L'A. mette in evidenza il ruolo della miniatura dei mss. giuridici bolognesi, per l'evoluzione della pittura paesaggistica: nel corso del XIII sec. si passa da un primo stile ancora bidimensionale e convenzionale, quale quello dell'
Infortiatum, Torino, BNU, E.I.8, al secondo stile, influenzato dalla miniatura bizantina coeva, rappresentato dal Maestro di Gerona (Bernardino da Modena?) nel Salterio di Bologna, BU, 346, nella raffigurazione della
Chiamata di Pietro e Andrea, in Bologna, Museo Civico Med., 526, nel Libro del Coro di San Francesco, Bologna, Museo Civico Med., 530, e dalla successiva evoluzione del Maestro del Seneca in Bologna, Museo Civico Med., 528. Non tutta la miniatura paesaggistica bolognese fra la fine del XIII sec. e l'inizio del XIV sec. seguì comunque gli schemi bizantini: il rappresentante principale di una corrente più naturalistica è il codice Paris, BNF, lat. 8941, firmato da Nerio, di cui l'A. sottolinea le influenze giottesche. Questi echi sono ancor più testimoniati nei libri del Coro di San Domenico, miniati fra il 1322 ed il 1324 dal miniatore della
Matricola dei Mercanti del 1328 e dal Maestro B 18 come il
Volumen (Padova, Bibl. Capitolare, B. 18). È poi interessante confrontare queste illustrazioni con quelle dell'«Illustratore» di Edinburgh, NL, Advocates' Library, 10.1.4, ancor più neo-giottesco e naturalista. La grande varietà di dettagli compresi nei codici giuridici introdurrà poi ulteriori soggetti naturalistici nell'iconografia come è attestato nel
Digestum vetus di Torino, BNU, E.I.1, che ricorda motivi del Maestro di Gerona. Nei manoscritti giuridici dell'«Illustratore» le scene di complesso naturalismo sono meno frequenti, concentrate nelle prime pagine, come nel
Decretum Gratiani (Vat. lat. 1366) e in Malibu, CA, J. Paul Getty Museum, Special Collections, 13, che si distingue dai consueti frontespizi di testi giuridici bolognesi, per il formato verticale tipico del ms. del
Digestum vetus (Roermond, Gemeente Museum, [databile 1340-3]), a cui originalmente apparteneva: le immagini di questo ms., e soprattutto quelle del ms. dell'
Opus ruralium commodorum di Piero de' Crescenzi (Vat. lat. 1529), presentano una precisione nei dettagli tale da testimoniare una significativa evoluzione del linguaggio pittorico bolognese nella capacità di rappresentare ogni aspetto della natura.
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