L'A. vaglia con attenzione filologica i testi e i manoscritti prodotti presso la cerchia di Matilde di Canossa. Le due opere scritte da Giovanni da Mantova su richiesta della stessa Matilde, un commento al Cantico dei cantici e un trattato sulla Vergine, sono conservate da un unico testimone, il ms. Berlin, SB, theol. lat. 8° 167. Le opere di Bonizone di Sutri hanno avuto invece diversa circolazione: il
Liber ad amicum è attestato solo nel München, BSB, Clm 618 ff. 1-27, il
De investitura episcoporum è conservato nel codice München, BSB, Clm 16085 ff. 89v-90r. Otto sono i testimoni del
Liber de vita christiana: Vat. Ross. 226; Brescia, Bibl. Capitolare, 53 (ora Brescia, Museo Diocesano d'Arte Sacra, Sezione codici miniati 3); Mantova, Bibl. Teresiana, 439 (D.III.13); Firenze, Laurenziana, Plut. 23 dext. 5; Toronto, Bergendal Collection, 99; Mantova, Bibl. Teresiana, 453 [
recte 452] (D.IV.6); München, BSB, Clm 11504 e Paris, BNF, lat. 12391. Il
Libellus de sacramentis è conservato in quattro dei manoscritti che contengono il
Liber de vita christiana (Brescia, Bibl. Capitolare, 53; Mantova, Bibl. Teresiana, 439 e 453 [
recte 452] e Toronto, Bergendal Collection, 99) e in altri due manoscritti più tardi, Milano, Ambrosiana, B 49 sup. e H 61 sup. L'ultima opera di Bonizone di Sutri presentata è il
De arbore parentelae, conservata in Mantova, Bibl. Teresiana, 439 e 453 [
recte 452] e in Vat. Barb. lat. 484. L'A. elenca poi i manoscritti che trasmettono il
De principibus Canusinis (o
Vita Mathildis) del monaco Donizone. Il testo, di ampia circolazione, è conservato nel Vat. lat. 4922 (a lungo considerato originale dell'opera) e nei manoscritti Lucca, Bibl. Statale, 2508; Reggio Emilia, Bibl. Panizzi, Turri E 52; Mantova, Bibl. Teresiana, B.IV.17; Milano, Ambrosiana, D 1 inf.; Vat. lat. 3754; Venezia, Marciana, lat. XII. 214 (4467); Vat. Ottob. lat. 934; Bologna, BU, 596 LL 6; Mantova, Bibl. Teresiana, B.II.18 (195), E.II.1 (536); Modena, Estense, Arch. Muratoriano, fil. 43, fasc. 13e. Dei seguenti testimoni l'A. esplicita, attraverso lo
stemma, le relazioni di dipendenza. Delle opere di Anselmo da Lucca l'A. ricorda le cinque
Orationes scritte per Matilde e pubblicate nel 1773 sulla base del codice Modena, Estense, lat. 390. L'A. identifica poi nel codice Paris, Bibl. de l'Arsenal, 369 ff. 160v-171r il testimone utilizzato da A. Wilmart per la pubblicazione delle cinque orazioni attribuite ad Anselmo da Lucca. L'edizione del
Liber contra Guibertum si basa sui manoscritti Admont, Bibl. des Benediktinerstifts, 162; Milano, Ambrosiana, C 17 sup. e sull'edizione del Canisius del 1604; altri due codici sono stati scoperti da C. Märtl: Stuttgart, WLB, HB VII. 48 e Bruxelles, KBR, 18644-52. Quest'ultimo codice è l'unico testimone noto sia del
Sermo de charitate di Anselmo da Lucca sia della forma originale,
brevissima, della
Vita sancti Anselmi Lucensis. L'A. fornisce l'elenco dei manoscritti della tradizione agiografica anselmiana (segnalando come la terza fase compositiva del testo sia da ascrivere a Bernoldo di Costanza): Roma, Bibl. Alessandrina, 200 (I.a.7) ff. 84r-138v (III u.c.); Bruxelles, KBR, 18644-52 ff. 14r-18v; Roma, Bibl. Alessandrina, 92 ff. 428r-443r e ff. 446r-452r; Padova, BU, 734 ff. 355vb-358r; Firenze, Laurenziana, Strozzi 4 ff. 148rb-151ra; Genova, BU, E.III.31 ff. 1r-17v; Lucca, Bibl. Statale, 880 (B.B. HH) ff. 19r-28r; Novara, Archivio Capitolare di Santa Maria XXVII ff. 15va-20vb; Mantova, Bibl. Teresiana, 638 (E.V.2) ff. 277va-292vb; Roma, Bibl. Vallicelliana, H.12 ff.81r-100v; Paris, BNF, lat. 3352 f. 90v; Mantova, AS, Raccolta Carlo D'Arco, 142 ff. 1-20; Vat. lat. 10456 ff. 1r-14r; Vat. lat. 11965; Venezia, Bibl. San Francesco della Vigna, AF III, 18 ff. 33r-40v, e ne ricostruisce la trasmissione attraverso lo
stemma codicum. Per quanto riguarda le opere di Rangerio l'A. ricostruisce la tradizione della
Vita metrica sancti Anselmi Lucensis e del
De anulo et baculo, entrambe contenute nel
codex deperditus 115 della biblioteca di Ripoll e trascritte da J. Villanueva. La
Vita metrica è stata poi riconosciuta nel frammento Freiburg i.Br., UB, 534. Del
De anulo et baculo l'A. ricorda l'importanza della tradizione indiretta proveniente dal secondo libro del
De principibus Canusinis di Donizone. In chiusura l'A. ricorda la complessa e intricata tradizione delle
Orationes et meditationes di Anselmo di Canterbury. Il brogliaccio è contenuto nel codice Metz, BM, 245 ff. 103-119; un primo
corpus con 18 preghiere nei manoscritti Oxford, Bodl. Libr., Rawlinson A. 392 ff. 48-77; Paris, BNF, lat. 2881, ff.114-173; Arras, BM, 1021 (455); l'ultima redazione con 22 preghiere può essere divisa, in base alla struttura interna e ai prologhi diversi, in due forme, la «forma cantabrigense» attestata nel codice Oxford, Bodl. Libr., Bodl. 271 e la «forma matildica» presente nei codici Stuttgart, WLB, Theol. et phil. 4° 234 e Admont, Bibl. des Benediktinerstifts, 289. (Maria Ferraiuolo)
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