Francesco Paolo Ammirata «Primordia conceptionis». La ricerca dell'«initium fundamenti» nell'immacolismo inglese del secolo XII MSoph 7 (2010) 65-102
Abstract
A partire dal secolo VII, nell'Inghilterra nord-occidentale
... Leggi tutto A partire dal secolo VII, nell'Inghilterra nord-occidentale e meridionale si riscontra uno stretto legame tra il monachesimo anglosassone e il culto della vergine Maria, che, nella prima metà del secolo XII, sfocia in un acceso dibattito speculativo con la conseguente produzione di opere (trattati, scambi epistolari) finalizzate a sostenere la legittimità teologica del
privilegium da accordare alla madre di Dio di contro al tentativo politico e istituzionale di sopprimere il culto e la festa dell'8 dicembre, perseguito dall'aristocrazia e dal clero normanno (azione che ebbe in Lanfranco di Pavia, arcivescovo di Canterbury tra il 1070 e il 1089, il suo interprete principale). Nell'ambito della temperie culturale in cui il dibattito concezionista si svolse, la mariologia monastica benedettina escogitò e mise a punto alcuni strumenti di tipo essenzialmente argomentativo per definire e fissare stabilmente il culto della
conceptio Mariae , devozione destinata a sopravvivere nel culto dell'«oikumene» cattolica nel disegno complessivo della storia della salvezza realizzato tramite l'evento dell'incarnazione. Precorrendo le riflessioni e le speculazioni dei secoli XIII e XIV, alcuni teologi benedettini del secolo XII si confrontarono con la controversia concezionista, offrendo contributi e rilievi teologici e speculativi a difesa della prerogativa mariana; un impegno teorico che, non a torto, li consegnerà alla storia della mariologia come i pionieri dell'immacolata concezione. Il saggio si focalizza dapprima sul recupero del debito contratto con la tradizione patristica greca e latina, con la trasmissione dei vangeli apocrifi e con le espressioni di una spiritualità anacoretica ancora incerta; quindi, attraverso un'analisi e di una ricontestualizzazione di alcuni passi attinti dalle opere di Osberto di Clare (
Sermo de conceptione sanctae Mariae ), di Nicola di St. Albans (
De celebranda conceptione beatae Mariae ) e di Edmero di Canterbury (
Tractatus de conceptione sanctae Mariae ), cerca di chiarire e di precisare le riflessioni e le posizioni teologiche dei tre benedettini inglesi, nonché i procedimenti argomentativi, i termini e le immagini (termini e immagini presenti anche nell'omiletica e nell'innografia orientale del secolo VIII), da loro impiegati in merito alla complessa e dibattuta questione dell'
initium fundamenti della
conceptio Mariae .
Riduci
Argomenti e indici Risorse esterne collegate Mediaeval Sophia 2010 (Ammirata)
Scheda N: 32 - 4617
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Alberto Bartòla «Virgo superbenedicta». La figura della Vergine Maria nelle «orationes» e nei trattati teologici di Anselmo d'Aosta Theotokos 17 (2009) 91-122
Abstract
L'A. analizza la concezione mariologica di Anselmo d'Aosta, illustrandone preliminarmente la situazione editoriale e i relativi problemi di attribuzione, alla luce della riflessione storiografica degli ultimi anni, con un ampio rinvio bibliografico di approfondimento: dopo aver brevemente confrontato la posizione mariana di Anselmo con quella di Edmero, autore di un
Tractatus de conceptione beatae Mariae virginis e di una
Consideratio de excellentia gloriosissimae Virginis matris Dei , l'A. esamina la figura della Vergine nelle
Orationes (in particolare nelle tre a lei specificamente dedicate: V, VI e VII), nel
Cur Deus homo e nel
De conceptu virginali et de peccato originali .
Riduci
Argomenti e indici Anselmus Cantuariensis archiepiscopus n. 1033/1034, m. 21-4-1109 ,
Orationes et meditationes Anselmus Cantuariensis archiepiscopus n. 1033/1034, m. 21-4-1109 ,
Cur Deus homo Anselmus Cantuariensis archiepiscopus n. 1033/1034, m. 21-4-1109 ,
De conceptu virginali et de originali peccato Eadmerus Cantuariensis monachus n. 1055/1064, m. 1124/1130 ,
De conceptione sanctae Mariae Eadmerus Cantuariensis monachus n. 1055/1064, m. 1124/1130 ,
De excellentia virginis Mariae Scheda N: 31 - 391
Permalink: http://www.mirabileweb.it/mel/-virgo-superbenedicta-la-figura-della-vergine-mari/565475
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Stefano De Fiores Come la Chiesa è giunta alla definizione dogmatica dell'Immacolata Concezione in Maria Santa e Immacolata segno dell'amore salvifico di Dio Trinità. Prospettive ecumeniche . Atti del 2° colloquio internazionale di mariologia. Ascoli Piceno, 5-7 ottobre 1998 cur. Stefano De Fiores - Enrico Vidau , Roma, Ed. Monfortane 2000 (Biblioteca di Theotokos 2) pp. 256, 25-49
Abstract
Premesso che il
sensus fidei e la devozione cristiana hanno la precedenza sulla teologia e sul Magistero che si pronuncia solo nel 1854, l'A. cerca di tracciare la storia culturale, di rilevare il contesto ecclesiale in cui viene a maturare la dottrina ed il culto dell'Immacolata nella Chiesa. Se i Padri non si pronunciano esplicitamente circa l'assenza del peccato
ab initio in Maria, successivamente a causa dell'intervento di Pelagio, sarà Agostino ad asserire che la Madre di Dio deve essere tenuta lontana da ogni questione di peccato, ma che anche lei in quanto legata alla condizione umana non può non essere bisognosa della redenzione del Cristo suo figlio. Nel medioevo l'idea dell'Immacolata concezione trova in Occidente un contesto pieno di difficoltà: essa non si armonizza con l'universalità della Redenzione e neppure con l'idea del peccato originale insito nell'atto generativo. Per questo motivo i teologi come Anselmo d'Aosta, Bernardo di Chiaravalle, Alberto Magno, Bonaventura non esitano ad affermare che «Maria venne purificata dal peccato originale in cui era stata concepita». La posizione di Tommaso non risulta univoca come si può evincere dalle sue stesse opere. Indubbiamente il primo teologo dell'Immacolata resta Edmero che nel suo trattato difende la devozione popolare e distingue, riguardo al concetto di peccato originale, la concezione attiva da quella passiva senza giungere alla teoria della Redenzione preservativa, che sarà il fulcro delle argomentazioni del francescano Duns Scoto: «egli fa leva sul fatto che l'Immacolata non è una eccezione alla Redenzione del Cristo, ma un caso di perfetta e più efficace azione salvifica dell'unico mediatore». Da questo momento in poi la dottrina dell'Immacolata sarà difesa unanimemente dai teologi e le università si impegneranno a sostenerla seguendo l'esempio della Sorbona (1496). (Sandra Ancillotti)
Riduci
Argomenti e indici Scheda N: 24 - 4478
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