L'opera, basata su uno studio delle fonti monumentali, documentarie, relative alle tradizioni orali, nonché letterarie (
Passiones di s. Apollinare, BHL 623; dei santi Gervasio e Protasio, BHL 3514,
Acta s. Barbatiani, BHL 972), costituisce un punto di partenza per una nuova edizione critica, più rispettosa del codice Estensis (Modena, Bibl. Estense, alfa.P.4.9 [cod. lat. 371]), meno lacunoso del Vaticanus (lat. 5834). Secondo l'A. l'inizio della stesura del
Liber Pontificalis è da porsi al tempo dell'arcivescovo Giorgio (837-846); l'analisi delle fonti induce a stabilire definitivamente che il nucleo dell'opera fu un catalogo composto al tempo del vescovo Petronace (818-837). Estratti antichi dell'opera di Agnello si trovano anche nei lezionari medievali; il testo in essi contenuto può essere messo a confronto con due dei codici più autorevoli del
Pontificale (Modena, Biblioteca Estense e Universitaria, alfa.P.4.9 = Cod. lat. 371; Vat. lat. 5834)R.Goddimg in «Analecta Bollandiana» 116(1998)416-7 nota il diverso destino di due biografie nei passionari: quella di s. Pietro Crisologo, che si ritrova identica in 9 mss., (BHL 6770), e quella di s. Severo, che conosce tre differenti recensioni (BHL 7680b, g, e una variante di 7680g). Ai 14 mss. individuati per la prima, egli aggiunge il ms. Volterra 6776, f. 206-8 (XII-XIII sec).
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