Dall'analisi di quello che costituiva il primo foglio del ms. Paris, BNF, lat. 7641, oggi frontespizio della collezione frammentaria delle lettere indirizzate da papa Nicola I all'arcivescovo Adone di Vienne e conservate nel ms. Vat. Reg. lat. 566, f. 50, l'A. ricostruisce la genesi del codice, attraverso l'analisi dei testi in esso contenuti. Il recto del foglio, infatti, presenta la scritta
Codex tituli Sci Marcelli (? 510), in cui gli studiosi hanno riconosciuto l'
ex libris di una chiesa dedicata, appunto, al santo, luogo quindi di possibile origine del manoscritto stesso. Tra queste la più probabile appare la chiesa di s. Marcello di Die, nella diocesi di Vienne, di cui fu vescovo Vulfino, autore di una
Vita dedicata al santo. Il manoscritto ha raggiunto verso la metà del IX secolo lo scriptorium di Reims, dove fu conosciuto da Sedulio Scoto; da un esame paleografico sembra essere stato realizzato agli inizi del IX sec. nell'entourage dell'abate di Saint Denis, Fardolfo. Esso è costituito da due parti, di cui la prima contiene il glossario
Abavus maior (ff. 1-74v), i
Synonyma dello pseudo-Cicerone (ff. 74v-81v), i
Proverbia di Publilio Siro (ff. 81v-84r), le glosse, incomplete e in lingua tedesca, estratte dalle
Formulae spiritalis intelligentiae di Eucherio di Lione (ff. 84v-85v) e frammenti del
Diatessaron di Taziano il Siro. La seconda è costituita da un commento a Orazio dell'XI secolo.
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