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Sulle fonti giuridiche, anche di diritto romano, utilizzate da Isidoro nel quinto libro delle Etymologiae e nel primo libro delle Differentiae.
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Isidore a écrit deux livres de Differentiae, ... Leggi tutto

Isidore a écrit deux livres de Differentiae, identifiés grâce à l'édition Migne comme Differentiae verborum (= Inter caelum /Inter aptum, l. I) et Differentiae rerum (= Inter Deum, l. II, un troisième livre intitulé De proprietate sermonum (= Inter polliceri) étant d'attribution douteuse. L'étude des mss. (aux 19 mss. décrits par C. Codoñer pour la partie I, on peut rajouter les mss. suivants: 's Gravenhage, Museum Meermanno-Westreenianum, 10.D.16 (XIVe-XVe s.); Paris, BNF, lat. 15972 (XIIIe s.); Schaffhausen, Stadtbibl., Min. 68 (XIIe s.) et un fragment contenu dans Paris, BNF, lat. 4841 (IXe s.). Au moins 120 mss. contiennent le l. II; 9 mss. contiennent le l. I et II; 5, le lib. II et III; 2 seulement contiennent le trois oeuvres réunies) permet de constater que les deux livres d'Isidore, dès leur création, ne furent jamais conçus ni transmis comme une unité. L'ordre généralement accepté est faux, les Differentiae rerum devant être considérées comme formant le livre I. Le De proprietate sermonum vel rerum circula dans un corpus d'oeuvres isidoriennes seulement à partir de l'époque carolingienne. Différents milieux intellectuels de souche hispanique furent liés, entre le VIIe et le VIIIe siècle, aux différentes étapes de la transmission manuscrite des deux textes isidoriens et du traité anonyme.
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Sul trattato retorico-grammaticale Rationes diversarum ... Leggi tutto

Sul trattato retorico-grammaticale Rationes diversarum mutationum, tradito nel ms. Vat. Ottob. lat. 1354, prodotto in area cassinese nella seconda metà dell'XI secolo e legato all'attività di insegnamento di Alberico di Montecassino, forse attribuibile a questi stesso. L'A. evidenzia innanzi tutto le tre sezioni dell'opera: Mutationes verborum, De mutatione verbi in presens participium e Sinonima, in origine probabilmente trattati autonomi riuniti nel ms. suddetto in quanto relativi a un unico argomento. Si sofferma poi in particolare sull'utilizzo di due termini tecnici rari, reconversio e ablativus absolutus, che consentono di stabilire un nesso con il Breviarum albericiano, nel quale vengono utilizzati col medesimo significato e talvolta con esempi coincidenti. Il legame con quest'opera è sottolineato dalla presenza nelle Rationes di un frammento del Miramur, elenco di variazioni sinonimiche inserito da Alberico nel proprio manuale. Per questo, l'analisi del trattato risulta particolarmente arricchita dal confronto con altri testi retorico-grammaticali di area cassinese del medesimo periodo, tutti attribuibili ad Alberico stesso. Inoltre il riferimento ad altre opere di tale genere contribuisce a meglio delineare le caratteristiche delle Rationes: il corpus dello pseudo-Dionigi l'Aeropagita, l'Elementarium di Papia, l'opera di Prisciano, il commento di Sedulio Scoto a Donato, i De differentiis verborum e Synonyma di Isidoro di Siviglia, le Glossulae multifariae, la Glosa consentanea, la Rhetorica ad Herennium e infine la Rhetorimachia di Anselmo da Besate. In appendice viene offerta l'edizione dell'intero trattato.
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Il saggio riconsidera i rapporti tra l'Appendix ... Leggi tutto

Il saggio riconsidera i rapporti tra l'Appendix Probi e il Liber glossarum, che risultano non ben approfonditi dagli ultimi editori della prima, pur risultando, a un'attenta analisi, di estremo interesse e dal punto di vista testuale e per quanto concerne la storia della tradizione. L'Appendix Probi è trasmessa integralmente da un solo testimone, l'attuale Napoli, BN, ex. Vind. lat. 1 (B). Testimone di una parte della sezione Differentiae è poi il codice Montpellier, Bibl. Universitaire de Médecine, H 306 (ff. 68r-69v, M), risalente per la parte che contiene questo testo al IX secolo. Il Liber glossarum risulta integrare al suo interno una buona parte della sezione Differentiae dell'Appendix. Ora questa sezione Differentiae fu anche interpolata all'interno della versione lemmatizzata delle Differentiae di Isidoro di Siviglia, il cui più antico testimone noto è il ms. Vat. lat. 3321 (V), copiato, secondo le più recenti conclusioni, alla metà del secolo VIII. L'A. argomenta che il Liber glossarum e V condividono una serie di errori che permettono di ipotizzare tra loro una fonte comune, che sarebbe la responsabile dell'interpolazione delle Differentiae dell'Appendix Probi nel corpo dell'Isidoro lemmatizzato; inoltre l'analisi testuale permette di escludere che questa comune fonte possa essere stata anche a monte di M, che, tra le altre cose, presenta una differentia assente tanto in V quanto nel Liber glossarum. Il modello comune tra V e il Liber potrebbe essere stato copiato in precarolina con influenze insulari in Italia del Nord, forse «dans le troisième tiers du VIIIe siècle», il che fornisce un buon terminus ante quem anche per la costituzione del Liber glossarum. Il saggio si conclude con l'illustrazione di alcuni esempi che ribadiscono l'importanza del Liber glossarum nella storia testuale delle opere che sono servite per comporlo.
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L'A. mira a stabilire per quali vie e in che misura ... Leggi tutto

L'A. mira a stabilire per quali vie e in che misura Isidoro conobbe l'opera di Tertulliano, sulla base di un'analisi dei corpora medievali che trasmettono testi di quest'ultimo e di una ricognizione di loci paralleli. Cinque sono i corpora o collezioni che tramandano opere di Tertulliano: il corpus Trecense che contiene cinque testi (Adversus Iudaeos, De carne Christi, De resurrectione mortuorum o De carnis resurrectione, De baptismo, De paenitentia); il corpus Ottobonianum che contiene quattro testi (De pudicitia, De paenitentia, De patientia, De spectaculis); il corpus Corbeiense che contiene cinque testi (De resurrectione mortuorum, De spectaculis, De praescritione haereticorum, De pudicitia, De ieiunio); il corpus Agobardinum che contiene ventuno testi (Ad nationes, De praescriptione haereticorum, Scorpiace, De testimonio animae, De corona, De spectaculis, De idololatria, De anima, De oratione, De cultu feminarum, Ad uxorem, De exhortatione castitatis, De carne Christi, De spe fidelium, De paradiso, De virginibus velandis, De carne et anima, De patientia, De paenitentia, De animae submissione, De superstitione saeculi); il corpus Cluniacense che contiene ventuno testi (De patientia, De carne Christi, De carnis resurrectione, Adversus Praxean, Adversus Valentinianos, Adversus Marcionem libri V, De fuga, Ad Scapulam, De corona militis, Ad martyras, De paenitentia, De virginibus velandis, De habitu muliebri, De cultu feminarum, De exhortatione castitatis, Ad uxorem libri II, De monogamia, De pallio, Contra Iudaeos, De praescriptione haereticorum, Adversus Hermogenem). Reminiscenze di opere tertullianee si osservano nelle Etymologiae, nelle Sententiae, nel De ecclesiasticis officiis e nel De differentiis verborum. In più punti il testo di Tertulliano ripreso da Isidoro rivela punti di contatto con il cosiddetto corpus Agobardinum (Paris, BNF, lat. 1622) contro le lezioni del corpus Cluniacense (Firenze, BNC, Conv. soppr. I.6.9 e I.6.10; Luxembourg, BN, 75) il cui allestimento è comunemente fissato nella Spagna del VI secolo e attribuito alla cerchia dello stesso Isidoro. (Vera Fravventura)
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Il volume, tesi dottorale dell'A. presso la Carl von ... Leggi tutto

Il volume, tesi dottorale dell'A. presso la Carl von Ossietzky Universität di Oldenburg (2018), indaga il valore e il significato della risata nella letteratura agiografica medievale, proponendosi di verificare se e in che misura il riso fosse effettivamente considerato in modo negativo sulla scorta della tradizione aristotelica (resa celebre da Il nome della rosa di U. Eco, le cui citazioni costituiscono una sorta di filo rosso del volume): la risposta sfaccettata al quesito emerge sin dal rilevamento delle iniziali, inevitabili contraddizioni sul tema, che prendono le mosse dalla distinzione fra risata e sorriso. Dopo uno stato dell'arte - che vede il motivo del riso abbastanza ben indagato, ma con l'evidente esclusione dei materiali agiografici - e una panoramica sulle possibilità di analisi del tema, l'A. si sofferma sulla prospettiva dello studio e sul metodo: grazie alla nuova considerazione delle fonti agiografiche come testimonianze per la storia sociale, infatti, anche il riso diventa un argomento utile per arricchire la conoscenza delle culture e delle mentalità medievali, con speciale riferimento all'ambito del sacro, essendo le vite dei santi scritte normalmente con intenti diversi (teologico-catechetici, edificanti-educativi e propagandistico-politici) a un pubblico di volta in volta differenziato. Proprio questa varietà, che oltre che i destinatari riguarda anche i modi, le immagini e i protagonisti dei testi, consente una lettura a 360 gradi del valore della risata nella prassi dei rituali e negli ideali del sacro nel medioevo, e dunque anche della sua regolamentazione. I testi agiografici considerati, selezionati sulla base della presenza del riso nel testo (risus, ridere e composti), spaziano dall'inizio alla fine del medioevo, ossia dal VI secolo alla Riforma protestante, e fanno riferimento a fonti latine incluse negli Acta Sanctorum. Il volume prende le mosse dalle più antiche attestazioni riguardanti il riso (modi, motivi e protagonisti): nell'Antichità greca e romana, quindi nell'Antico e nel Nuovo Testamento, infine nei primi autori cristiani, mostrando già le diverse valutazioni e «gerarchie» del riso nei diversi contesti. Cuore del lavoro è il ricco capitolo 3, in cui vengono descritte tutte le sfaccettature, le accezioni, le contestualizzazioni e le descrizioni del riso nelle fonti medievali (per fare alcuni esempi: il riso mancato, il riso e il pianto, risata nel corpo e nello spirito, derisione, sorriso, luoghi e momenti del riso, motivi della risata, e così via): in questa sezione si distinguono gli ambiti sociali, le differenze politiche, le gerarchie ecclesiastiche e secolari, le diversità personali (per sesso e per età, ad esempio, ma anche per censo e per condizione interiore). Il lavoro giunge ad alcune conclusioni innovative per lo stato degli studi, poiché a fronte della persistenza della regolamentazione severa e del rifiuto del riso lungo tutto il medioevo e pur appurando un saldo legame tra il momento della conversione del santo e il suo carattere gentile, un vero e proprio divieto del riso si legge molto raramente nelle fonti, in specifici ambiti monastici. Piuttosto, la risata si inserisce in una complessa rete di relazioni con altri elementi, che l'A. presenta e riepiloga nelle conclusioni del volume secondo un'evoluzione cronologica: qui il riso non mostra fasi di sviluppo, quanto piuttosto una continuità della tradizione che porta a un radicale ripensamento dell'idea negativa e del divieto della risata nel medioevo. Si sottolineano quindi i «gradi» del riso (dal sorriso alla risata smodata alla derisione), le relative manifestazioni fisiche, nonché i vari contesti di queste occasioni di divertimento - la compagnia e le categorie sociali, fino ai generi letterari e ai contenuti generali delle opere in cui tali racconti sono inseriti. Le agiografie latine oggetto dello studio riguardano: Genoveffa, Edoardo il Confessore, Erminoldo di Prüfening, Canuto, Tillo di Solignac, Lorenzo Giustinian, Vittoriano abate, Goffredo di Cappenberg, Hermylus martire di Singiduno, Speusippo, Vincenzo di Saragozza, Preietto vescovo di Alvernia, Devota, Margherita d'Ungheria, Giovanni de Moutier-Saint-Jean, Tirso martire in Asia, Brigida di Scozia, Amando di Maastricht, Luca Taumaturgo il Giovane, Romualdo di Camaldoli, Mariano di Ratisbona, Rinaldo di Nocera Umbra, Angilberto di Saint-Riquier, Margherita da Cortona, Pietro Geremia OP di Palermo, Vinvoleo, Coletta clarissa del Belgio, Francesca Romana vedova, Rodrigo di Cordoba, Matilda regina, Abramo eremita in Ellesponto, Eusebia badessa, Finnian abate (Finianus Surdensis), Witburga, Cutberto (vita di Beda), Herlindis di Maaseik, Caterina di Svezia, Guglielmo di Norwich, Ludgero di Münster, Ugo di Grenoble, Maria Egiziaca, Gualtiero abate di Pontoise, Domnio di Salona, Lidwina d'Olanda, Bernardo penitente nei Paesi Bassi, Vilfrido di York, Roberto di Molesme, Ildegarde regina, Caterina da Siena, Stanislao, Eutizio, Ivo di Tréguier, Simeone Stilita il Giovane, Gregorio VII, Agostino di Canterbury, Federico di Liegi, Conone di Iconio, Margherita di Scozia, Placido eremita in Abruzzo, Antonio di Padova, Cristina di Stommeln, Elisabetta di Schönau, Etelreda regina, Maria di Oignies, Pelagio di Cordova, Arnolfo converso (vita di Goswino), Pietro di Lussemburgo, Godeleva di Fiandra, Ildulfo di Treviri, Atanasio di Napoli, Federico di Utrecht, Cristina Mirabile, Kinga (Cunegunda) di Cracovia, Ugo di Lincoln, Goberto di Aspromonte, Bernardo di Chiaravalle, Iacopo da Bevagna (dal De insigniis ordinis Praedicatorum di Ambrogio Taegio), Teodorico di Wassenberg, Luigi IX di Francia, Stefano I d'Ungheria, Remaclo di Utrecht, Nicola da Tolentino, Guido di Anderlecht, Giovanni Crisostomo, Pafnuzio della Tebaide, Iltrude di Henault, Leoba badessa, Bavone di Gand (vita anonima, vita metrica e Vita tertia di Teodorico di St.-Trond), Tommaso di Cantilupe, Francesco d'Assisi (Vita prima e Vita secunda di Tommaso da Celano e De conformitate vitae beati Francisci di Bartolomeo de Rinonico), Brigida di Svezia, Roberto Malatesta, Gualderico d'Occitania, Giovanni Bono eremita, Benvenuta Bojani, Uberto di Liegi, Papulo martire, Alpaide, Malachia vescovo, Gerardo di Angers, Gregorio abate in Calabria, Baudino (Baldo) di Tours, Trifone di Nicea. Altre fonti citate: Elredo di Rievaulx Institutio inclusarum; Alano di Lilla Anticlaudianus, Liber poenitentialis e Ars praedicandi; Alcuino Epistolae, Interrogationes et responsiones in Genesim e De virtutibus et vitiis; Benedetto Regula; Benedetto di Aniane Concordia regularum; Bernardo di Chiaravalle Epistolae, De consideratione ad Eugenium papam, De gradibus humilitatis et superbiae e De praecepto et dispensatione; pseudo Bernardo De modo bene vivendi; Boezio In Porphyrii Isagogen e In Ciceronis Topica; Burcardo di Worms Decretum; Cesario di Arles Sermones; Cesario di Heisterbach Dialogus miraculorum; Chronica regia Coloniensis; Colombano Regula coenobialis; Difensore di Ligugé Liber scintillarum; Donato di Besançon Regula ad virgines; Egberto di Liegi Fecunda ratis; Eginardo Vita Karoli; Gervasio di Tilbury Otia imperialia; Graziano Decretum; Gregorio Magno Dialogi e Moralia in Iob; Ildemaro di Corbie Commentarium in Regulam sancti Benedicti; Incmaro di Reims Capitula synodica; Rabano Homiliae de festis praecipuis, item de virtutibus; Ugo di San Vittore In Salomonis Ecclesiasten homiliae; Isidoro Regula monachorum e Differentiarum libri; Ivo di Chartres Decretum; documentazione relativa alla vicenda processuale di Jan Hus; Giovanni di Salisbury Policraticus; Nicola di Lyra Postilla litteralis super totam Bibliam; Notkero Balbulo Gesta Karoli; Paolino di Aquileia Liber exhortationis; Pietro di Blois De confessione; Pietro Cantore Verbum adbreviatum; Reginone di Prüm De disciplinis ecclesiasticis; Regula Magistri; Roberto Grossatesta Epistolae; Roberto di Basevorn Forma praedicandi; Ruperto di Deutz In Habacuc; Smaragdo Expositio in Regulam sancti Benedicti; Tegano Gesta Hludowici; Tommaso di Eccleston De adventu fratrum Minorum in Angliam; Tommaso d'Aquino Summa theologiae ed Expositio super Iob ad litteram. Il volume è corredato dall'indice dei nomi. (Marianna Cerno)
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