Seconda parte del terzo tomo dedicato al fondo latino della Biblioteca Apostolica Vaticana, l'imponente catalogo completa, a nove anni di distanza, con la descrizione di 592 mss., l'esame del fondo più antico, più ricco e più prestigioso della biblioteca. Con la conclusione del progetto che, iniziato nel 1968, l'Institut de recherche et d'histoire des textes ha fedelmente perseguito, superando anche la battuta d'arresto provocata nel 1993 dalla scomparsa di E. Pellegrin, cuore e motore dell'opera, si porta così a termine la descrizione degli oltre mille mss. contenenti testi di autori dell'Antichità classica conservati presso la Vaticana. Ogni scheda comprende cinque parti: la descrizione materiale, volontariamente ridotta all'essenziale (data, numero di ff., dimensioni, decorazione, postille e glosse); il contenuto, con l'indicazione del nome dell'autore, del titolo dell'opera (se non classica segnalata da un trattino ondulato), dell'incipit e dell'explicit e di eventuali lacune o omissioni; l'origine, spesso desunta dalla scrittura o dalla decorazione; i possessori, indicati in ordine cronologico; la bibliografia. Le opere di autori come Cicerone, Seneca, Virgilio, Apuleio, Ovidio, Orazio, Claudiano, Ammiano Marcellino risultano presenti in una gran messe di codici, alcuni dei quali fondamentali per la tradizione dei testi, come il cosiddetto «Codex Bembinus» (Vat. lat. 3226), ms. A per gli editori delle commedie di Terenzio, scritto in capitale rustica, appartenuto, tra gli altri, a Bernardo Bembo e andato in prestito ad Angelo Poliziano che lo collazionò a Venezia con l'edizione terenziana del 1475. Anche il Vat. lat. 3870 dell'XI secolo, contenente le commedie di Plauto, ha avuto un forte peso nella tradizione testuale plautina: scoperto in Germania da Nicola Cusano, al servizio del cardinale Giordano Orsini, passerà alla biblioteca di quest'ultimo nel 1429 per poi confluire in quella del Capitolo di S. Pietro a Roma dove Poggio Bracciolini avrà modo di vederlo e anche di correggerlo prima di farlo copiare. Il ms. Vat. lat. 4929 del IX secolo di origine francese, discende probabilmente da uno dei tanti codici esemplati a partire dalla copia corretta in Köln, Dombibl., 166 che rappresenta il più antico testimone del
De die natali di Censorino. Quest'ultimo ms. vaticano contiene anche il
De chorographia di Pomponio Mela (ms. A delle edizioni). Testimoni di opere classiche sono anche il Vat. lat. 3266 (Ovidio
Metamorphoses) e Vat. lat. 3300 (Livio). In alcuni volumi miscellanei gli estratti di opere della classicità si affiancano a testi umanistici: è il caso, ad esempio, del Vat. lat. 5131 in cui accanto a Livio, Marziale, Seneca, Ovidio, Gellio, Cicerone, Vegezio e Claudiano si trovano i
Carmina di Francesco da Fiano e di Maffeo Vegio, l'
Epitaphium Brachii de Montone di Leonardo Bruni (presente nel catalogo anche come autore della
Vita Ciceronis contenuta nel Vat. lat. 2906), l'
Hermaphroditus di Antonio Beccadelli e alcuni estratti della
Poetria nova di Goffredo de Vinosalvo. Ma anche il Vat. lat. 8200 in cui la
Vita Terentii di Francesco Petrarca è seguita dalle
Comoediae dello stesso Terenzio, mentre nel Vat. lat. 3378 l'
Istitutio oratoria di Quintiliano è accompagnata dalle glosse e dal commento di Lorenzo Valla. Numerosi sono i mss. (Vat. lat. 3285, 3333, 3378, 3415, 11532) in cui il commento di Pomponio Leto accompagna i testi latini di Lucano, Floro (che epitoma Livio), Quintiliano, Varrone, Columella; altrettanto cospicui sono i codici (Vat. lat. 3162, 7718, 11477, 5129, 5203) in cui Guarino Veronese si offre come commentatore di Giovenale, dello ps. Cicerone della
Rhetorica ad Herennium e di Servio (
Vocabula ex Servio super Eneidem); oppure quelli (Vat. lat. 2904, 5983) in cui Antonio Loschi si presenta come commentatore di Cicerone. Interessante è la presenza di autori minori attestati in un solo ms. di quelli qui catalogati, come Rutilio Lupo (presente nel Vat. lat. 2914 insieme a Aquila Romano), di Giulio Onorio (Vat. lat. 3864), Giulio Severiano (Vat. lat. 3402 e 5337), Lucilio (Vat. lat. 3233), Foca grammatico (Vat. lat. 11532), Massimiano (Vat. lat. 5176), Fedro (estratti delle
Fabulae nel Vat. lat. 5190), Valerio Probo (Vat. lat. 4337), Accio (insieme ad Atta e a Levio nel Vat. lat. 3441), Albinovano Pedo (Vat. lat. 2930), Asconio Pediano (Vat. lat. 5983), Asper (
Ars grammatica, citato da Bonifacio: Vat. lat. 7179), Dositeo (Vat. lat. 3403), Frontone (Vat. lat. 5750), Pompeo Trogo (Vat. lat. 4599), Porcio Latro (Ps. Cicerone
In Catilinam: Vat. lat. 10661). Anche Valerio Flacco risulta attestato con gli
Argonatica in uno solo dei mss. catalogati - il più antico di questo autore, il Vat. lat. 3277 - copiato presso l'abbazia di Fulda intorno alla metà del IX sec. da cui discendono - direttamente o indirettamente - molti codici del XV sec., tra cui il ms. Firenze, Laurenziana, Pl. 39.38 copiato da Niccolò Niccoli tra il 1416 e il 1430. Molti mss. risultano appartenuti a importanti personalità dell'Umanesimo, come, per citarne alcune, Pomponio Leto (tra cui i Vat. lat. 3229, 3233, 3238, 3263, 3264), Bernardo e Pietro Bembo (3232, 3252), al Panormita (3246, 3248, 3270, 3273, 3276, 3281, 3282). Il Vat. lat. 3245 è appartenuto a Poggio Bracciolini, poi al figlio Iacopo che lo donerà a Bernardo Bembo da cui, a sua volta, passerà al figlio Pietro. Appartenuto e annotato dall'Aurispa (possessore anche del Vat. lat. 3286 che passerà poi a Francesco Gaddi) e dal Panormita, il ms. Vat. lat. 3276 contiene il
De rerum natura di Lucrezio (ms. A delle edizioni). Bonifacio VIII e, prima di lui Clemente IV, sono stati invece i possessori del Vat. lat. 4086 contenente il
De clementia di Seneca (ms. v dell'edizione Préchac e ms. della classe phi dell'edizione di Mazzoli). Mentre Benedetto XIII risulta il possessore, tra gli altri, del Vat. lat. 3261, ms. oraziano decorato con splendide iniziali, che figurerà sia nel primo inventario di Peñíscola sia in quello della biblioteca pontificia redatto dopo la morte del papa. Tra i mss. provenienti da Montecassino, vanno enumerati almeno il Vat. lat 3262 contenente i
Fasti ovidiani (ms. U delle edizioni), e il Vat. lat. 3227 prodotto sotto l'abate Oderisio e comprendente varie opere ciceroniane, tra cui le
Orationes Philippicae, il
Somnium Scipionis (ms. V delle edizioni), estratti dall'Eneide e dal
Panegyricus de tertio consolatu Honorii Augusti di Claudiano. Il ms. miscellaneo Vat. lat. 3863 era appartenuto nel '300 al convento domenicano di Camporegio a Siena, mentre il Vat. lat. 5983, contenente tra le altre opere i
Commentarii in Ciceronis orationes XI di Antonio Loschi alla basilica francescana dei SS. Apostoli di Roma. Molti codici recano il nome del copista, tra cui, solo per indicarne alcuni, il Vat. lat. 3330 sottoscritto da Niccolò Bucelli nel 1455; il Vat. lat. 5858 esemplato nel 1464 da Giovanni Marco Cinico da Parma per Francesco Maffei; il Vat. lat. 6271, copiato da Francesco Plazza nel 1469; il Vat. lat. 5118, vergato a Ragusa da Ludovico Regio. Alcuni codici sono poi degni di attenzione per la storia della miniatura: basterà ricordare il Vat. lat. 3225, antichissimo ms. virgiliano scritto probabilmente a Roma prima del 494 e decorato da oltre 50 miniature; oppure il Vat. lat. 3305, databile tra l'XI e il XII sec., in cui le opere di Persio e Terenzio sono illustrate da miniature riferibili a quelle eseguite nello stesso periodo a Tours. Il ricco catalogo permetterà di incoraggiare e migliorare gli studi dedicati agli autori dell'Antichità classica e alla loro fortuna nel corso del medioevo e del Rinascimento; la sua consultazione consentirà al lettore di poter rapidamente fare il punto su un dato ms. contestualizzando i testi che esso tramanda nell'ambito medievale e umanistico, offrendo così una migliore comprensione della loro trasmissione fino al presente. Se l'indice degli autori e dei testi classici agevola la ricerca, la mancanza, al contrario, di un indice dei possessori e dei copisti ostacola la consultazione dell'opera. (Elena Somigli)
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