Il vol. è in gran parte composto da contributi già pubblicati, che l'A. rielabora in larga misura. La prima sezione sottolinea alcune caratteristiche della narrazione agiografica, come il suo rapporto di imitazione e/o integrazione col racconto evangelico. L'A. passa quindi a esaminare i grandi leggendari domenicani, come la
Legenda Aurea, soffermandosi sulla diffusione delle
Vitae Patrum, con particolare riferimento alle
Vitae Fratrum di Gerardo di Frachet (cfr. MEL XI 4937). La seconda parte è dedicata a tre esempi di agiografia. Il primo è costituito dalla leggenda di s. Eustachio, nelle sue varie versioni fino a quella di Iacopo da Varazze e alla
Historia Eustachio-Mariana di A. Kircher del 1661 (cfr. MEL V 2696). Il secondo esempio è una vita in versi italiani di s. Ludovico d'Angiò stampata all'Aquila alla fine del '500 (che si conclude con una breve orazione latina tratta dall'ufficio di s. Luigi), con riferimento alla storia dell'ordine francescano nel regno di Napoli e in particolare negli Abruzzi, e alla storia dell'Aquila fino al XVI sec.; la bolla di canonizzazione del santo (la
Sol oriens di Giovanni XXII), è fonte diretta per la
vita aggiunta alle versioni trecentesche della
Legenda Aurea. Il terzo esempio è dato dalla vita di s. Siro scritta da Iacopo da Varagine nel 1293 (cfr. MEL XII 1402). Nella terza parte si analizza il costituirsi, a partire dal XII sec., di confini sempre più netti della cristianità, sulla base anche di strumenti narrativi e di una terminologia legata al feudalesimo e alla cavalleria. Tale è il caso di s. Bernardo e della sua disputa con Gilberto Porretano, come ce la riportano Giovanni di Salisbury, Ottone di Frisinga e Goffredo d'Auxerre. Proprio nel XII sec. inizia a sistematizzarsi l'ostilità antigiudaica: parallelamente ai primi pogrom si diffonde una vita di Giuda in chiave edipica, che confluirà nel capitolo su s. Mattia della
Legenda Aurea, messa qui in relazione con l'analoga leggenda su papa Gregorio (riportata più tardi dai
Gesta Romanorum) e con la severa legislazione ecclesiastica contro l'incesto, nonché con l'antisemitismo espresso da Ghiberto di Nogent (cfr. MEL XII 5861). Con l'
Adversus Judeorum inveteratam duritiem di Pietro il Venerabile si ha inoltre il primo attacco diretto contro il Talmud, che più tardi verrà reiterato da Gregorio IX e, sul piano pratico, da Luigi IX, che nel 1242 ordina il rogo dei volumi del testo. L'ultimo cap. sottolinea come, tra le
auctoritates citate dagli utraquisti ussiti a sostegno della propria posizione, ci fosse la leggenda di s. Donato, riportata fra l'altro nella
Legenda Aurea. L'A. sviluppa lo studio della narrazione agiografica attraverso la duplice lente delle strutture interne al racconto e della ricerca erudita sul materiale e sulle fonti. L'agiografia, per la sua origine liturgica, si pone come un sistema narrativo attivo all'interno di una cerchia di ascoltatori; un testo che non è solo quindi rivolto a un pubblico, ma nasce dallo stesso pubblico al quale è destinato. La perenne vitalità del testo agiografico inoltre fa sì che lo stesso sia sottomesso ad un lavorio di riadattamento alle contingenze storiche e alle esigenze della situazione politica o teologica (Federica Landi)
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