Jean Gerson necessita di un'analisi che ne colga la complessità della figura, centrale nell'Europa del XIV-XV secolo. Il suo ritratto è delineabile alla luce di due temi fondamentali, il primo dei quali è la scrittura, che permette di porlo in relazione anche al clima culturale e sociale in rapida evoluzione e prossimo all'invenzione della stampa. Clima nel quale l'aumento della produzione libraria, la diffusione di opere scritte e il fervente ambiente scolastico contribuiscono alla formazione ed evoluzione di un personaggio prolifico per scuola, teologia, sermonistica, tanto in latino quanto in vernacolo. Il secondo tema è il progressivo sviluppo di un senso di appartenenza nazionale alla sua Francia, minacciata dalla politica, dalla teologia e dall'eresia inglesi. Il primo capitolo muove dalla considerazione del piacere della lettura come atto anche personale, dalla conferma del possesso stesso dei libri (interessi quasi ma non propriamente da umanista, come sottolinea l'A.) che spezza l'uniformità attribuita dalla critica alle modalità del leggere medievale, dalla necessità di autenticità delle fonti e del respingimento dei falsi e delle false attribuzioni (
Viae Sion di Ugo de Balma,
Summa de vitiis et virtutibus di Guglielmo Peraldo, l'anonimo
De spiritu et anima e
Arbor vitae crucifixae Iesu di Ubertino da Casale) e considera la formazione di un complesso vocabolario e percorso rigorosamente ortodossi che Gerson proponeva (come emerge dalle sue lettere) tramite la lettura di testi selezionati per la teologia scolastica, la morale e la predicazione (Bonaventura, Tommaso d'Aquino, Durando di San Porziano, i
Dialogi, i
Moralia e la
Regula pastoralis di Gregorio Magno, le storie di Eusebio e Cassiodoro, le
Conlationes di Cassiano, le omelie di Bernardo di Chiaravalle, le
Vitae patrum, le
Confessiones e il
De civitate Dei di Agostino, il
De rhetorica divina di Guglielmo d'Alvernia, le
legendae dei santi, il
De contemplatione et eius speciebus di Riccardo di San Vittore, Ugo di San Vittore, Boezio, Giovanni Crisostomo). Letture funzionali alla comprensione dell'autore e dell'intero testo. Il secondo capitolo riconosce lo stimolo alla scrittura di opere di teologia morale determinato dall'esigenza di intervento e dal bisogno di influenzare tramite la propria personale esperienza, nella necessità di rispondere a nuovi quesiti morali; il terzo invece interpreta l'esilio a Lione come spinta alla scrittura poetica e al rinvigorimento della propria produzione, alimentandone le aspirazioni intellettuali nella consapevolezza di una dimensione durevole del proprio lavoro. La stessa facilità di scrittura sembra aver però compromesso la possibilità della creazione di capolavoro a tutti gli effetti unico e intramontabile come può essere il
De imitatione Christi di Tommaso da Kempis, a Gerson a lungo attribuito. Il quarto capitolo valuta lo stile e l'espressione impiegate a favore della chiarezza e della precisione terminologica per un pubblico più vasto, in una scrittura che in Gerson diventa difesa e attacco alla scuola, ammirazione per la persuasione logica e la retorica che sollecita moralmente, determinazione di un fine nell'organizzazione e nella stesura degli scritti stessi, rifiuto di
disputationes sterili e vanitose pur nel ricorso all'
auctoritas. La dimensione pubblica dell'autorità si impone in maniera evidente: il numero di manoscritti prodotti tra XIII e XV secolo dimostra il nuovo orientamento a favore di opuscoli, trattati,
consilia e sermoni su temi specifici e rivolti a un pubblico più ampio, mentre cala la produzione di codici testimoni di generi tipicamente scolastici quali le
summae, le
sententiae e i commenti di ampio respiro (capitolo quinto). Gerson non scrive commenti ma opere che ottengono varia diffusione e notorietà, ora revisionate o semplificate nella lingua, ampliate o adattate a un diverso uditorio, spesso legate alla componente orale e di predicazione. L'A., nel capitolo sesto, considera le modalità di licenziatura degli scritti di Gerson, le possibili successive revisioni ed espansioni (come nel caso del
Contra superstitiosa dierum observantiam praesertim Innocentium, dalla forma di lettera, in un unico manoscritto, a trattato in doppia versione testimoniato da 11 codici, o del
Super facto puellae et credulitate sibi praestanda e di numerose lettere e opuscoli), la maggiore o minore rapidità nella stesura degli stessi, il coinvolgimento dell'autore per la preparazione dei testi e degli apparati per i suoi lettori (ad esempio per il
Monotessaron e
De consolatione theologiae); esamina inoltre nello specifico la presenza del colofone che apre l'opera a guisa di titolo per il trattato su Giovanna d'Arco, nella sua versione breve (nei mss. ABEIMRT), più corta (in WNN1T1V) e nella sua forma lunga (OSLH). L'ultimo capitolo valuta la figura di Gerson nella sua trasformazione da predicatore parigino a teologo di grande fama, la cui opera trovò diffusione dapprima locale, poi internazionale grazie a partecipazioni conciliari e all'interessamento dell'ordine certosino. Il sinodo di Reims del 1408 permise la copiatura e diffusione del
Bonus Pastor,
De visitatione praelatorum et de cura curatorum e dell'
Opus tripartitum nel codice London, BL, Add. 29279. Il concilio di Costanza (1414-1418) sollecitò la divulgazione e la copiatura di lavori precedenti o completati per l'occasione, quali
De distinctione verarum revelationum a falsis (61 mss.), dei tre sermoni latini 241, 232 e 235 (rispettivamente in 59, 44 e 34 mss.),
De theologia mystica (a partire da Basel, UB, A.X.73),
De modo vivendi fidelium (Uppsala, UB, C. 77 e C. 618, München, UB, quart. 125),
De auferibilitate sponsi ab ecclesia (München, BSB, clm 7505),
De auctoritate concilii universalem ecclesiam repraesentantis (Barcelona, Arxiu Capitular, 11), i citati
Opus tripartitum (München, BSB, clm 7505, Uppsala, UB, C. 26, Köln, Historisches Archiv, GB fol. 94, solo la seconda parte, poi diffusosi con Wien, ÖNB, 4659; Schottenkloster, 133; Herzogenburg, Stiftsbibl., 23; Köln, Historisches Archiv, GB oct. 84; Uppsala, UB, C. 220) e
De visitatione praelatorum (Köln, Historisches Archiv, GB fol. 94; Salzburg, UB, M II 99; München, BSB, clm 14120),
De arte audiendi confessiones (Augusburg, UB, II.1.2°.173, Basel, UB, A.II.36),
De remediis contra pusillanimitatem (Köln, Historisches Archiv, GB quart. 100 e 108); altri invece furono redatti proprio a Costanza, come
De probatione spirituum (München, UB, fol. 84; Basel, UB, inc. 51),
Prosperum iter faciat (Augusburg, UB, II.1.2°.86),
Tractatus de potestate ecclesiastica et origine iuris et legum (Ljubljana, EA, 11-Kos.99). Gerson colse inoltre l'opportunità di scrivere per diffondere tramite i Certosini numerose opere (
De non esu carnium,
Tractatus de canticis, lettere), che circolarono sotto forma di raccolte per l'intervento del fratello Giovanni, monaco celestino (Wien, ÖNB, 1519; Stuttgart, WLB, HB I.10). Ulteriore occasione fu per Gerson il concilio di Basilea (1431-1449), in particolar modo per testi quali
Super facto puellae e per raccolte di suoi lavori (Wien, Schottenkloster, 408; Basel, UB, A.II.34, A.VII.37, E.II.3,; New York, Pierpont Morgan Libr., Bühler Collection 23; Wien, ÖNB, lat. 4748 e 4482, tutti copiati a Basilea). L'A. considera anche i casi di insuccesso di
De duplici logica (3 manoscritti),
Contra curiositatem studentium (2) e
Centilogium de modis significandi (2), avvenuti non per motivi contenutistici ma per la mancata diffusione dei codici stessi (Paris, Arsenal, 523; Marseille, BM, 241; Paris BNF, lat. 17488). Fondamentale si dimostra comunque la raccolta e diffusione organica delle opere di Gerson (anche grazie ai Certosini), per cui, prima ancora della stampa, l'autore diventa il principio unificante di una raccolta manoscritta, permettendo così un nuovo approccio alla comprensione di corpus, pensiero e autorità scrivente. Il volume è stato recensito da Carol Lynne Symes in «American Historical Review» 115 (2010) 1438-40 e da Mishtooni Bose in «Medium aevum» 80 (2011) 151-2. The A. argues that Gerson's writings reveal a self-consciousness about his own role as a writer, as seen in numerous comments on reading, writing, the production of manuscripts and so on. In particular, the concepts of authorship and publication (in the period just preceding the advent of print) receive close attention. The work includes a list of manuscripts containing Gerson's works in an appendix.
(Valeria Mattaloni)
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