Il volume contiene un
corpus di trentaquattro testi, con traduzione inglese a fronte, che per motivi diversi, sono stati attribuiti a Ovidio nel corso del medioevo; la ripresa ovidiana non coinvolge solo reminiscenze, espressioni proverbiali o
exempla estrapolati dall'
opus di Ovidio, ma conduce, attraverso una programmatica adesione linguistica, a imitare le opere ovidiane o soltanto certi aspetti (retorici, scientifici o didascalici) dei lavori del Sulmonese: accanto a testi pseudo ovidiani che sono stati concepiti con spirito di imitazione, come l'elegia
De somnio, ispirata ad
Amores III 5, ne esistono infatti molti altri scritti, al contrario, con spirito di emulazione, che ripropongono sapientemente solo alcuni aspetti della poetica ovidiana. A partire dall'XI secolo, l'Ovidio didascalico, brillante
praeceptor amoris nell'
Ars amatoria e nei
Remedia amoris, diventa maestro di buone maniere, a tavola, nella
Doctrina mensae, mentre detta le regole del gioco degli scacchi nel
De ludo scaccorum e si trasforma in
magister castitatis e
deprecator foeditatis negli spuri
Ars amatoria e
Remedia amoris, due poemetti in distici elegiaci, esempi di una poetica misogina in versi, che mettono in guardia dalla donna e dai suoi inganni. Poesia antimuliebre è anche quella del
De distributione mulierum e del
Contra mulieres, entrambi contenuti nel
codex unicus Vat. lat. 1602 (XIV sec.), due testi che, tramite precetti di tipo moralistico, sapienziale e gnomico-proverbiale, condannano la donna, la sua bellezza e ne denunciano la falsità. Complice l'attenzione per il mito naturalistico delle
Metamorfosi ovidiane, che trova la sua giustificazione nell'osservazione e nella descrizione sistematica del mondo, i protagonisti indiscussi di una parte degli
pseudo Ovidiana sono essenzialmente animali; da una parte si pone la poesia catalogica degli pseudo ovidiani
De philomela e
De mirabilibus mundi, rispettivamente un elenco di
voces animantium e un bestiario in versi, e dall'altra spicca quella influenzata dal tema ovidiano della
mutatio formae, propria del
De pulice, un testo liberamente ispirato ad
Amores II 15, in cui l'anonimo versificatore immagina, con ricette e intrugli di ogni tipo, di mutare le leggi della specie umana, per trasformarsi in una pulce e scorrazzare liberamente sotto gli abiti femminili, mentre la
Metamorphosis flaminis in gallum descrive la trasformazione, ad opera di Giove, del Flamine diale e delle sacerdotesse Vestali in gallo e in galline. I
Medicamina faciei feminae ovidiani, un trattato lacunoso costituito da cinquanta distici elegiaci in cui Ovidio si fa esperto conoscitore del corpo e delle sue parti, descrivendo cinque ricette cosmetiche che permettono alla donna di conservare intatta la propria bellezza e rendersi più avvenente, potrebbero aver determinato l'attribuzione ovidiana del
De medicamine aurium, una ricetta in versi di un unguento miracoloso da applicarsi sulle orecchie per guarire dalla sordità, del
Carmen de ventre, un
conflictus, ispirato all'apologo di Menenio Agrippa (Liv. II 32, 8), tra lo stomaco e la lingua, portavoce quest'ultima delle istanze delle altre parti del corpo, e del
De quattuor humoribus, un trattato in esametri che fonda i suoi precetti sulle teorie mediche confluite in Isidoro di Siviglia (
orig. IV 5) per definire la giusta interazione tra gli umori del corpo e i quattro elementi, sebbene, come ricordano gli A. nell'«Introduzione», non sia da escludere che abbia influito sulla paternità ovidiana di questi testi la testimonianza di Plinio il Vecchio (Plin.,
nat. XXX, 4, 12), il quale attribuiva a Ovidio un rimedio contro il dolore al torace e il senso di soffocamento. L'
auctoritas pliniana è importante anche per assegnare al Sulmonese un trattato frammentario di ittiologia in esametri, i
Versus de piscibus et feris, riportato alla luce da Iacopo Sannazaro e da lui attribuito ad Ovidio sulla base delle affermazioni contenute nel XXXII libro della
Naturalis historia di Plinio il Vecchio, mentre tra i testi pseudo ovidiani che hanno avuto una notevole fortuna nel corso del tempo è necessario certamente menzionare la
Nux, un componimento elegiaco trasmesso da oltre ottanta manoscritti, in cui sono narrate le disavventure e i prolungati maltrattamenti che un albero di noce è costretto a sopportare ai margini della via, e il
Carmen de vetula, un'opera in esametri, suddivisa in tre libri, che narra una vera e propria conversione (cristiana) che conduce Ovidio, dalla vita giovanile, libertina e spensierata, dedita ad amori mondani e a ogni genere di passatempo, a un'esistenza più matura e riflessiva, appagata e governata dalle leggi filosofiche e dalle verità teologiche. A parte il
De agno, conservato unicamente nel ms. Vat. Chig. H VI.205 edito qui per la prima volta, i testi delle opere spurie si basano su edizioni critiche moderne; in apparato (pp. 427-37) gli A. segnalano i casi nei quali sono state accolte lezioni diverse da quelle presenti nelle edizioni di riferimento. Oltre ai componimenti citati sono pubblicati e tradotti anche: il
Vergilius magno quantum concessit Homero, i
Tetrasticha in cunctis libris Vergilii, i
Versus Panos, il
Conflictus veris et hiemis, il
De lupo, il
De Lombardo et lumaca, il
De pediculo, il
De nuntio sagaci, il
Carmen de luco, il
De vino, la
Doctrina mense, il
De nummo, il
De philomela alter liber, il
De quadam vetula, il
De rustico, il
De tribus puellis e la
Consolatio ad Liviam. Il volume è corredato da note conclusive di commento per ogni testo pseudo ovidiano citato (pp. 439-500), dalla bibliografia (pp. 501-5) e da un indice generale (pp. 507-10). (Luca Villani)
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