Il saggio si apre sulla figura del monaco cassinese Erchemperto e sull'
Historia Langobardorum Beneventanorum, che contiene un carme di dedica al principe beneventano Aione. Tale composizione in versi è volta a celebrare la superiorità di Benevento sulle città rivali e a elogiare la figura di Aione, artefice della fortuna della città. L'A. prosegue spiegando come Benevento avesse cominciato ad assumere grande importanza al tempo di Arechi II, il primo ad attribuirsi il titolo di principe nei territori longobardi dell'Italia meridionale dopo il 774. Il saggio si concentra quindi sulla figura di Arechi, celebrata in un epitaffio incluso nel
Chronicon Salernitanum e nei
Versus de Arichi duce di Paolo Diacono. Arechi fece costruire a Benevento il monastero femminile di Santa Sofia, ispirandosi all'omonima basilica di Costantinopoli, e organizzò il trasferimento di alcune reliquie di martiri (l'A. fa riferimento, in particolare, alla
Translatio sancti Mercurii e alla
Translatio sancti Heliani [BHL 3799]). Un testo rappresentativo della coscienza cattolica della comunità beneventana è poi la
Vita Barbati: Barbato, vescovo di Benevento, ebbe un ruolo importante nell'estirpare gli ultimi residui di paganesimo nel popolo longobardo. L'A. prende quindi in esame la
Translatio sancti Ianuarii, sottolineando come il trasporto delle reliquie di san Gennaro a Benevento abbia contribuito a rafforzare l'identità della diocesi, processo consolidatosi ulteriormente con l'acquisizione delle reliquie di san Bartolomeo. Si venne così a creare un legame sempre più stretto con la chiesa di Roma e con la sua liturgia, anche se Benevento continuò fino all'XI secolo a definire «ambrosiano» il suo canto liturgico, per mantenere una continuità con la tradizione longobarda dell'Italia settentrionale. (Irene Malfatto)
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