ockham. L'A. pone la problematica in relazione con le teorie più antiche dell'
enunciabile e mediante lo studio minuzioso del prologo della
Lectura, dove Gregorio tratta specificamente la questione, fornisce un'interpretazione della posizione di Gregorio opposta a quella tradizionale, facente capo a H. Elie. L'A. dimostra, in effetti, che per Gregorio il significato della proposizione, che è l'oggetto della conoscenza, non è nulla, nel senso che soltanto le essenze sono; in questo modo Gregorio resta coerente all'ontologia ockhamista. Egli distingue tale significato dallo «stato-della-cosa», il
sic esse, che è la causa della verità o della falsità di una proposizione e quindi del suo significato. Gregorio quindi si separa da Ockham perché distingue la proposizione dal suo significato, ma non si allontana invece dall'ontologia ockhamista. Il lavoro dell'A. dimostra quindi l'inadeguatezza dell'opposizione proposta dalla critica contemporanea fra i maestri che, come Ockham, non distinguono la proposizione dal suo significato e quelli che considerano che l'oggetto della conoscenza risiede non nella proposizione ma nel suo significato. Inoltre, fra i fautori del
complexe significabile, l'A. sottolinea che Gregorio si oppone a quelli che, come Nicola Oresme, gli attribuiscono una forma di realtà e quindi sostengono un'ontologia proliferante. Il quadro presentato dall'A. mostra quindi una complessità di punti di vista e di soluzioni che apre ad ulteriori interessanti approfondimenti. Recensione di Jean-François Genest in «Revue des études augustiniennes et patristiques» 54 (2008) 181-2. (Irene Zavattero)
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