Fragmentarium permette, tra le sue numerose caratteristiche, la ricostruzione virtuale di frammenti provenienti da un medesimo manoscritto ma geograficamente lontani tra loro. La digitalizzazione, infatti, rende possibile lo studio di codici altrimenti difficilmente raggiungibili. L'A. porta come esempio di ricostruzione virtuale il caso della biblioteca carolingia di Lione. La biblioteca capitolare di Lione è tra le biblioteche carolinge del nono secolo meglio conservate: ben 50 dei codici
antiquiores sono sempre rimasti a Lione, mentre gli altri si trovano ora soprattutto a Parigi ma anche in altre città. Proprio a causa di questa dispersione, però, la biblioteca è stata poco studiata e a lungo si è ignorato il fatto che fosse ancora in gran parte intatta e ricostruibile. Ancor più indicativo è il caso dei frammenti di manoscritti: il loro stesso aspetto materiale rende complesso indentificare una loro eventuale appartenenza a un codice ancora esistente. L'A. osserva i metodi di approccio di alcuni librari e collezionisti a frammenti di codici lionesi per dimostrare come la conservazione di frammenti possa essere foriera di informazioni su biblioteche e collezioni, sulla loro storia e sui loro possessori. In particolare, viene trattato il codice «contenitore» Lyon, BM, 788 (706), di cui viene ricostruita la storia, ma viene soprattutto spiegato il ruolo dello storico Exupère Caillemer, che alla fine del XIX secolo studiò dal codice Lyon, BM, 336 (269) l'
Hispana systematica, una collezione di leggi canoniche altrimenti trasmessa in latino da soli due altri codici (Paris, BNF, lat. 1565 e lat. 11709). A. Wilmart inoltre notò l'appartenenza di numerosi frammenti a codici conservati nella biblioteca stessa e grazie a lui fu possibile aprire nuove strade alla ricerca (i codici di appartenenza dei frammenti sono Lyon, BM 336, 602, 603, 604 e 483). L'A. rende conto di queste appartenenze e ragiona sul problema del metodo di conservazione di un frammento che sarebbe possibile ricollocare nella sua sede originaria. Un paragrafo è poi dedicato al rapporto tra Lyon 788 e un altro collettore di frammenti, il codice Paris, BNF, Baluze 270, rapporto che l'A. ha potuto ricostruire virtualmente e studiare proprio grazie alla piattaforma
Fragmentarium https://fragmentarium.ms/ (si rileva che anche Etienne Baluze ebbe in queste indagini un'importanza imprescindibile). Altri frammenti sono stati ricollegati ai libri originari: nel codice Paris, BNF, lat. 152 sono infatti stati riconosciuti frammenti appartenenti ai codici Lyon, BM, 448 e 466. Viene infine messa in evidenza l'importanza di osservare e considerare attentamente lo stato di conservazione di un codice o di una raccolta di frammenti, poiché può rivelare un gran numero di informazioni sulla sua storia. In appendice una descrizione di Lyon, BM, 336 (269) che trasmette la rara
Hispana systematica. Questo testimone, ricostruito dall'A., dimostra che Lione era verosimilmente l'unica città carolingia a utilizzare questa raccolta, ma lo stato frammentario del codice, di cui diverse parti sono state ritrovate altrove, racconta anche la difficile storia della cattedrale
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