Ambrogio fu il primo a tematizzare, nel
De obitu Valentiniani, la piena dignità spirituale del battesimo di desiderio e la sua sostanziale equivalenza, ai fini della salvezza dell'anima, al battesimo sacramentale e al battesimo di sangue. L'opera di Ambrogio, attualmente tradita da sette codici compresi fra l'VIII e il XIV secolo (Saint-Omer, BM, 72; Paris, BNF, lat. 1913, lat. 1719 e lat. 1920; Durham, Cath. Libr. B.II.6; Milano, Ambrosiana 371 sup. [
recte I 71 sup. ?].; Heiligenkreuz, Bibl. des Zisterzienserstifts, 254) non conobbe grande risonanza prima del secolo XII. La riflessione teologica sul battesimo di desiderio si alimentò piuttosto delle parole di Agostino, i cui scritti si caratterizzano tuttavia per una valutazione ambigua del fenomeno: da una precoce posizione di convalida del battesimo di desiderio (
De diversis quaestionibus octoginta tribus) si passa, nelle opere anti-donatiste (
De baptismo) e anti-pelagiane (
De natura et origine animae), ad opinioni più caute e sfumate. Nelle
Retractationes si compie il definitivo ridimensionamento del battesimo di desiderio: la conversione di Disma, il buon ladrone, sulla croce (Lc 23,43) non rappresenta in alcun modo un surrogato del battesimo rituale. In ragione di tali ambiguità, nel medioevo Agostino poté alimentare punti di vista opposti: se Bonizone da Sutri, nel
Liber de vita christiana, fondò sull'Agostino anti-pelagiano la sua svalutazione del battesimo di desiderio, Anselmo di Laon tornò invece al primo Agostino per porre la distinzione tra la ritualità esterna del battesimo (
sacramentum) e il suo contenuto spirituale (
res sacramenti). Nel secolo XII, l'apprezzamento del battesimo di desiderio da parte di Abelardo (
Sic et non e
Theologia christiana), Ugo di San Vittore (
De sacramentis) e Bernardo di Chiaravalle (
ep.77) si nutrì della «riscoperta» del
De obitu Valentiniani di Ambrogio e della sua definitiva canonizzazione. (Vera Fravventura)
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