Il saggio, già apparso in «Strumenti critici» 58 (1988) 335-66, è dedicato ai fenomeni di moltiplicazione binaria e ternaria che investono le strutture formali poetiche, sia mediolatine sia romanze. Si apre con alcune osservazioni a un passo dal
De musica di Agostino e a uno del
De omnibus metris, ascrivibile probabilmente a Elio Festo Aftonio anche se edito dal Keil in calce all'
Ars grammatica di Mario Vittorino, nei quali si mette in evidenza la divisibilità di una stringa metrica in parti simmetriche e proporzionali. Non solo l'organismo divisibile (cioè complesso) è superiore a quello indivisibile (cioè semplice), ma secondo Agostino il divisore fondamentale è il
numerus dualis. La dualità richiamerebbe anche la
repetitio e l'
iteratio, elementi che assumono connotazioni rituali, se Jakobson (insieme a numerosi studiosi che hanno analizzato il riflesso di aspetti antropologici nelle forme poetiche) ha segnalato che la struttura binaria è quella legata in molte culture a preghiere tradizionali, esorcismi e litanie. Il parallelismo delle forme si basa su modelli prosodici ricorrenti, come quelli di cui parla Agostino, e si può declinare in vario modo, dalla perfetta uguaglianza (come nel
Psalmus contra partem Donati) fino alle dissimetrie sanabili col calcolo matematico. Il tema della divisibilità è ripreso nelle
poetriae: anche Giovanni di Garlandia sostiene che i ritmi
compositi sono preferibili ai
simplices. La forma binaria (strofa/antistrofe; i due cori) è quella che traspare nei tropi e nelle sequenze, sviluppatesi in un abiente colto e sensibilie alla tradizione classica (nel IX secolo a Jumièges e poi a San Gallo). A struttura triadica sarebbero invece i carmi lirici, basati su una struttura di strofe+antistrofe+epodo, che nella letteratura mediolatina hanno il loro parallelo nel
conductus (sulla cui prassi si veda Amalario), forma che diverrà un punto di riferimento per le canzoni volgari con ritornello come il virelai o la ballata. Il
conductus - composizione per una o più voci - si afferma tra la fine del secolo XI e i primi del XII: se ne hanno esempi in Guglielmo IX, Abelardo (che nell'innario offre prove pionieristiche di strutture che poi si affermeranno in ambito romanzo), nei tropari di San Marziale (Paris, BNF lat. 1139), nel più tardo canzoniere di Ripoll (Paris, BNF, lat. 5132). In quest'epoca si formano i generi poetici che avranno poi grande sviluppo nelle letterature volgari. La binarizzazione del tropo, una volta messo in atto il processo di ripetizione, si estenderebbe alla sequenza con la tecnica della dacaposequenza, affermatasi fin dalla metà del sec. IX nella Francia nord-orientale su impulso della scuola di Auxerre (Ucbaldo); da questa struttura, ripresa nei secoli successivi solo sporadicamente (per esempio nei
planctus di Abelardo), deriva quello che l'A. considera il primo monumento della letteratura francese, la sequenza di sant'Eulalia. La duplicazione, nelle sequenze, si estende anche ai singoli versi, che sono settenari trocaici divisi in due emistichi (8+7) i quali, col tempo, possono diventare indipendenti: se ne duplica il primo, secondo la fenomenologia del triadismo, e il verso si trasforma in strofe chiamata
versus tripertitus caudatus come in
Laudes Deo modulemur (
Haec est arca salutaris AH 44, p. 17), nelle sequenze di Adamo di San Vittore o nello
Stabat mater. Il
versus tripertitus caudatus ha una sua vitalità anche in ambito romanzo, dando vita al sonetto, alla ballata, alla canzone (Dante stesso sembra attribuire al triadismo fondamento di perfezione). Anche la quadripartitra del sonetto rientrebbe, secondo l'A., nel triadismo, visto che la cauda può presentarsi doppia. La ripetizione può andare anche oltre il parallelismo, come dimostrerebbero gli esempi della sequenza
Zima vetus expurgetur che Alano di Lilla attribuisce ad Adamo di San Vittore, del tristico monoritmo caudato di
Verbum bonum et suave (Francia, sec. XI ex.) e di molti altri a partire dal secolo XII. Il tristico monoritmo caudato ottenuto dalla triplicazione del primo emistichio del settenario trocaico è importante per la storia dei
conductus con ritornello, come dimostrerebbero i
conductus 17 e 23 del
Ludus Danielis di Beauvais. Per mostrare la vitalità antropologica e organante di questi schemi, nella parte finale del saggio si esplorano alcuni fenomeni di ripetizione in epoca moderna, sia in ambito musicale che letterario. (Elisabetta Bartoli)
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