L'A. analizza l'ambiente culturale della corte imperiale ad Aquisgrana, centro degli studi matematici ed astronomici nel periodo compreso fra il 794 e l'840 d.C. Il problema scientifico dibattuto alla corte nel periodo considerato fu di duplice natura: da una parte la
vexata quaestio del computo della festa variabile della Pasqua; dall'altra la
Geometria I pseudo-boeziana, probabilmente da far risalire agli anni 780-810 e contenente i primi quattro libri degli
Elementi di Euclide. Le altre iniziative ascrivibili all'ambiente culturale della corte carolingia furono: le
Propositiones ad acuendos iuvenes, la raccolta più antica in latino di problemi matematici attribuita ad Alcuino; l'opera astronomica-cosmografica di Dicuil; la
Geometria incerti auctoris, originariamente ritenuta parte della
Geometria di Gerberto di Aurillac e probabilmente scritta nel IX sec., forse prima dell'840 dall'Astronomo, autore della vita di Ludovico il Pio. Dopo una ricognizione generale sullo stato degli studi di scienze naturali alla corte carolingia, l'A. passa ad esaminare l'influenza delle tradizioni greca e latina. È così esaminato il ruolo di Platone, Arato, Varrone, Vitruvio, Plinio, Lucrezio, Erone, Igino, Pappo, Teone, Materno, Calcidio, Macrobio, Marziano Capella, Boezio e Cassiodoro. Per il computo della data della Pasqua furono specialisticamente utilizzati le opere di Clemente, Dionigi il Grande, Agostino. Fra le tradizioni esaminate e relate all'ambiente culturale carolingio in questioni di computo, anche quella bizantina: nella fattispecie Pacomio e i cicli pasquali dei Patriarchi Teofilo e Cirillo di Alessandria; l'opera di Giovanni Malalas; il
Computo di Massimo il Confessore; la produzione di Giovanni Damasceno. In particolare lo studio di Massimo fu introdotto in Francia al tempo di Scoto Eriugena. L'A. passa ad esaminare lo stato degli studi in Gallia e tratta delle figure di Ausonio di Bordeaux, tutore di Graziano, Ilario di Poitiers, Cesario di Arles e Vittorio di Aquitania. Il
Cursus Paschalis di quest'ultimo fu sistemato da Dionigi il Piccolo. Dell'ambiente spagnolo sono considerati i lavori di Paolo Orosio, Leandro ed Isidoro di Siviglia (di quest'ultimo in particolare le
Etymologiae) e Giuliano di Toledo. Alcuni carolingi entrarono direttamente in contatto con l'ambiente spagnolo: Pirmino, Teodulfo d'Orléans, Benedetto d'Aniane, Claudio di Torino e Prudentio di Troyes. L'ultima parte del saggio concerne la trasmissione della conoscenza nella scuola di corte di Aquisgrana via Irlanda, Inghilterra e Lombardia.
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