Versione inglese e aggiornata del volume
I diritti del Medioevo Italiano (secoli XI-XV) Roma 2000 (cfr. MEL XXVI 13094). Nelle prima delle tre parti di cui il volume si compone («The Imperial Roman Legacy and the Characteristics of the Eleventh Century») l'A. tratta la questione del recupero dei testi giustinianei (specialmente il
Codice e il
Digesto) in ambito universitario contestualizzando il prezioso apporto delle glosse di Irnerio, tese soprattutto a razionalizzare e ad appianare le contraddizioni interne ai testi. Si pone poi il problema del diritto in Italia prima di Irnerio delineando la continua interferenza tra diritto bizantino (specialmente l'
Ecloga di Leone III Isaurico) e diritto longobardo in Italia meridionale; mettendo in luce l'importanza del diritto longobardo in Italia settentrionale anche dopo la conquista carolingia (ben attestato dalla compilazione del cosiddetto
Liber Papensis che conteneva gli editti dei sovrani longobardi insieme ai capitolari per l'Italia e dalla più tarda
Expositio ad librum Papiensem) e l'uso del diritto romano specialmente attraverso l'
Epitome Iuliani e l'
Authenticum. Si tratteggia poi l'origine e la storia del diritto canonico prima di Graziano, con particolare attenzione verso la
Collectio Dionysio-Hadriana e le
Decretales pseudo Isidoriane. L'A. esamina infine il problema della diversificazione dell'evoluzione delle prassi giuridiche in Italia settentrionale e meridionale valutando in che modo i poteri locali controllavano i territori, come si manifestava l'amministrazione pubblica (a tal proposito si indaga l'origine dello
ius feudorum) e quali erano le modalità in cui si svolgevano i processi (più in dettaglio il
placitum di Marturi, 1076). La seconda parte del volume («The Triumph of Juridical Pluralism: Co-existing Laws and the Foundation of the «ius commune», c. 1100-1250») indaga le svolte più significative che nell'XI e nel XII sec. investirono i diversi sistemi normativi. L'università di Bologna garantisce la riscoperta del diritto romano; si assiste alla sistematizzazione del diritto canonico (l'A. si sofferma sul
Decretum di Graziano sottolineando come la Curia gli preferisse la
Compilatio I di Bernardo di Pavia e, più tardi, le decretali di Gregorio IX) e alla proliferazione di collezioni di norme che si sviluppano in determinati contesti territoriali per disciplinare le abitudini degli abitanti di una determinata area o per regolamentare specifici gruppi sociali (l'A. discute esempi particolari di legislazioni approntate per regolamentare la vita cittadina tra cui la
Tabula de Amalpha, gli statuti veneziani o quelli di Pisa, l'elaborazione di collezioni di leggi regie tra cui in particolare le costituzioni di Melfi, la codificazione di diritto commerciale-marittimo e infine la genesi del diritto feudale esaminando ad esempio i
Libri feudorum di Oberto). L'A. poi si dedica in modo più approfondito al contesto universitario esaminando le caratteristiche delle opere redatte dai giuristi; in particolare distingue diverse forme letterarie originate dall'uso della glossa (
distinctiones,
quaestiones,
consilia,
dissensiones dominorum,
casus,
brocarda/
regulae iuris,
summae,
tractatus e
ordines iudiciarii/
arbores actionum/
libelli); definisce infine lo
ius commune («continental common law») come particolare creazione dei giuristi accademici: legislazione scritta civile e canonica, usata dalle autorità pubbliche laiche ed ecclesiastiche per superare le contraddizioni derivate dal pluralismo giuridico e come modello per la codificazione delle proprie legislazioni. La terza parte del volume («The Triumph of the System of
ius commune, Mid XIII-XV Century») presenta il XIII sec. come cornice a un'ulteriore fase di sviluppo del diritto. In particolare viene segnalata l'importanza dell'attività di Bartolomeo di Sassoferrato nell'ambito della tradizione dello
ius commune. L'
opinio Bartoli infatti assunse tra i posteri garanzia di autorità. L'A. poi valuta quanto la tradizione dello
ius commune influì sulle legislazioni locali italiane intorno al XIII sec: gli statuti veneziani e quelli pisani vennero provvisti di annotazioni mentre Marino di Caramanico si premurò di compilare una
Glossa ordinaria al
Liber Augustalis. Si pone infine l'obiettivo di mostrare come lo
ius commune riuscì a imporsi sui diversi sistemi normativi come strumento essenziale dei legislatori e dei notai tornando a descrivere gli sviluppi dello
ius proprium (si esaminano specialmente statuti e leggi suntuarie; legislazioni regionali, tra cui ad esempio le
Constitutiones Aegidianae o i
Decreta Sabaudie ducalia) e soffermandosi poi sugli sviluppi che caratterizzarono l'amministrazione della giustizia. In appendice l'A. propone una bibliografia commentata della storia del diritto (pp. 361-410). Chiude il volume l'indice alle pp. 411-27. (Maddalena Betti)
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