Il volume propone uno studio della traduzione latina eseguita da Guglielmo di Moerbeke del testo greco della parafrasi di Temistio del
De anima di Aristotele. In particolare lo scopo degli A. è quello di esaminare una serie di dati e di argomenti che permettono di giungere alle seguenti conclusioni: il manoscritto Firenze, Laurenziana, Plut. 87.25, contenente la parafrasi di Temistio del
De anima, è il modello greco della traduzione di Moerbeke, completata a Viterbo il 22 novembre 1267; lo stesso codice è uno dei manoscritti presenti nella biblioteca di Bonifacio VIII alla fine del XIII secolo (sarebbe l'
item 618 dell'inventario della biblioteca papale del 1311, non presente nell'inventario del 1295). Il volume si divide in otto sezioni, delle quali la prima è una breve introduzione. La seconda presenta l'analisi codicologica e paleografica del Plut. 87.25. Gli A. descrivono il suo contenuto, tra cui il
De anima I-III di Aristotele ai ff. 1r-80v e la parafrasi di Temistio ai ff. 82r-283v, e gli interventi di mani posteriori sui principali testi che esso tramanda e forniscono informazioni sulla sua storia a Firenze. Nella terza e quarta sezione gli A. presentano e discutono i dati filologici e materiali ritenuti in grado di provare che il Plut. 87.25 sia il modello della traduzione di Moerbeke. Per quanto riguarda l'analisi delle varianti, gli A. considerano per il testo greco della parafrasi di Temistio l'edizione stabilita da R. Heinze (Berlin 1899) e i codici, oltre al Plut. 87.25, Paris, BNF, Coislin 386 e gr. 1888, e per il testo latino della traduzione di Moerbeke l'edizione stabilita da G. Verbeke (Leuven-Paris 1957) e i codici Toledo, Bibl. Capitular, 47-12, Erfurt, UB, Amplon. 2° 40, München, BSB, Clm 317, Oxford, Balliol Coll., 105, Paris, BNF, lat. 16133, Erfurt, UB, Amplon. 2° 363, Paris, BNF. lat. 14698 e Venezia, Marciana, lat. VI.21, dei quali si propone lo
stemma codicum. Gli A. discutono gli accordi tra le lezioni individuali del Plut. 87.25 e la traduzione di Moerbeke, delineano alcune caratteristiche della tradizione testuale della traduzione, organizzano le varianti significative in due liste, commentano tutti i
loci in cui si rileva un disaccordo, reale o apparente, tra una lezione individuale del Plut. 87.25 e la traduzione di Moerbeke. A proposito di quest'ultimo punto, gli A. mostrano come sussistano due categorie di cause di disaccordo: 1) l'adozione da parte di Moerbeke per la traduzione di Temistio di un metodo caratterizzato da maggior libertà rispetto a quello seguito per le sue traduzioni di altri testi di Aristotele; 2) la correzione obbligata nel caso in cui la lezione del Plut. 87.25 risulti un errore evidente, grammaticale o di sintassi. A completamento delle due sezioni precedenti, la quinta analizza le caratteristiche della traduzione e i metodi seguiti dall'autore. La sesta si concentra, poi, sulla traduzione di Moerbeke del commento al
De anima aristotelico di Giovanni Filopono. Di tale testo si conoscono solo tre frammenti, i quali hanno un rapporto, diretto o indiretto, con la traduzione della parafrasi di Temistio di Moerbeke. Gli A. dimostrano l'inesattezza della congettura sviluppata da Verbeke (Jean Philopon
Commentaire sur le De anima d'Aristote Leuven-Paris 1966), secondo la quale il modello greco utilizzato da Moerbeke per la traduzione della parafrasi di Temistio avrebbe dovuto contenere anche tali estratti del commento di Filopono (estratti che non sono infatti contenuti nel Plut. 87.25). La settima sezione offre l'edizione di un piccolo glossario greco-latino, scritto tra la fine del XIII secolo e la fine del XIV, trasmesso al f. 284r del Plut. 87.25. Esso concerne i termini che si trovano in una brevissima porzione del
De anima di Aristotele; la sua funzione e il suo autore sono sconosciuti. Gli A. provano l'estraneità di Moerbeke alla redazione del lessico e, proponendo una serie di considerazioni relative alla seconda redazione della traduzione del
De anima di Moerbeke (tramandata nel codice Ravenna, Bibl. Classense, 458), affermano che il glossario non è servito a Moerbeke per tale traduzione. All'edizione del glossario segue una tabella esplicativa relativa ai lemmi in esso contenuti (pp. 115-7) e un breve profilo del suo autore. Nell'ultima sezione gli A. si occupano della questione relativa alla ricostruzione della biblioteca papale alla fine del XIII secolo, concentrandosi sui testi greci. Dopo un'indagine storiografica, comprensiva dei dati cronologici di base, si studiano e confrontano gli inventari del 1295 e del 1311. Il primo, commissionato da Bonifacio VIII, comprende 27 codici greci su 535 libri; il secondo, commissionato invece da Clemente V, fu realizzato sui beni che si trovavano a Perugia, dove il suo predecessore era deceduto, e comprende 33 codici greci su 645 complessivi. Gli A. analizzano la struttura degli
item, ne propongono l'identificazione certa o possibile, si soffermano sulla composizione della biblioteca di Bonifacio VIII per poi concentrarsi sulle sue origini e sulla circolazione dei codici greci. Propongono, infine, alcune ipotesi sul significato e sulla natura delle
superscriptiones Latinae e della sigla
And, presenti in alcuni codici greci, ridiscutendo supposizioni precedentemente formulate da alcuni studiosi, tra cui A. Paravicini Bagliani (
La provenienza «angioina» dei codici greci della biblioteca di Bonifacio VIII. Una revisione critica «Italia medioevale e umanistica» 26, 1983, pp. 26-69 [cfr. MEL VII 1344], ristampato in
Medicina e scienze della natura alla corte dei papi nel Duecento Spoleto [Perugia] 1991 pp. 409-54 [cfr. MEL XIII 609]). Il volume comprende la bibliografia (pp. 173-94) e due annessi: il primo offre l'analisi codicologica del Plut. 87.25, schematizzata in una tabella elaborata da D. Speranzi (pp. 196-201); il secondo riassume, tramite una tabella, i dati relativi ai manoscritti della biblioteca di Bonifacio VIII, servendosi degli inventari del 1295 e del 1311 (pp. 203-16), inoltre elenca i codici greci utilizzati da Moerbeke e le corrispondenze sicure o possibili con alcuni
item degli inventari suddetti (pp. 216-7). Si conclude con l'indice dei passi citati o menzionati della parafrasi di Temistio del
De anima e della loro traduzione di Moerbeke (pp. 229-36), l'indice dei manoscritti (pp. 237-40), l'indice dei nomi di persona e delle opere (pp. 241-52) e l'indice dei luoghi (pp. 253-4). Il volume è stato recensito da Concetta Luna in «Studia graeco-arabica» 9 (2019) 326-41. (Marzia Taddei)
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