Scritto tra l'aprile e il maggio del 1246 ed indirizzato al figlio Giovanni, medico chirurgo, il
Liber consolationis et consilii chiude la trilogia dei trattati morali di Albertano, iniziata nel 1238 con il
Liber de amore et dilectione Dei et proximi e proseguita poi con il
Liber de doctrina dicendi et tacendi (1242). Con essi il giurista bresciano dava corpo al progetto di quella che l'A. definisce una vera e propria «arte della cittadinanza, una paideia specificamente comunale», finalizzata a calare nella concreta realtà politica della civiltà urbana duecentesca gli insegnamenti ed i dettami etici della tradizione classica (Cicerone, le
Epistolae di Seneca, i
Disticha Catonis, Publilio Siro) e cristiana (la Bibbia, Martino da Braga, Pietro Alfonsi), oltreché naturalmente il patrimonio giuridico del Codice, del Digesto e del
Decretum di Graziano. Tale programma educativo trova appunto nel terzo
Liber il suo coronamento, attraverso una formula letteraria - quella della
similitudo, o narrazione allegorica - insolita per Albertano, ma pienamente adeguata all'argomento e alla natura dialettica della trattazione, il cui oggetto principale è costituito in effetti proprio dal tema del
consilium (mentre decisamente marginale vi appare quello della
consolatio, esaurito già nel primo capitolo). Il
consilium in questione è anzitutto il consiglio di famiglia indetto dal protagonista, il giovane Melibeo, su invito della moglie Prudenza - nome significativo - per decidere il da farsi dopo che tre vicini si sono introdotti in casa sua percuotendo quest'ultima e ferendo la loro figlia. È stata infatti la stessa Prudenza a dissuadere Melibeo, disperato per l'accaduto, ad abbandonarsi alle lacrime (motivo della
consolatio), suggerendogli invece di convocare sulla questione una riunione di amici e parenti di provata fedeltà, per regolarsi in base al loro pronunciamento. Ma è poi di nuovo la donna a giocare un ruolo centrale nella seconda parte - più teorica - del trattato, allorché l'assemblea convocata da Melibeo (ed a cui ha preso parte una moltitudine eterogenea di uomini di differente età e professione, tra i quali medici, causidici e adulatori di varia natura) si è espressa a maggioranza in favore della vendetta. Nella sua qualità di consorte dell'offeso e di vittima diretta dell'aggressione, Prudenza avanza dubbi su una decisione presa da molti ma non dai più saggi, rivendica il proprio diritto di parola sulla questione e, respingendo i pregiudizi antifemminili di Melibeo, si dichiara apertamente portavoce della virtù - la
prudentia, appunto - che sempre deve presiedere alla deliberazione ed all'assunzione del
consilium. (Lorenzo Paudice)
Riduci