L'A. inizia la trattazione registrando la discrepanza tra importanza reale del lavoro infantile e reticenza delle fonti nel parlarne, evidenziando le problematiche metodologiche che ne sorgono. Dopo una rapida panoramica sulla situazione economica medievale, si concentra sulla schiavitù puerile, esaminata attraverso riferimenti, specialmente terminologici, ai
Dialogi di Gregorio Magno, e su scene di lavoro in altri testi agiografici, come la
Vita sancti Germani di Venanzio Fortunato, le
vitae anonime di Landiberto di Utrecht e Vandregisilo di Saint-Wandrille, e autoriali come la vita di Germano di Grandfelden di Boboleno e di Vilfrido di York di Stefano, oltre che alcuni passi dell'
Historia ecclesiastica di Beda. Per il periodo carolingio sono presi in esame alcuni dei
Capitularia regum Francorum, in cui il lavoro e la schiavitù puerile sono considerati nel più ampio contesto socio-economico dell'epoca. Indaga quindi il ruolo dei fanciulli durante la graduale scomparsa della schiavitù nelle campagne con lo sviluppo demografico tra X e XI secolo, facendo riferimento agli
Annales Sangallenses, al
Domesday Book e a fonti iconografiche, sottolineando la posizione subalterna dei giovani, che emerge anche nel
Liber pontificalis ecclesiae Ravennatis, negli
Historiarum libri quinque di Rodolfo il Glabro e nel
De vita sua di Guiberto di Nogent. L'A. sottolinea infine la netta differenza nella trattazione dell'infanzia nelle fonti dell'alto medioevo rispetto a quella dal Duecento in poi. (Fabio Mantegazza)
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