L'A. segnala il ms., composito, Paris, BNF, lat. 711 che ai ff. 3v-4v contiene, di mano del XII sec., alcuni estratti dell'
Ars di Aimerico e coglie l'occasione per riesaminare l'intera tradizione manoscritta (cfr. l'ed. critica, a cura di H.F. Reijnders, in «Vivarium» 9, 1971, 119-37 e 10, 1972, 41-101). Il testo tradito dal ms. parigino sembra potersi ricondurre alla stessa famiglia dei mss. Tours, BM, 843 e Paris, BNF, lat. 11277; una seconda famiglia è quella dei mss. Erfurt, Wissenschaftliche Allgemeinbibl., Ampl. 4° 46 e Augsburg, SB, 2° 20; una terza raccoglie i mss. Firenze, Laurenziana, Pl. XVI, 5 e Pl. XLVII, 8, Erlangen, UB, 395 e 186 e Zwettl, Bibl. des Zisterzienserstifts, 268. Per dare comunque una veste definitiva allo stemma sarà necessario istituire un raffronto tra questi mss. e quelli che conservano l'
Ars di Siguino e l'
Ars anonima dei mss. Reims, BM, 431, Luxembourg, BN, 60 e Troyes, BM, 518. Un altro tipo di testimonianza circa la fortuna delle
artes lectoriae è fornito dalle segnalazioni dei cataloghi di biblioteche monastiche: oltre a quelli segnalati dal Reijnders, l'A. rileva l'opera nel catalogo dell'abbazia di Rolduc, Olanda, dei canonici agostiniani, XII sec., che testimonia la presenza di una
Ortographia metrice composita et lectoria ars Americi in uno volumine.
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