Vengono edite le glosse al
Graecismus tradite dal manoscritto Paris, BNF, lat. 14746 del secolo XV (Z), che presentano una triplice stratificazione testuale. Nelle glosse confluisce parzialmente anche il commento del
Graecismus del maestro Iupiter della scuola cattedrale di Soisson, tramandato nella sua completezza dal solo codice Arras, BM, 880 (S) che viene costantemente utilizzato, così come il commento di Giovanni di Garlandia, per cui viene utilizzato il testimone Paris, BNF, lat. 14745 del secolo XIII (G). Per lo studio della trasmissione vengono altresì utilizzati i manoscritti Paris, BNF, lat. 15133, a. 1270 (V) e il Wien, ÖNB, Ser. Nova 2692, a. 1263 (W). Si evidenzia che l'ed., pur riconoscendo il valore di testimonianza storica del ms. Z, abbia voluto pubblicare tali capitoli basandosi sì su Z (Paris, BNF, lat. 14746; XV sec., testimone più tardo e che perciò riflette tutti gli stadi anteriori), ma correggendolo con V (Paris, BNF, lat. 15133; lat. 1270) e con varie sue correzioni personali, ottenendo così un testo ideale mai storicamente esistito. Questi codici costituiscono due dei tre esemplari di San Vittore di Parigi, recanti tre versioni differenti della glossa. Z dà anche il nome del glossatore
Iupiter, attributo dall'ed. anche alla versione di V. Il primo dei quattro apparati è dedicato alle fonti, il secondo riporta integralmente il commento di Giovanni di Garlandia, cui risale la prima tradizione della glossa, rappresentata da G (Paris, BNF, lat. 14745); il terzo riporta le lezioni significative di altri mss., soprattutto W (Wien, ÖNB, Ser. Nova 2692); il quarto le correzioni di Z tramite V. Nei due apparati centrali è rispettata la grafia dei mss. e l'ed. ritiene che l'ortografia di G rispecchi uno stato della pronuncia. In appendice si ha una riedizione dei cinque prologhi riuniti dalla compilazione di Z. Nelle glosse di Z l'ed. vede dunque una testimonianza fedele dello stato reale dell'insegnamento preuniversitario dell'epoca, ancora debitore, per le figure retoriche, di Donato, ripreso attraverso la mediazione di Sedulio Scoto e Remigio, le cui citazioni rinviano a un commento finora ignoto e sono spesso prossime a quelle di Sedulio, fatto ovvio in quanto le opere di quest'ultimo erano presenti a Reims dove Remigio insegnava. Infine si segnala che è mantenuta la disposizione delle glosse in Z (Lucia Castaldi)
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