Nell'ambito di un dibattito assai sentito all'inizio del XIV secolo, Durando di san Porciano sostiene che gli esseri umani debbano amare Dio più di se stessi, non solo per
caritas, ma anche per
amor amicitiae (
In III Sententiarum). Durando, che pure è un oppositore di Tommaso, condivide tale posizione con quest'ultimo (
Summa theologiae) e con i suoi difensori, suoi fieri nemici, fra cui Giovanni di Napoli (
Quodlibet IV 5,
Quaestio disputata VIII) e Pietro di Palude (
In III Sententiarum). Costoro, non potendo attaccarlo nel merito, ne contestano alcune argomentazioni, ma non l'assunto di fondo. In generale, il bersaglio comune di tutti questi pensatori è Giacomo di Viterbo, che sostiene che gli uomini devono stringere un più forte legame di amicizia fra di loro piuttosto che con Dio (
Quodlibet II 20). Sono inoltre esaminate le posizioni in proposito di Giacomo da Metz e di Bernardo Lombardi. Il saggio si conclude con l'edizione critica della
distinctio 29,
quaestio 2 dell'
In tertium librum Sententiarum di Pietro da Palude, testo che permette la ricostruzione di quello analogo di Durando, che non è pervenuto (ed. Paris 1571; mss.: Wroclaw, BU, Mil. II 55; Auxerre, BM, 26; München, BSB, lat. 26309; Napoli, BN, VII.C.22; Paris, BNF, lat. 12330; Melk, Stiftsbibl., 234; Saint-Omer, BM, 559; Venezia, Marciana, lat. Z. 104).
Riduci