Si suppone che il Bruni abbia tradotto l'
Apologia attorno al 1407 e tale traduzione divenne lo standard dall'
editio princeps (Milano 1501-1502) in avanti. Il testo fu omesso a lungo nelle edizioni greche di Senofonte, almeno fino al 1520, anno nel quale venne stampata a cura di Giovanni Reuchlin. L'A. ricostruisce lo stemma codicum del testo greco conservato in Vat. gr. 1335 (sec. X ex.-XI in.) e 1950 (XIV sec.), Modena, Estense, 145 (1450-1475) e London, BL, Harl. 5724 (sec. XV ex.-XVI) ipotizzando a quale famiglia abbia attinto il Bruni per il suo lavoro di traduzione. In appendice viene quindi presentata l'edizione del testo latino sulla base dei seguenti mss.: Paris, BNF, lat. 2662 e lat. 6729 A; Vat. Barb. lat. 42; Vat. Chigi J VI 214; Vat. Reg. lat. 1321; Vat. lat. 1807, 3348, 5126, 5131 e 5137, Milano, Ambrosiana, D 102 sup. e R 88 sup.; Torino, BN, H.III.36; Firenze, BNC, II.IX.148 e Riccardiana, 766, 779 e 952.
Riduci