Il saggio, diviso in due parti, affronta prima la
damnatio memoriae che Ubertino ha subito per tutto il Trecento, e poi fornisce una sintesi della diffusione manoscritta dell'
Arbor vitae, in modo da rendere conto dello slancio di interesse che a partire dai primi anni del '400 venne riservato agli scritti ubertiniani. Auspicando la realizzazione di un'edizione critica dell'
Arbor, l'A. sottolinea come sia preliminarmente necessaria una ricognizione dei testimoni manoscritti che non è ancora stata condotta in modo soddisfacente. Allo stato attuale delle ricerche una rappresentazione cartografica dei testimoni conservati appare all'A. il modo più efficace per rendere visibile la circolazione manoscritta del capolavoro ubertiniano. Quattro sono i codici di origine italiana o spagnola, segnalati nel saggio, che contengono il testo dell'
Arbor vitae nella sua interezza (o comunque in larga misura): Cardiff, Public Libr., 3244; Modena, Bibl. Estense, lat. 734; Saint Bonaventure, NY, Saint Bonaventure University, Holy Name 77 e Soria, Bibl. Pública, 28 H. Vengono poi segnalati altri codici che contengono invece solo frammenti dell'opera: Augsburg, SB, 8° 3 e 8° 2; Düsseldorf, UB, B. 147; Firenze, BNC, II.XI.79; Göttingen, UB, Theol. 121 8°; Liège, Grand Séminaire, 6 G 17 e 6 N 1; Namur, Musée des Arts Anciens du Namurois, Fonds de la ville 161; Roma, Archivio Generale dei Padri Carmelitani, III Varia 1 (
olim III.556.A). (Elena Somigli)
Riduci