Al momento della scomparsa Lepore aveva collazionato per quest'edizione le prime otto
lectiones; si deve al Valli il completamento dell'edizione e del commento, nonché l'intera revisione della traduzione e la scrittura dell'introduzione. Il testo è edito sulla base del manoscritto Veroli, Bibl. Giovardiana, 1 dove è contenuto ai ff. 65ra-84va. Si tratta di un codice membranaceo, scritto alla fine del XII secolo in beneventana e proveniente dallo scriptorium di Santa Sofia di Benevento, che conserva un lezionario a uso della comunità monastica sofiana. Nell'introduzione Valli si sofferma sul culto di san Mercurio a Benevento e su alcune particolarità del testo, prima fra tutte l'attribuzione ad Arechi II che definisce del tutto improbabile e non solo per ragioni di ordine cronologico. L'anonimo autore deve essersi servito dell'espressione
edita ab Arechis principe per significare che la
Passio è stata scritta
iussu et auctoritate principis, ma un
princeps defunto da tempo. Fonti del testo le
Historiae adversus paganos di Orosio, l'
Historia Romana di Paolo Diacono e l'
Historia Miscella di Landolfo Sagace, oltre al
Quod idola dii non sint di Cipriano, all'
Octavius di Minucio Felice e all'
Apologeticum di Tertulliano. L'A. si sofferma anche sull'originale greco da cui deriva il testo latino. Edizione e traduzione della
Passio alle pp. 14-53; segue il commento alle pp. 55-78. (Francesca Bongiovanni)
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