sec. XVI in. data stimata cart. in folio ff. II, 474, I', la numerazione originale, di mano di Felino, non calcola un foglio, bianco, tra 52 e 53; i ff. I e I', membr., sono di recupero da uno stesso ms. del sec. XIV con testo di natura storico-mitologica; fascicoli 1-14 (10), 15 (8), 16-45 (10), 46 (6), 47-48 (10): richiami verticali; il fasc. 6 (ff. 448-453) è stato risistemato da Felino: è un ternione con i due ultimi fogli, 452-453, non solidali, incollati Dimensioni: 290 x 212; specchio di scrittura: 29 [197] 64 x 32 [123] 57; rr. 28/ll. 28, rigatura a seccoScritture e mani : italica RubricatoLegatura antica in assi con dorso rifattoEnte possessore Lucca, S. Martino, capitolo della cattedrale (post 1503)Nomi Felinus Sandeus episcopus, possessore e interventi di (sec. XVI in.)Storia del manoscritto La grossa miscellanea, sostanzialmente di mano unica, risulta molto utilizzata da Felino nella parte finale, dove certo a lui si deve l'inserimento dei due fogli (di mano diversa) con il testo nr. 9. A f. IIr accanto alla tavola, originaria, Felino verga riferimenti a libri, probabilmente in suo possesso, vergati dal fratello Ludovico. Al f. 52v compare, trascritto dall'antigrafo, il seguente colophon : Anno incarnati verbi millesimo LII dum proficisceretur Romam Odalricus sanctae Remensis ecclesiae praepositus et canonicus detulit authenticum horum infrascriptorum quatuor librorum secum deditque sancto Martino ecclesiae Lucanae auro argento et sculpto ebore recentissime coopertum. In quo videlicet ebore hi versus habentur: Mucro secat chlamidem, Martinus vestit egentem , / indutum chlamyde se Christus monstrat eadem. / Poscit Odalricus pro munere codicis huius / Martini precibus sancti conscribier unus . Questo colophon risale al ms. donato nel 1052 al Capitolo lucchese da Odalrico, prevosto della Chiesa di Reims (dono registrato nel BCF 618; cfr. sia la scheda del ms. che de Gaiffier in bibl.), che conteneva l'insieme dei testi sulpiciani noto come Libellus sancti Martini (qui i testi 1-6). Il prezioso dono, da tempo disperso, potrebbe aver lasciato ab antiquo la sede lucchese, vista la diffusione e la localizzazione dei suoi apografi, seguibili grazie al colophon (elenco in Peebles, cfr. in bibl.); dunque solo un'edizione critica potrà appurare il rapporto tra la copia feliniana e l'originale.Bibliografia Baronius Catalogus (1757), pp. 360-362; Peebles Girolamo (1936), pp. 37-38 e tav. 5; Campana-Manetti Ciriaco e l'arco (1959), pp. 487-488, 493, 495; Kristeller Iter Italicum (1963), I p. 256; de Gaiffier, Odalric de Reims (1974), pp. 315-319; Mss. med. LU (2015), pp. 278-279 scheda 279; Colli Felino Sandei (2017), p. 98 n. 9; Savigni I codici BCF 618 e 608 (2017), p. 202 n. 16