Commentando i
Parva naturalia di Aristotele, Alberto Magno aggiunge alcuni trattati propri, a esempio il
De intellectu et intellegibili, breve trattato sull'intelletto, particolarmente collegato al
De intellectu et intellecto di al-Farabi. Il trattato è diviso in due libri: il primo è a sua volta suddiviso in tre trattati (
De natura intellectus,
De per se intellegibili e il
De comparatione intellectus et intellegibile). Il secondo libro include un solo trattato riguardante i vari stadi del processo di perfezione che l'anima intellettiva subisce durante questa vita attraverso l'esercizio dell'attività intellettuale (
De perfectione naturali intellectus). Il processo culmina in una condizione in cui l'intelletto umano ottiene la conoscenza di Dio e delle sostanze separate, la condizione di massima felicità che si possa ottenere in questa vita. Il primo libro del
De intellectu et intellegibili fa postdatare il commento albertino al
De anima, il trattato
De nutrimento et nutrito e i commenti al
De sensu et sensato e al
De memoria et reminiscientia e fa anticipare la datazione dei commenti al
De somno et vigilia, i trattati
De spiritu et respiratione,
De motibus animalium,
De iuventute et senectute sive de aetate e i commenti al
De longitudine et brevitate vitae, al
De vegetabilibus e al
De animalibus. Il trattato sembra quindi risalire al 1256-1257. Visto il suo carattere di sintesi speculativa, fu da subito molto importante. La tradizione manoscritta consiste di 80 manoscritti databili tra il XIII e il XV sec.: 75 manoscritti contengono il testo intero o parti sostanziali di esso (Avignon, BM, 253 (149); Basel/Bâle, UB, A X 50; Bruxelles, KBR, 1192-1207; Cambridge, Gonville and Caius College, 507/385; Peterhouse, Mediaeval and Musical Manuscripts, 161; Cesena (Forlì-Cesena), Biblioteca Malatestiana, D.XXII.3; Vat. Borgh. 134; Ottob. lat. 2074; Urb. lat. 194; Urb. lat. 472; Vat. lat. 718; Vat. lat. 6759; Vat. lat. 11612; El Escorial, Real Biblioteca de San Lorenzo, e.II.9; Erfurt, WAB, Amplon. 4° 310; Erlangen, UB, 204 (Irm. 169); Firenze, Biblioteca Laurenziana, Plut. 83.1; BNC, Conv. soppr. I.3.20, Conv. soppr. I.7.21; Frankfurt a.M., Stadt- und Universitätsbibliothek, Praed. 39; Gravenhage 's, Museum Meermanno-Westreenianum, 10.A.9; Halle a.d. Saale, UB, Stolb.-Wernig. Za 27; Jena, Thüringer Universitäts- und Landesbibliothek, El. 2° 42; Kraków, Bibl. Jagiellonska, 1855, 2087; Liège, Bibl. de l'Université, 339; London, Wellcome Library, 12; Lucca, Biblioteca Statale, 1398; Milano, Bibl. Ambrosiana, H 129 inf.; N 9 sup.; München, BSB, Clm 317, Clm 6993, Clm 8001, Clm 18643; Napoli, BN, VIII.C.37; Oxford, Bodl. Libr., Bodl. 141, Canon. misc. 402, Digby 55, Digby 67, Laud misc. 628; Corpus Christi College, 235; Magdalen College, 174; Merton College 285 e 292; Paris, BNF, lat. 6512, lat. 6530, lat. 14712, lat. 16170; Pisa, Bibl. Cathariniana, 12; Pommersfelden, Gräflich Schönbornsche Bibl., 103 (2719) e 282; Praha, Archiv Prazského Hradu, Knihovna Metropolitní Kapituly, L. LXXVII (1323); Roma, Bibl. Angelica, 508; Saint-Omer, BM, 601 e 604; Salamanca, Universidad de Salamanca. Biblioteca General Histórica, Ms. 1786 e Ms. 1789; Sevilla, Bibl. Capitular y Colombina, 56-6-19; Strasbourg, BNU, 55; Stuttgart, WLB, HB I. 2 III e HB III. 35; Venezia, Bibl. Marciana, lat. VI. 15, lat. VI. 17, lat. VI. 20, lat. VI. 164, lat. Z. 290; Wien, Dominikanerkonvent 151/121; ÖNB, 2292; Wroclaw, BU, IV.Q.20 e Milich II 21; Zwettl, Bibl. des Zisterzienserstifts, 56, 301, 315, 390), mentre altri cinque manoscritti contengono frammenti (Frankfurt a.M., UB, Fragm. lat. VII 45; Heidelberg, UB, Sal. XIV 6, 1; Évora, Bibl. Pública, CXXV/2-21; København, Kongelige Bibliotek, Fragm. 738 e Wroclaw, BU, IV.Q.55) . Altri nove conservano abbreviazioni,
compendia o compilazioni del testo (Basel, UB, F.VI.17; Praha, Archiv Prazského Hradu, Knihovna Metropolitní Kapituly, M LXXXI; Erfurt, UB, Ca 4° 15; München, BSB, Clm 22297; Berlin, SB, theol. lat. fol. 601; Kraków, Bibl. Jagiellonska, 1855 e 2118; Wien, ÖNB, 3513 e Mainz, Stadtbibl., I 610) e un ulteriore manoscritto contiene
excerpta (Aachen, Bischöfliches Diözesanarchiv, 599). Anche la tradizione a stampa è molto consistente, infatti questo è il primo trattato albertino a essere accessibile a stampa e l'
editio princeps risale approssimativamente agli anni 1472-1473. La tradizione manoscritta del trattato non è solo vasta, ma anche molteplice. Sebbene la maggior parte dei manoscritti contenga copie complete o incomplete del trattato, come è possibile riscontrare nella tradizione a stampa, quindi consistente nei due libri, esiste anche un certo numero di mss. che preserva solo il primo libro e un più esiguo numero che preserva solo il secondo. In più, esistono anche alcuni mss. che, sebbene contengano entrambi i libri, non li preservano come un testo singolo e continuo, ma come due testi indipendenti, collocati in parti differenti del codice. Infine, un solo manoscritto (Oxford, Merton Coll., 292) presenta la situazione opposta: ciò che è tradito nel ms. è un testo composito che risulta dalla giustapposizione delle due copie del trattato, incompleto e di diverse estensioni: il primo include il libro I e l'inizio del libro II, mentre il secondo è una copia incompleta del libro I. L'A. fornisce (p. 165) uno specchietto che raggruppa i mss. per datazione e per contenuto. Alcuni mss., a esempio il Vat. lat. 718, contengono molte opere albertine. L'A. propone quindi di considerare la tradizione del testo come un processo in due stadi. Anzitutto ipotizza l'esistenza di un
exemplar a Parigi nel 1304 ca. Alcuni mss. dell'opera conservano inoltre i cosiddetti segni della
pecia, cioè indicatori derivanti dalla copia di un
exemplar universitario. In particolare, un manoscritto francese (XIII ex.-XIV sec. in.), il Vat. Borgh. 134, contiene nell'explicit i segni della
pecia, cioè i segni della transizione da una
pecia all'altra. Altri mss. sono indipendenti dall'
exemplar e sono quelli che presentano errori che non condividono con la tradizione universitaria. L'A. giunge quindi alla conclusione che possa essere ipotizzato un duplice stadio di redazione del trattato, che spiega la molteplicità spaziale e temporale della tradizione manoscritta. Alle pp. 181-2 si ipotizza uno schema che esplica e descrive nel dettaglio, sulla base del contenuto del testo nei mss., lo sviluppo di questo duplice stadio. Quindi descrive nel dettaglio la tradizione del testo per gruppi, provenienze, datazione, famiglie. L'A. divide la disamina in quella relativa al libro I e al libro II e successivamente prende in esame le versioni a stampa del testo (Venezia 1472-1473, 1481, 1494, 1517 e 1517-1518, Lipsia 1489-1496, Cracovia 1504, Lione 1651, Parigi 1890). Alle pp. 214-9 l'appendice I con la lista dei mss. e delle edizioni a stampa. Alle pp. 220-59 l'appendice II, in cui sono discusse in dettaglio le varianti e alle pp. 260-3 le principali deviazioni all'interno della tradizione a stampa.
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