Dopo una nota biografica, in cui si fissa la composizione dei primi tre libri agli anni 1220-1222 e degli altri cinque al 1226, l'ampia introduzione si divide in quattro capitoli: il I è dedicato alla descrizione dei 18 testimoni reperiti; nel II, oltre al ricco apparato delle fonti, si ricostruisce lo schema di diffusione del trattato tramite l'individuazione di testi successivi che lo tengono presente come fonte: Brunetto Latini, Guido Faba, Bono da Lucca (nei suoi
Cedrus Libani,
Salutatorium e
Mirra correctionis: per le ultime due opere, inedite, l'ed. fa riferimento al ms. modenese Campori 25), Maestro Sion da Vercelli (nel
Doctrinale novum tramandato da un solo ms. a Novara, Biblioteca Capitolare, 109 [
recte CXXXVI (64)]), Pietro di Isolella, Bichilino da Spello. Nel cap. III si discute la
collatio delle varianti, il cui risultato è un albero a più rami dove buona parte dei testimoni risale direttamente all'archetipo (per due punti dello stemma - siamo attorno al 1238 - la presenza di varianti esplicative e integrative induce ad ipotizzare una revisione del testo ad opera di un utente nell'ambito dello Studio di Bologna). Il cap. IV contiene una valutazione su basi statistiche della media di errori per ogni singolo testimone: si raggiunge così una graduatoria sulla correttezza dei copisti rispetto ai loro modelli, che vede al primo posto T (Bonn, Universitätsbibliothek 724 [119 C]) seguito da A (Vat. Pal. lat. 1608), N (Praha, Státni Knihovna Ceské Socialistické Republiky, IV E 10 [690]), L (Madrid, Bibl. Nac., lat. 9010), B (Vat. Ottob. lat. 1644). L'edizione, la prima completa, ha come manoscritto base quello siglato D (Vat. Chig. I.V. 174), di cui si riproduce senza interventi la situazione grafica. Il ricco apparato di Note al testo permette di individuare le fonti principali di Bene nella
Retorica ad Herennium, nella
Summa di Trasmondo, nell'
Ars dictandi di Tommaso da Capua, nella
Poetria Nova di Goffredo di Vinsauf e in Bernardo di Meung
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