L'impresa monumentale, coordinata da R. Sharpe, di ... Leggi tutto

L'impresa monumentale, coordinata da R. Sharpe, di dare alle stampe gli antichi documenti inventariali di natura libraria riconducibili alle biblioteche istituzionali anglosassoni, si arricchisce di questo tredicesimo volume (dei venti previsti dal piano dell'opera), articolato in tre tomi dedicati interamente all'abbazia benedettina di S. Agostino di Canterbury, la cui centralità nella storia spirituale e culturale inglese è ben nota sin dalla sua fondazione risalente alla missione evangelizzatrice voluta da papa Gregorio Magno (il curatore ne ripercorre la storia, a grandi linee, sino all'epoca di Enrico VIII nelle prime pagine dell'introduzione). I primi due tomi accolgono l'imponente catalogo di manoscritti, per la prima volta edito in versione integrale (parziale e imprecisa in alcuni punti risultava infatti la pubblicazione curata da M.R. James The Ancient Libraries of Canterbury and Dover Cambridge 1903, in quanto priva dell'«Index librorum»), composto da ben 1.777 voci. Il documento fu trascritto nelle carte che formano il codice di Dublin, Trinity College, 360, in un arco di tempo compreso tra il 1474 ed il 1497 da almeno cinque mani diverse, indicate dal curatore con le lettere da A ad E, utilizzando e, laddove necessario, aggiornando un esemplare più antico e oggi perduto, risalente ad almeno un secolo prima, ossia collocabile tra il 1375 ed il 1420: è merito dell'ed. aver dimostrato questo rapporto di dipendenza da un antigrafo catalografico deperdito attraverso la lettura in filigrana dei rimandi interni tra gli item che lo costituiscono e per mezzo dell'identificazione dei testi superstiti - 282 mss. in tutto - che rinviano a epoche separate da uno scarto temporale non certo indifferente. Esso si articola in tre sezioni: il registro topografico (ff. 1r-12r) inserito ex novo dalla mano D dopo il 1475; l'antico indice alfabetico per titoli e autori, indicato come Tabula (ff. 13r-25v); il catalogo vero e proprio (ff. 27r-96v), il cui originario compilatore ebbe cura di riportare anche l'incipit del secondo foglio di scrittura e, se noto, il nome del donatore o dell'eventuale confratello che tratteneva in prestito il libro; all'anonima mano seriore D si deve, invece, l'inserimento del complesso sistema di segnature alfanumeriche in cui la lettera D rimanda alla distinctio e la G al gradus, ovvero all'ubicazione materiale per banchi e per scaffali dei singoli volumi. La classificazione adottata risente fortemente della prassi di soggettazione già in uso presso gli studia anglosassoni coevi: al primo posto la Bibbia e le opere esegetiche seguite da testi devozionali e liturgici; la teologia morale, la filosofia naturale, opere profetiche, storiche, dictamina, vitae sanctorum, exempla et narrationes, scritti aristotelici e relativi commenti, le arti del Trivio e del Quadrivio, trattati di medicina e di logica, testi grammaticali, una sezione di poesia latina classica, un gruppo di scritti in antico inglese, le collectiones e quindi la collezione giuridica costituita dal diritto canonico e da quello civile (quest'ultima parte non pervenuta a causa della caduta dell'ultimo foglio). Ogni singola voce è corredata, per opera del curatore, di opportuni rimandi interni, dell'eventuale identificazione con il manoscritto superstite, indicandone con segni diacritici convenzionali il livello di attendibilità, di ulteriori chiarimenti sul potenziale donatore del libro (tra i più generosi Thomas abbas, forse identificabile con Tommaso di Findon, i monaci Giovanni da Londra e Michele de Northgate), di note di trascrizione capaci di mettere in ulteriore risalto le discrasie riscontrate o le difficoltà di lettura e di interpretazione. Il terzo tomo raccoglie, in ordine cronologico, altre sette testimonianze documentarie, altrettante appendici e gli indici (questi ultimi così articolati: incipitario e dictio probatoria dal secondo foglio di scrittura; indice dei manoscritti, degli autori, dei testi anonimi, dei donatori come pure degli originari possessori del bene librario, indice per segnature alfanumeriche originali, indice generale di raccordo). La più antica testimonianza è costituita da tre elenchi di codici donati da confratelli (33 volumi nel complesso) e annotati nel martirologio abbaziale (London, BL, Cotton Vitellius C. XII, ff. 121r, 138v, 151r) tra la fine del Millecento e l'inizio del secolo successivo; seguono alcuni excerpta tratti dalle Cronache di Thomas Sprot e di William Thorne (XIV sec.), la lista di dodici mss. dati in prestito a un confratello poco dopo il 1340 (Cambridge, UL, Ff. IV.40, f. 172v), i riferimenti al patrimonio librario presenti nello Speculum Augustinianum di Thomas Elmham (1414, Cambridge, Trinity Hall, 1); dalle filze archivistiche giunge invece notizia del contenzioso, sorto nel 1457, tra l'abate e John Gaywode, vicario della vicina chiesa di S. Paolo, reo del furto di nove codici (Canterbury, Cathedral Archives, City of Canterbury Corporation Archives, CCA-CC-J/P/Ia-c e CCA-CC-O/A/2). Completano il quadro documentario le notizie desunte dal bibliofilo John Leland nei De rebus Britannicis collectanea (prima del 30 luglio 1538) e nei più ampi Commentarii de scriptoribus Britannicis (1545 ca.). Le appendici sono dedicate a: 1. ricostruzione della sezione a fine catalogo in base al contenuto della Tabula posta a premessa; 2. enumerazione delle voci librarie presenti nell'indice ma non rinvenute in seno al catalogo; 3. rassegna dei 96 codici e un incunabolo di sicura provenienza dalla suddetta abbazia benché non menzionati nel catalogo; 4. rassegna dei 38 mss. riconducibili all'antico scriptorium abbaziale; 5. elenco dei 70 mss. attribuiti in passato erroneamente a Canterbury (i mss. citati in queste appendici vengono segnalati nell'indice del presente volume di «Medioevo latino»); 6. profili bio-bibliografici dei maggiori donatori librari; 7. lista delle 50 voci ca. contrassegnate dal compilatore con una sorta di a soprascritta di incerto significato; 8. annotazioni inserite da John Dee, dopo il 1574, data in cui entrò in possesso del codice dublinese. (Giovanni Fiesoli)
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