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Il lungo saggio discute anzitutto le opinioni sinora espresse dagli studiosi rispetto all'origine della notazione neumatica (inventata - secondo i più - dai Franchi agli inizi del IX secolo), normalmente collegata alla riforma ecclesiastica, liturgica e musicale voluta dai carolingi. Si sofferma in particolare sui lavori della musicologa francese S. Corbin (1903-1973) per l'origine dei neumi - con elenco dei manoscritti con notazione del IX secolo da lei segnalati: Autun, BM, S 4 e S 19; Berlin, SB, theol. lat. 2°58; Vat. Reg. 215 e Ottob. lat. 313; Heidelberg, UB, Pal. lat. 52; Oxford, Bodl. Libr., Auct. F.4.26; Paris, Bibl. de l'Arsenal, 227 e 612; Paris, BNF, lat. 2291, lat. 2832, lat. 8093 e lat. 17436; Sélestat, Bibl. Humaniste, 1; Tours, BM, 184; Valenciennes, BM, 148 (St. Amand) - e su quelli del filologo tedesco E. Auerbach (1892-1957) per la renovatio carolingia. L'A. vuole dimostrare come il cambio di visione della realtà in epoca carolingia sia collegato ai profondi cambiamenti della struttura della società e alla nascita di una specifica forma (la notazione neumatica) che intende rendere visibile il sensoriale. Gran parte del lavoro deriva dalla tesi di laurea (Master) discussa dall'autore nel 2007 all'Università di San Paolo. La seconda parte del saggio, intitolata «The Mass», prende in considerazione gli ordines Romani, in particolare descrive in dettaglio il cerimoniale e analizza i vocaboli riferiti al canto nel primo ordo, nel quarto, nel sesto e nel settimo (gli ultimi tre più attenti agli eventi sonori del rito). L'A. osserva come il verbo dicere sia utilizzato nel primo ordo per tutti i tipi di intonazione cantata, dalla semplice orazione, al Canone, alla lettura del Vangelo, al canto melismatico del responsorio graduale. In altri testimoni al posto di dicere è usato il verbo cantare; per epistole e Vangelo si usa talvolta legere e per il communio con versetti salmodici è usato il verbo psallere. L'A. rifiuta poi l'interpretazione, data talvolta da M. Andrieu, del verbo psallere come sinonimo di ascendere (salire) nel quarto ordo, sottolinea l'attenzione a diversificare i verbi relativi al canto nel sesto ordo (scritto attorno all'850 forse a Metz) e discute le locuzioni dicit in altum e interveniente nullo sono del settimo ordo (di epoca carolingia). Si sofferma poi sulle expositiones missae, un genere nato in Francia nella metà dell'VIII secolo come commento del testo della liturgia eucaristica, e in particolare sul lessico riguardante il canto nel testo anonimo dell'ottavo secolo conosciuto come Primum in ordine, sul De musica disciplina di Aureliano di Réôme, sul Quotiens contra se (fine dell'VIII o inizio del IX secolo) e sulle expositiones di Remigio di Auxerre nel Liber de divinis officiis e di Rabano Mauro nel capitolo 33 del De clericorum institutione. La terza parte, intitolata «Baptism», riguarda l'indagine lessicale dei termini musicali che si incontrano nel rito del battesimo così come è descritto negli ordines e nei sacramentari dell'VIII e IX secolo; sono considerati i mss. Vat. Reg. 316 (Chelles, VIII sec.); Paris, BNF, lat. 7193 (Chelles, VIII sec.); Paris, BNF, lat. 12048 (Sacramentario di Gellone, VIII sec.); Reims, BM, 8 (St.-Thierry, VIII sec.); Paris, BNF, lat. 816 (Sacramentario di Angoulême); Wolfenbüttel, HAB, Weiss. 91 (4175) (inizio del IX sec.).
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Il codice Köln, Diözesan- und Dombibl., 1001a (ca. ... Leggi tutto

Il codice Köln, Diözesan- und Dombibl., 1001a (ca. 1033) offre l'occasione di discutere delle tavole dei canoni poste all'inizio dei Vangeli che caratterizzano i codici di Colonia fra X e XI secolo. Alla descrizione delle tavole del codice 1001a segue un breve stato dell'arte sull'iconografia delle tabulae canonum medievali, poco studiate dalla critica più datata ma entrate nell'interesse degli studiosi già dagli anni Trenta: si citano in questo contesto i codici: Köln, Dombibl., 56; Stadtarchiv, Wallraf 312; W* 381; Manchester, John Rylands UL, lat. 98; Paris, BNF, lat. 817; Trier, Domschatz, 61 (= Bistumsarchiv, Abt. 95, 420). Nella parte finale di questa sezione viene brevemente commentata la maggiore bibliografia critica inerente. In seguito, le tavole evangeliche di Colonia vengono confrontate con i più rilevanti esempi di analoghi apparati carolingi: per la corte di Carlo Magno si citano Paris, Arsenal, 599; Trier, Stadtbibl., 22; London, BL, Harley 2788; per l'area viennese si considerano i Vangeli Wien, Schatzkammer, «Krönungsevangeliar», messi in relazione con Aachen, Domschatzkammer, 4 e Brescia, Queriniana, E.II.9. Per la produzione di Tours si menzionano: Sankt Gallen, Stiftsbibl., 75; Autun, BM, S 19 (19 bis); Paris, BNF, lat. 1; per Reims: Epernay, BM, 1;'s Gravenhage, KB, 135.F.10; Mainz, Stadtbibl., II 3; Namur, Grand Séminaire, 43. Come gruppo a sé, afferente alla scuola di corte di Lotario I si ricordano: Berlin, SB, theol. lat. 2° 260 e Vat. Urb. lat. 3; si passa quindi all'area di Metz, con i codici Paris, BNF, lat. 9383 e lat. 9388; Darmstadt, UB, 1957; infine si considerano esempi della corte di Carlo il Calvo (Darmstadt, UB, 746; Paris, BNF, lat. 323 e lat. 324; Arsenal, 1171; München, BSB, Clm 14000) e francesi in generale: Porrentruy, Bibl. Cantonale Jurassienne, 34; Paris, BNF, lat. 11956 e lat. 257; Halle a.d. Saale, UB, Qued. 83; Köln, Schnütgen-Museum, G 531; Dombibl., 14; Lyon, BM, 431 (357). Un'altra sezione discute più nello specifico le varianti e le soluzioni dello stile di Colonia, prendendo le mosse dal già citato Köln, Stadtarchiv, Wallraf 312 e menzionando Würzburg, UB, M.p.th.f. 68; Paris, BNF, lat. 265, lat. 8851 e lat. 9383 (già citato); Berlin, SB, theol. lat. 2° 25 e theol. lat. 2° 1; Fulda, Landesbibl., Aa 44; Brescia, Queriniana, F.II.1; München, BSB, Clm 4453; Köln, Dombibl., 12; New York, Pierpont Morgan Libr., M. 755. Il paragrafo finale considera nell'insieme le caratteristiche e l'evoluzione dello stile di Colonia fra età carolingia e XI secolo alla luce della più significativa bibliografia critica. Le tavole a colori corredano la trattazione accompagnando il lettore. (Marianna Cerno)
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Nei secoli altomedievali la raffigurazione pittorica ... Leggi tutto

Nei secoli altomedievali la raffigurazione pittorica di Gregorio è piuttosto rara, ma troviamo il santo ritratto in alcune miniature. L'A elenca e descrive le immagini presenti nei seguenti codici: Vercelli, Bibl. Capitolare, CXLVIII, sec. IX in. (Homiliae in Hiezechielem), Berlin, SB, Phill. 1676, sec. VIII ex. f. 25v («Codice di Eginone»), Vat. S. Maria Maggiore 43, sec. IX (Regula pastoralis); Autun, BM, 19, sec. IX (sacramentario); Paris, BNF, lat. 1141, 893 ca. (frammento del «Sacramentario di Metz»); Trier, Stadtbibl., 1711, a. 983 (Registrum epistolarum); Sankt Gallen, Stiftsbibl., 390/1, 1000 ca. («Antifonario di Hartker»), Paris, BNF, lat. 817, sec. X ex. («Sacramentario di San Gereone di Colonia»); Ivrea, Bibl. Capitolare, LXXXVI, 1000 ca. («Sacramentario di Varmundo»); Wien, ÖNB, 1845, sec. XI (canon missae); Göttingen, UB, Theol. 231 2°, XI sec. (Sacramentarium Fuldense); Montecassino, Arch. dell'Abbazia, 73, a. 1022-1035 (Moralia); Nonantola, Tesoro dell'Abbazia, 1, sec. XI ex. (Cantatorium); Eton, Eton Coll., 124, XI sec. ex. (Vita Gregorii di Giovanni Diacono) e, con un certo salto cronologico, New York, PML, M. 360, ca. 1330-1335 (leggendario). Si evidenziano alcuni motivi ricorrenti, che hanno origine nelle agiografie del santo, come quello della colomba e successivamente dell'angelo che suggeriscono a Gregorio le sue opere, oppure quello del papa che detta al diacono i melismi, a simboleggiare il ruolo del pontefice nella riforma della musica nella liturgia. (Federica Landi)
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Catalogo edito in collaborazione con l'Institut de ... Leggi tutto

Catalogo edito in collaborazione con l'Institut de Recherche et d'Histoire des Textes in occasione della mostra Les Manuscrits d'Autun, une recouverte, tenutasi ad Autun nel 1995. Si fa riferimento in indice a tutti i codici descritti
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