Partendo dal supposto impiego dell'opera di Dioscoride da parte di Isidoro di Siviglia (considerate la numerose concordanze tra l'opera isidoriana e alcuni testi che sono, con ogni certezza, traduzioni di frammenti del
De materia medica latino), l'A. analizza il Dioscoride latino, approdando ad un confronto con altri testi medici, il
De herbis femininis, l'
Herbarium Apulei, i
Dynamidia ippocratici, il
Liber glossarum, le
Etimologiae di Isidoro di Siviglia, le
Curae herbarum, di cui l'A. prepara l'edizione critica (fondata sui mss. Lucca, Bibl. Statale, 296, ff. 27v-46v; Uppsala, UB, C. 664, pp. 157-75; London, Wellcome Medical Library, 573., ff.46v-68v; Leiden, Bibl. der Rijksuniversiteit, B.P.L. 1283, ff. 36v-50r), un erbario trasmesso dal ms. Paris, BNF, lat. 13955 e cinque capitoli di una compilazione trasmessa dal ms. Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. Lat. Q 9. Lo studio si fonda, in sostanza, sulla ricerca dei rapporti tra tutte queste opere e il
De materia medica latino, affrontando problemi di tradizione manoscritta, datazione e quindi soprattutto traduzione, fornendo, ad esempio, l'ipotesi di Gargilio Marziale come traduttore del
De herbis femininis e di Celio Aureliano come traduttore dell'
Herbarium pseudoapuleiano. Altre fonti sono: Antimo, Plinio, Pseudo-Antonio Musa. I continui confronti di passi lungo tutta la trattazione dell'argomemto della ricerca, trovano esplicitazione e sintesi critica nelle tavole di corrispondenze tra i manoscritti dei
Dynamidia pseudoippocratici fornite dalla prima appendice; la seconda appendice offre il testo dei frammenti degli stessi. (Marta Seclì)
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