Il
Commentum Monacense è uno dei più significativi commenti medievali alle sei commedie di Terenzio ed è tradito da un unico codice, München, BSB, clm 14420, senza essere accompagnato dal testo integrale dei pezzi teatrali. Lo studio di questo commento e la sua edizione parziale sono stati l'oggetto della dissertazione discussa dall'A. nel semestre invernale 2009-2010 presso l'Università di Lipsia e sono stati leggermente rielaborati per il presente volume. Lo studio si apre con la descrizione del codice di Monaco, del quale si tratta in particolare della parte occupata dal commento (ff. 79r-144r), chiosato dai distici in cui si elencano le opere di Terenzio - presenti anche in diversi testimoni delle sue commedie, dal carme
Tempore iam brumae di Ildemaro e da un breve glossario che sembra essere stato preparato assieme e in riferimento al commento (tutti al f. 144r). Il commento a Terenzio è provvisto anche di una prefazione che riassume brevemente la vita del commediografo e propone un accessus alla prima opera teatrale, l'
Andria. Questa prefazione, che nell'edizione consta di 47 righe, è acefala nel codice monacense delle prime 38 e viene ricostruita nella sua interezza sulla base del codice Vat. lat. 11455, che trasmette la medesima
Vita Terentii ma non il successivo
Commentum Monacense, come prova l'edizione di G. Ballaira (
Praefatio Monacensis ad Terentium quae integra in Cod. Vat. Lat. 11455 asservatur «Bollettino del Comitato per la preparazione della edizione nazionale dei classici greci e latini» 16, 1968, pp. 13-24) cui anche l'A. fa riferimento. Chiarito lo stato della tradizione del prologo, l'A. studia lo stile e il contenuto del
Commentum Monacense al fine di far luce sulle circostanze della sua redazione: caratterizzato da una successione di singole glosse che illustrano i passaggi-chiave del testo, parole significative e singolari, sintassi e costruzione grammaticale, ortografia, influssi greci, metrica e cura retorica delle commedie, ma offrono anche spiegazioni storico-scientifiche dei vocaboli (con etimologie) e del mondo antico (consuetudini, costumi, cultura materiale), il commento si configura come una raccolta ponderata di materiali esistenti (soprattutto
scholia), verosimilmente a uso scolastico. L'A. offre anche un confronto con alcune glosse che costellano diversi testimoni delle commedie di Terenzio, i cui lemmi non sono comunque mai identici al commento oggetto dello studio: Firenze, Laurenziana, Pl. 38.24; Riccardiana, 528; Vat. lat. 1640; Vat. lat. 3868; Milano, Ambrosiana, H 75 inf.; Paris, BNF, lat. 7900 A. Il
Commentum Monacense, utilizzato anche da altre compilazioni analoghe successive, rimanda per le sue caratteristiche compositive e materiali all'età carolingia e al monastero dei SS. Faustino e Giovita a Brescia, dove negli anni Quaranta del IX secolo il monaco Ildemaro ha studiato le opere di Terenzio (a riprova di questa ipotesi sta anche l'aggiunta, di mano diversa ma coeva al
Commentum, del carme dello stesso Ildemaro, dei sei distici su Terenzio e del glossario). Alla ricostruzione della genesi del commento l'A. fa seguire lo studio analitico della lingua, della morfologia, della sintassi, del lessico e dello stile, prima di chiarire i metodi editoriali. L'edizione parziale propone la prefazione e il commento alle commedie
Andria,
Heautontimorumenos e
Phormio: la prima commedia è stata scelta proprio a motivo della sua posizione d'apertura, che l'ha resa l'opera terenziana maggiormente commentata; l'
Heautontimorumenos è stato selezionato in quanto assente dal più importante commento a Terenzio dell'Antichità, quello di Donato; infine per il
Phormio la scelta è caduta sull'opera conclusiva di tutte le raccolte terenziane, che nel codice monacense è seguita dai distici riepilogativi dell'opera del commediografo, dal carme di Ildemaro e dal glossario, ugualmente offerti in edizione nel presente volume. (Marianna Cerno)
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